Capitolo 5

3.7K 151 24
                                    

Febbraio 1957, Casa Schwartz, Bonn, Repubblica Federale Tedesca.

In realtà Franz quando aveva comprato le rose dal fioraio aveva pensato ad un bel discorso di scuse da rivolgere alla moglie, si era infatti abbondantemente accorto di quanto fosse stato stupido rivolgersi in quella maniera a lei rinfacciando avvenimenti passati e archiviati, eppure il suo orgoglio aveva prevalso.

E aveva prevalso anche quando poi aveva varcato la soglia di casa e all'improvviso non era poi più così intenzionato a fare qualche passo indietro sulle sue convinzioni.

Quando aprì la porta della stanza degli ospiti in cui avevano rintanato Lange, l'uomo lo accolse con un'occhiata speranzosa, in risposta Schwartz annuì.

"Ho trovato un modo per farti uscire da questa situazione, tra qualche settimana ti raggiungerà anche la tua famiglia, spero ti piaccia la campagna dell'Olanda perché non c'è alternativa." Gelido mentre posava i due piatti che Elisabetta gli aveva dato da portare su un tavolino di legno.

"Va bene, non è un problema, ho vissuto in Argentina, posso farlo anche in Olanda." Sorrise appena, Franz non disse nulla per un abbastanza lungo lasso di tempo. Sempre mantenendo quel silenzio prese coltello e forchetta dedicandosi alla cena.

"Mi dispiace aver creato problemi e ti sono grato per aver trovato una soluzione." Arrivò ad un certo punto la voce di Lange, Schwartz fece spallucce.

"Dovere." Si limitò a commentare. 


Le due di notte arrivarono in fretta, Franz e il suo ormai ex collega non avevano chiuso fino a quel momento. 

"Andiamo." Disse solamente il tedesco dopo aver controllato l'orologio che portava al polso. Lange senza dire una parola lo seguì. 

Scese le scale in silenzio, non aveva nemmeno salutato i ragazzi la sera prima pensò. Aprì poi la porta lasciando così che l'altro passasse. Lo avrebbe accompagnato fino al suo tramite così da assicurarsi che nulla sarebbe andato storto.

Come da copione una vettura blu scuro attendeva al di fuori del cancello.

"Bene, qui finisce il mio lavoro." Disse solamente Schwartz, Werner gli strinse la mano.

"Danke Franz, davvero." L'uomo scosse il capo, per un qualche motivo contorto non era in grado di accettare la gratitudine altrui.

Detto questo salì nella vettura che poco dopo partì nella notte. 

Il biondo rimase qualche istante fermo davanti alla casa per poi rientrare. Una nuvoletta di vapore uscì dalla sua bocca, a Bonn in inverno non faceva decisamente caldo. Si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e tornò verso l'ingresso della casa.

Di certo quando aprì la porta non si aspettava di trovarci davanti Elisabetta in camicia da notte.

"Che fai sveglia a quest'ora?" Domandò l'uomo osservandola, gli occhi rossi erano testimoni di un lungo pianto pensò lui.

"Pensavo te ne fossi andato." Mormorò la giovane donna in piedi davanti a lui. Franz accennò un sorriso scuotendo il capo.

"E lasciare te e i ragazzi? Non potrei mai Schatz." Le sorrise lui andando ad accarezzarle la guancia con il dorso della mano. 

"Però prima avevi detto..." Motivò sua moglie, in un primo momento aveva avuto l'istinto di ritrarsi ma poi era rimasta a godersi le carezze del marito. 

"Mi dispiace, per ieri sera, per stamattina... Non volevo dire quelle cose, non mi aspettavo l'arrivo di Lange e mi ha colto di sorpresa." Sospirò lui, forse gli ci era voluta la moglie sull'uscio di casa spaventata di vederlo andarsene per rendersi conto di ciò che aveva fatto.

Weg zum Himmel -  #2 gli Uomini del ReichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora