- "Hi, My Love" -

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Presi uno stupido e schifoso caffè dalle macchinette dell'ospedale. Mi era permesso, forse, ma non avevo alcuna intenzione di chiedere a qualcuno se potevo oppure no.

Io e i ragazzi avevamo passato la notte nella sala d'aspetto, e avevo usato le gambe di Michael come un cuscino, con Luke che aveva usato me, a sua volta, come cuscino. Ho lasciato perdere il fatto che si sia praticamente appoggiato al mio culo.

Quando mi ero svegliata, prima di tutti gli altri, avevo deciso che erano circa le cinque del mattino e che avevo decisamente bisogno di un caffè. Avevo fatto attenzione a non disturbare i tre addormentati e mi ero allontanata alla ricerca di una macchinetta.

L'ospedale, quella mattina, non era molto sveglio. Poche infermiere passavano già nei corridoi e vidi pochi dottori che, come me, cercavano di svegliarsi con un caffè. Ancora intontita mi chiesi perché non c'era un bar.

Quando tornai nella sala dove avevo lasciato i ragazzi, la realtà mi saltò addosso togliendomi il respiro. Non ci avevano ancora dato notizie su Calum, nessuno era passato per dirci cosa gli era successo, se era riuscito a sopravvivere all'operazione che aveva subito. Non c'erano notizie, e io provai un senso di impotenza talmente forte che iniziarono a tremarmi le gambe.

Tornai a sedermi, tra Michael e Luke, e sorseggiai ansiosa il mio stupido caffè. Mi odiavo in quel momento, perché tutta quella situazione ero stata io a crearla, tutto quel pasticcio dipendeva da me. Poi mi chiesi come aveva fatto Calum ad innamorarsi di un disastro come me, cosa era successo?

Sospirai. Vidi volarmi davanti tutti quei momenti passati insieme, e notai finalmente il modo in cui mi guardava, in cui sorrideva. Vidi la sua scioltezza e la sua vicinanza in quegli sprazzi di memoria, e mi chiesi come avevo fatto ad essere così ingenua da non accorgermene.

Mi tornò in mente una sera in cui eravamo rimasti soli nel locale. Gli avevo detto che per lui era stata una pazzia accettare questa storia, di stare insieme per finta, e lui mi aveva risposto che aver accettato dimostrava quanto era pazzo di me. Come avevo fatto a non accorgermene?

Mi chinai e mi presi la testa tra le mani. Dovevo essere io quella nelle condizioni peggiori, non Calum, lui non se lo meritava. Dovevo essere io quella che rischiava di morire.

«Ehi Angie» mi chiamò una voce roca. Mi voltai, vedendo Ash stiracchiarsi sulla sedia «Che ore sono?»

Mi schiarii la voce «Le cinque e mezza, forse»

«Del pomeriggio?» chiese lui sgranando gli occhi «Queste sedie sono più comode di quanto pensassi»

Mi strappò un sorriso, e gliene fui grata «No. Sono le cinque del mattino»

«Oh, tutto chiaro» parlava a bassa voce. Si alzò e si allungò come se volesse toccare il cielo con le mani «Vorrei anch'io un caffè. Vieni con me?» e fece un cenno verso il mio bicchierino vuoto.

«Certo, ma ti avverto che fa piuttosto schifo» mi alzai e iniziammo ad andare verso le macchinette.

«Non importa» si stropicciò gli occhi. Non parlammo mentre camminavamo e io giocavo con il mio bicchierino di plastica.

Quando ci fermammo, però, Ashton mi guardò. I suoi occhi erano spenti, tristi, molto grigi, e capii, in quel momento, che anche gli altri stavano male almeno quanto me.

Mi avvicinai e gli sorrisi, passando la mano lungo il suo braccio, e mi chiesi cosa avrei voluto sentire io in quelle circostanze «Ashton, lo so che è dura, credi a me che ero lì...» mi bloccai un attimo. Presi un respiro e continuai «Ma le possibilità che vada tutto bene, che tu lo abbia indietro al tuo fianco mentre suona il basso, sono più alte di quanto credi. Sono sicura che i dottori hanno fatto tutto il possibile per non...» ma mi mancò la voce.

My (Fake) Boyfriend || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora