Quella sera Calum mi stette tra i piedi in continuazione. Ogni volta che facevano una pausa arrivava al bancone, sorrideva ed iniziava a parlare dicendo «Angie mia...» continuando, a volte chiedendo da bere, altre volte domandandomi come avevano appena suonato oppure come stesse andando la serata. Ebbe anche fortuna, perché quella sera non c'era molta gente e potevo dedicargli tutto il tempo che voleva, e poi mi divertivo.
Ed era bello vederlo suonare e cantare, con il sorriso che molte volte rivolgeva solo a me, o quando si girava e rideva con i ragazzi mentre saltellavano sul piccolo palco che avevano a disposizione. Io intanto giravo nel locale, servendo con un sorriso più grande di me chiunque me lo chiedesse. Stava andando tutto così dannatamente bene (nella tasca dei jeans avevo più mance di quante ne avessi mai avute) che l'ultima cosa a cui stavo pensando era Dominic.
La porta si aprì, erano l'una e un quarto e l'aria si stava raffreddando, e le scarpe da ginnastica cigolarono contro il pavimento di plastica che faceva da entrata mentre lui veniva avanti. Si sedette al bancone e aspettò che finissi di servire un paio di ragazze.
«Ciao» dissi quando mi fermai davanti a lui, il sorriso che non avevo intenzione di abbandonare «Cosa posso servirti?»
Mi guardò, inespressivo, poi rimase in silenzio. Sbattei le palpebre mentre sentivo già salire il disagio.
«Scelgo io per te?» proposi, non facendo trapelare nulla. Quando continuò a non parlare mi voltai iniziando a preparare un mimosa. Se aveva intenzione di stare ad inquietarmi senza fare nulla gli avrei fatto pagare quattro dollari di drink.
Glielo posai davanti, aspettai tre secondi (li contai anche) poi decisi che non aveva più bisogno di me. Camminai dietro il bancone, guardai il tavolo di Rick e gli altri, ma non avevano bisogno di un altro giro. Presi due bottigliette d'acqua e cercai di scrollarmi di dosso lo sguardo di Dominic mentre andavo dai ragazzi.
«Ecco, offerti dalla casa» le posai sul tavolino più vicino al palco e sorrisi ad Ashton, seduto dietro la batteria.
«Per noi tutto è offerto dalla casa» ribatté Luke, non alzando nemmeno lo sguardo dalle sue dita che giocavano con le corde della chitarra.
Cal alzò gli occhi al cielo, lo guardò un secondo prima di venire verso di me e circondarmi la vita con un braccio, allungando l'altro per prendere l'acqua «Grazie» e mi fece l'occhiolino, tenendomi stretta.
«Di niente» sorrisi «Tra poco finisce il vostro turno. Resterete qui o no?» domandai. Non volevo restare senza Calum quando c'era Dominic in giro.
«Certo che restiam...» parlò Cal, subito interrotto da Michael.
«In verità stavamo pensando di andare in uno strip club, vero Cal? Avevamo voglia di fare un giro» lo guardò ammiccando, un sorriso da idiota stampato in faccia.
Mi voltai verso il moro, inarcai un sopracciglio e lo fissai, mentre lui cercava di fulminare Mike con gli occhi scuri. Mi guardò facendo una risatina «Dai Angie, sta scherzando» lo indicò con la bottiglia «Lo sai che è un'idiota» mi strinse il fianco premendomi contro di lui.
«Sei tu l'idiota» risi e lui mi baciò la guancia. Rimase con il volto vicino al mio.
«Ho visto Dominic» mi sussurrò all'orecchio «Sono un bravo fidanzato?»
Mi presi brevemente il labbro tra i denti, poggiando le mani sul suo petto e annuendo. Poi mi allontanai, non prima che Cal avesse avuto la possibilità di darmi una piccola pacca sul culo. Un po' lo odiai, ma ero anche divertita.
Dominic mi stava guardando e mi seguì con lo sguardo finché non fui nuovamente dietro al bancone. Per la mezz'ora seguente ci fu un sufficiente afflusso di richieste, tante da permettermi di restare lontano da lui per un po'.
«Siete proprio carini» insinuò quando, per caso, gli passai davanti «Ma non quanto noi»
Non risposi, mi fermai solamente, come impietrita. Una parola di troppo avrebbe potuto fare un casino.
«Sono venuto a farti le mie, scuse, ancora» borbottò «Ma non mi aspettavo di trovarti così»
«Così come?» domandai.
