Capitolo 6

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Febbraio 1957, Bonn, Repubblica Federale Tedesca

Thomas varcò la soglia dell'atrio dove c'era la sua umile scrivania qualche minuto prima dell'orario a cui avrebbe dovuto iniziare a lavorare, non doveva trovare altri motivi per cui Schwartz potesse avercela con lui. 

Per fortuna era uno che imparava in fretta e, nonostante le differenze tra la Germania dell'Est e quella dell'Ovest fossero abnormi era riuscito ad ambientarsi abbastanza in fretta, certo alcune cose erano ancora inconcepibili per lui ma bene o male si stava comportando in maniera accettabile perciò non aveva poi così tanto da temere, per ora ovviamente.

Il giorno prima il suo capo non si era presentato, ma era certo che quel giorno avrebbe fatto la sua comparsa in ufficio, o almeno così aveva riferito alla segretaria, Frau Gretel. Una brava donna ma forse un po' troppo austera a primo impatto.   

"Stefan" Si alzò in piedi scattante dalla sua sedia quando il biondo fece il suo ingresso. Avrebbe voluto quanto meno salutare ma l'altro fu più rapido.

"Questi - mentre scaricava sulla scrivania una decina di fascicoli - sono da revisionare e analizzare, alle dieci ho una riunione alla caserma della Bundeswehr, te verrai con me." Breve e conciso, dopodiché sparì nel suo ufficio. 

Lo stesso ufficio nel quale avrebbe dovuto sistemare delle cimici per registrare le parole del generale tedesco. Durante il breve addestramento gli avevano consigliato di attendere qualche giorno prima di iniziare ad agire così da poter studiare le abitudini dell'ufficiale, eppure per il momento l'ufficio sembrava assolutamente off limits: lo aveva notato il primo giorno e lo aveva visto ancora quella sera: Schwartz chiudeva ogni volta che si allontanava da esso la porta a chiave e inoltre la segretaria era sempre seduta davanti a essa facendo il cane da guardia.

Tuttavia doveva dimostrarsi diligente e eseguire i suoi compiti, appena avrebbe potuto avrebbe colto l'occasione giusta, così ritornò ai suoi compiti, in questo caso i documenti dell'ufficiale.

Erano passate esattamente due ore quando il biondo uscì dall'ufficio nel suo cappotto invernale, non gli ci volle molto per capire che dovevano andare. Si alzò, prese le sue cose e in silenzio seguì in ascensore il suo capo.

Thomas esitò qualche istante quando vide la Mercedes nel cortile pronta per portarli al luogo della riunione, certo era stato avvertito che le automobili non erano come nella sua Germania ma ora doveva salirci.

Nel mentre Schwartz si era già accomodato e non vedendolo entrare gli rivolse un cenno della mano.

"Allora? Non ho tutta la giornata." Risvegliandolo da quei pensieri e facendolo scattare all'interno della vettura, probabilmente balbettò anche qualche scusa ma niente che l'ufficiale sentì.


"Quanti anni hai? Sei giovane." Spuntò Schwartz all'improvviso richiamandolo all'attenzione mentre, durante il viaggio, guardava fuori dal finestrino.

"Venti, signore." Rispose prontamente, l'uomo annuì. 

"Sei giovane." Confermò quindi le sue supposizioni. "Da dov'è che hai detto che vieni?" Non l'aveva detto, ma ciò non importava più di tanto.

"Monaco di Baviera, non proprio città, in periferia." Questa era la sua nuova identità, cercò di sembrare il più convinto possibile.

"Non hai l'accento bavarese." Replicò Schwartz, Thomas accennò un sorriso, era stato preparato anche a quella domanda.

"Nein, herr." Sicuro di sé. "Mio padre era di Berlino, mia madre invece di Monaco, ma è morta quando io sono nato quindi non ho mai avuto qualcuno in casa che parlasse dialetto." Spiega, forse un po' troppo freddo per essere uno che sta parlando della defunta madre. Si aspettava una qualche parola di compassione da parte del superiore visto che infondo aveva parlato di una cosa delicata, ma queste non arrivarono.

Weg zum Himmel -  #2 gli Uomini del ReichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora