E' una sensazione strana quella che sto provando, era da un po' di tempo che non mi capitava di sentirmi così, probabilmente proprio da quel giorno di diversi anni fa. Riguardo la lista per l'ennesima volta.
Elisabetta Colli
Mille pensieri mi passano per la testa e mi sento un cretino. Sono stato così stupido, non so come mi sia potuto capitare di aprirmi in questa maniera e soprattutto di pensare che ci potesse essere qualcosa di vero tra noi due. Accartoccio il biglietto nella tasca della giacca.
A quest'ora dovrebbero averla già portata nelle celle al piano interrato.
Gli interrogatori degli altri si succedono uno dopo l'altro e ogni volta non mi risparmio nel dare il meglio, o il peggio, di me, ma la vera rabbia la provo nei confronti di quella maledetta ragazzina italiana. Mi ha fregato e io non me ne sono minimamente reso conto. E' questo che succede quando si lasciano emergere i sentimenti e non si riesce più a ragionare in maniera razionale."Herr Kommandant, possiamo procedere con il prossimo interrogatorio, la ragazza è già stata fatta sistemare." Guardo il sottufficiale che mi parla anche se sono consapevole di non star prestando la dovuta attenzione, così come non sono riuscito ad essere attento al massimo delle mie capacità durante le ore precedenti.
"Me ne occupo io." Dico solamente, il sottufficiale mi guarda perplesso però poi annuisce. E' una cosa tra me e lei.
Percorro i corridoi in silenzio, la rabbia e l'odio scorrono nelle mie vene, quando apro la porta della stanza per un momento quasi non mi accorgo del soldato a fare la guardia. Gli occhi si fermano sulla ragazza, mi sembra di sentirla sussurrare il mio nome ma in questo momento la collera mi rende cieco.
Mi volto un attimo verso la guardia.
"Raus." L'ordine semplice di uscire e questo senza esitare mi lascia solo con l'italiana.
Abbasso lo sguardo verso di lei e la vedo chinare il capo, muovo qualche passo in avanti, la mano va a prendere lo schienale della sedia scostandola dal tavolo e io vado a prendervi posto essendo ora difronte a lei.
"Ti sei divertita a prendermi per il culo?" Domando con un sorrisetto ironico, può anche credere di avermi fregato ma alla fine quello che ha vinto sono io.
Lei alza lo sguardo andando a trovare i miei occhi.
"Franz io non volevo... Mi hanno obbligato..." Se è riuscita a fingere così bene fino ad ora perché dovrebbe smettere di farlo ora. Come cosa poi non sta ne in piedi ne in terra.
Scoppio a ridere guardandola con fare sarcastico.
"Ti hanno obbligato?" Ripeto io. Mi alzo e in un attimo abbasso il braccio usando tutta la forza per schiaffeggiarla.
"Franz ascoltami per favore, è successo dopo, mi hanno obbligata... Devi credermi..." Le sue lacrime e i suoi singhiozzi non mi toccano, continuo ad osservarla con aria impassibile fatta eccezione per quel sorrisetto sarcastico.
"Devo crederti? Sul serio? Come posso anche solo pensare di crederti?" Domando, non cerco neanche di nascondere l'odio che sto provando nei suoi confronti.
La vedo quindi alzarsi e venire verso di me ma non le lascio neanche il tempo di avvicinarsi che con un pugno la faccio cadere a terra. Soffoca un urlo ma non riesce a trattenerlo quando con lo stivale vado a colpirle la pancia.
E continuo a farlo: la pancia, le gambe, la faccia. Lei urla ma non c'è verso di fermarmi finché ad un certo punto non si muove più.Franz si svegliò nel bel mezzo della notte, il fiatone e il volto sudato. Gli ci volle qualche minuto per rendersi conto che era tutto un sogno. Ignorando il dolore dovuto alla ferita all'addome non ancora guarita si mise a sedere. Elisabetta dormiva serena accanto a lui, il volto per metà appoggiato sul cuscino, un braccio sotto di questo e l'altro sopra il piumone. Con un po' di fatica allungò le gambe al di fuori del letto e si diresse nel bagno della camera cercando di fare il minor rumore possibile così da non svegliare la moglie.
Si guardò allo specchio mentre si sciacquava il viso. Sarebbe davvero stato in grado di uccidere la moglie? Cosa sarebbe successo se non si fosse fatto convincere da Elisabetta quella volta? Le immagini del sogno continuavano a ripetersi nella sua mente mentre si reggeva al mobile del bagno con i palmi delle mani e il busto leggermente piegato. L'immagine di lui che le calciava la pancia lo inquietava, soprattutto perché all'epoca dei fatti nel ventre di Elisabetta c'era Sofia.Venne riscosso dai suoi pensieri quando si aprì appena la porta rivelando la figura della moglie.
"Tutto bene?" Chiese questa muovendo qualche passo verso di lui e andando ad appoggiare una mano sulla spalla sana. Franz sospirò annuendo.
"Ti fanno male le ferite?" Chiese lei notando l'aria sconvolta dell'uomo.
"No, sto bene, solo un sogno..." Mormorò lui, anche se poco dopo si maledì per averlo detto, ora Elisabetta avrebbe investigato e lui non voleva confessare il contenuto.
"Un sogno?- domandò la donna appoggiandosi alla parete.- Mi hai fatto spaventare, hai l'aria sconvolta." Confessò poi.
"Era un sogno strano." Ammise Franz come se ora invece sentisse il bisogno di parlarne, seppure temesse il giudizio dell'altra in merito al contenuto.
"Vieni a letto e ne parliamo?" Chiese tranquilla Elisabetta, il tedesco pensò che quella serenità nel dire ciò fosse dovuta al fatto che non potesse immaginare il contenuto. In silenzio la seguì sotto le coperte lasciando che questa si accoccolasse contro di lui.
"Ho paura di raccontarti cosa ho sognato." Ammise Franz poco dopo beandosi del tocco soffice della moglie sul suo petto. Elisabetta non disse nulla, conosceva suo marito abbastanza bene da capire che in certi momenti o era lui a parlare o non aveva senso di sforzare a farlo.
"Era la notte dell'interrogatorio.- Sentì la donna irrigidirsi tra le sue braccia.- Era più o meno tutto come nella realtà, però poi...- Esitando.- Però poi io non ti credevo e cominciavo a picchiarti..." Ammise lui con fatica. Elisabetta alzò lo sguardo verso il volto del marito e fu abbastanza brava a mascherare il disagio di quella confessione.
"Era un sogno, sappiamo entrambi che è andata in maniera diversa." Tranquilla nel dire quelle parole, si era accorta del disagio del marito e di quanto questo sogno lo avesse sconvolto.
"No Elisabetta, e se poi io lo avessi fatto sul serio? Se ti avessi davvero picchiato? Se avessi ucciso te e Sofia?" La donna si mise a sedere.
"Franz smettila, siamo qui, siamo sposati da dieci anni, Joachim e Sofia stanno crescendo benissimo e tra poco avremmo una persona in più in famiglia.- Sorrise calma.- Mi spiace se ti hanno fatto questo effetto le mie parole di ieri sera..." Carezzandogli i capelli con i polpastrelli delle dita.
"Non ti avrei mai fatto del male sul serio, neanche all'epoca." Ci tenne a chiarire lui, anche se Elisabetta non dubitava di ciò.
"Lo so... Lo so..." Disse piano continuando con quel movimento tra la chioma bionda del marito.
"Franz...- L'uomo rispose con un'occhiata.- Forse non è il momento adatto, però credo davvero che dovresti dare un'altra possibilità a quel ragazzo. Lo so che sei arrabbiato con lui e lo sono anche io perché sarebbero state due settimane decisamente più tranquille però tu ora hai di nuovo la tua famiglia e noi staremo bene, mentre lui è passato dalla speranza di un futuro a non avere nulla per il resto della sua vita." Il tedesco sospirò.
"Non è così facile Elisabetta, anche se decidessi di dargli una seconda possibilità pensi che lui farebbe qualcosa per meritarsela o appena lo rilascio se ne torna ad Est?" La donna annuì seria, il marito dopotutto aveva ragione.
"Lo so, però come madre vedo un ragazzo che trascorrerà il resto della sua vita in prigione..." Franz infondo poteva a sua volta comprendere le motivazioni della moglie, però per lui Thomas era una spia, niente più.
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Non so bene il perché ma questo è uno dei capitoli di tutta la serie che più mi soddisfa.
Questa volta ho voluto affrontare Franz Schwartz come umano che ha questo incubo e ne rimane davvero scosso.
Inoltre Franz spiega il suo punto di vista sulla questione di Thomas e questa volta lo fa con più tranquillità e pacatezza. Vi chiedo ora, il vostro parere sul futuro di Thomas è sempre lo stesso?
Non vedo l'ora di sentire i vostri commenti!
Alla prossima e grazie per leggere questa storia!
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Weg zum Himmel - #2 gli Uomini del Reich
Historical FictionFranz Schwartz, ex ufficiale delle SS e ora direttore dei servizi segreti della Germania dell'ovest, e Elisabetta Colli, ora Frau Schwartz, sono sopravvissuti alla guerra, a tutte le avversità e ora vivono sposati e con famiglia a Bonn. Tutto sembra...