«Così finta» alzò lo sguardo furioso su di me «Mi sembrava di averti detto che cosa sarebbe accaduto se mi avessi mentito» infilò una mano in tasca.
«Non ti ho mentito» feci un passo indietro, sospettosa di quello che avrebbe tirato fuori.
Mi mostrò una scatoletta «Vedi queste?» la scosse facendo fare rumore alle piccole pastiglie che conteneva «Sono delle bellissime pasticche che mi mantengono in riga» ne tirò fuori una. Era bianca e grossa poco più di un chicco di riso.
La mangiò, bevendo poi un sorso del mimosa che non aveva ancora finito «In effetti non è una buona cosa se me le vedi prendere, vuol dire che mi sto arrabbiando e che devo sforzarmi per controllarmi. Dovresti dire al tuo ragazzetto di stare attento, ma dovresti stare attenta anche tu» sbatté una banconota sul bancone «Fingere con me non è mai una buona idea»
Alzò i tacchi e se ne andò, lasciandomi con il fiato sospeso e il cuore a mille.
La velata minaccia di Dominic mi guastò l'umore per il resto del mio turno. Mi ritrovai a ringraziare il cielo quando, alle due e mezza del mattino, tutta la gente presente nel locale se ne andò, lasciandolo vuoto e lasciando me libera di chiudere. Fuori tutti, restammo solo io e Calum dentro, che era deciso ad accompagnarmi a casa.
«Devi stare tranquilla adesso, va bene? Resterò con te, non ti lascerò sola» mi disse Calum, seduto affianco a me su una sedia. Tenevo i piedi appoggiati al tavolino e lo sguardo fissato sul soffitto: non ero pronta a tornare tranquilla.
«Ha minacciato anche te» risposi. Una mano di Calum si posò sulla mia gamba, donandomi un calore confortevole e dolce.
«Ma io non ho paura» lo guardai e lui sorrise «Andrà tutto bene» mi rassicurò. Mi venne da piangere, così tornai a fissare il soffitto, svuotando la mente e ricacciando indietro le lacrime.
«Certo» ripetei «Andrà tutto bene» ma non ci credetti molto. Sospirai.
«Volevi andare davvero allo strip club?» chiesi, stupendomi quasi del fastidio provato all'idea.
Calum rise e la sua mano vibrò sopra la mia gamba «Non ci crederai davvero, vero? Michael stava scherzando»
«Ma ne avevate parlato» rimasi quasi seria «Ci stavate pensando di andarci»
Il moro mi guardò, stupito «Ma che dici, Angie? Non ci stavamo nemmeno pensando» mi scrutò un attimo, restando in silenzio «E poi, anche se fosse?»
Strinsi le labbra e scrollai le spalle «Niente, nulla, sei libero di andarci se vuoi»
Mi fissò, forse deluso, e io lo fissai a mia volta negli occhi scuri e brillanti «Sarei il tuo ragazzo» mormorò.
Sospirai «Tecnicamente non del tutto, e se vuoi fare sesso... insomma, io non... hai capito» all'improvviso mi imbarazzai «Questa cosa è una pazzia, è stata una pazzia per te accettare»
Mi guardò fisso negli occhi, sguardo serio e determinato, ma poi lo distolse e disse piano «Questo dice quanto io sia pazzo di te»
Rimasi sorpresa, lo fissai e per un attimo Calum sembrò essere assalito dal panico, ma io gli sorrisi «Che dolce, Cal. Come ti è venuta in mente? È una frase bellissima» tolsi i piedi dal tavolo e mi alzai, tendendogli la mano «Sei un ottimo finto ragazzo» se avesse fatto così anche davanti agli altri ci sarebbero stati pochi dubbi sulla veridicità della nostra storia.
Lui sorrise, si alzò in piedi e sospirò guardandosi intorno «Certo» rise, ma fu una risatina sforzata «Faccio di tutto per essere un ottimo finto fidanzato» deglutì e tornò a guardarmi «Andiamo? Ti accompagno a casa»
Non avrei niente da dire su questo capitolo, ma vorrei che lasciaste un commento e un stellina. Vi sta piacendo questa storia? Ci rivedremo nel prossimo capitolo? Bye <3
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My (Fake) Boyfriend || Calum Hood
FanficBussai. Nemmeno un rumore provenne da dentro, così riprovai, con più forza. «Ehi ehi, tranquilla» esclamò il moro aprendo la porta con una faccia assonnata «Ti rendi conto che per me è notte fonda al momento?» Giocai con le mie dita «M...