- Another Story -

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«Un giorno dovresti farlo anche tu» mi stava dicendo Michael, seduto tranquillamente davanti a me mentre mangiava una fetta di pizza.

«Non sono quel tipo di ragazza» risposi, facendo un piccolo sorriso, poi mi portai alle labbra la mia Sprite. Stavamo parlando, ed eravamo tranquilli, anche grazie a lui che pilotava abilmente la conversazione e la allontanava da punti dolenti.

«Tutti dovrebbero farlo, prima o poi» scrollò le spalle con disinvoltura «La vita va vissuta anche di notte» poi mi lanciò uno sguardo malizioso.

Dopo aver terminato l'argomento bar, Michael era passato a raccontare tutte le cavolate che aveva passato da giovane. Quando, a scuola, aveva fatto scattare l'allarme antiincendio per aver bruciato un compito in bagno; oppure quando era stato rincorso dal cane dei vicini, con loro alle calcagna mentre lui fuggiva in skateboard. In quell'ora, avevo scoperto il Michael spericolato e idiota che non avevo mai avuto vera occasione di conoscere.

«Sei serio, Mike? Il bagno nudi di notte? È diventato un cliché del cinema» borbottai divertita, lasciandomi cadere contro lo schienale della sedia.

«Anche se fosse, tu non l'hai mai fatto comunque» ribatté ridacchiando. Stavo per rispondere dicendo che lui era la stessa persona che aveva allagato camera sua, ma Michael guardò l'ora sul telefono, mi fece l'occhiolino e disse «È ora di andare»

Lo fissai, per un attimo, poi annuii semplicemente e mi alzai, seguendolo. Come aveva promesso, offrì lui la cena e io mi ritrovai a sorridere: era bello, ed era da tanto che qualcuno non mi offriva qualcosa.

Facendo scena, mi offrì il braccio poco prima di uscire dalla porta e io, alzando gli occhi al cielo, accettai seguendolo tra le stradine ormai buie di Sydney.

«Voglio portarti in un posto» mi disse, voltando il viso e guardandomi con un sorriso, ma notai gli occhi restare seri «Ti va?»

«Certo» risposi, ma rimasi scombussolata dalla sua espressione. Non chiesi altro mentre camminavamo, un silenzio piacevole che ci avvolgeva come una piccola e soffice nuvola. Non era fastidioso o imbarazzante, sembrava giusto, adatto.

Entrammo in un viale. Molte persone ci passavano affianco e io, dopo qualche attimo, sfilai il braccio dal suo e mi limitai a camminargli accanto. Michael mi indicò un piccolo negozio, qualche fievole luce ancora accesa che faceva intravedere mille colori.

Aggrottai la fronte «È un negozio di fiori?» chiesi e lui annuì.

«Entra con me, non ci metteremo più di qualche minuto» rispose, poi spalancò la porta.

«Michael!» esclamò una voce dolce, poi il volto di una donna comparì dietro al bancone «Pensavo che ormai non saresti venuto più. Stava diventando tardi»

«Ciao, Lucy» disse lui, facendo velocemente quei pochi passi che lo separavano da lei «Non volevo fare tardi, sono uscito a cena e non ho fatto molto caso all'orologio. Lucy, lei è Angie» mi presentò, facendosi un filo da parte «Angie, lei è Lucy»

Curvai appena le labbra. Che cosa stava succedendo? Ma la donna non esitò un secondo ad aprirsi in uno splendido e vivace sorriso «È un piacere conoscerti, Angie. Michael non porta mai nessuno qui» e si allungò per stringermi la mano.

Buttai uno sguardo a Mike mentre le stringevo le dita. Stava guardando Lucy, gli occhi persi nel suo sorriso. Cercai di riprendermi appena lei mi chiese «State insieme?»

Boccheggiai, ma Michael sembrò stare peggio di me «No, no. Lei è la ragazza del mio migliore amico, le tengo compagnia questa sera mentre lui lavora» improvvisò lui. Mi dovetti sforzare per non guardarlo stupita.

My (Fake) Boyfriend || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora