Elisabetta aveva appena messo i due piccoli nelle loro culle e sperò vivamente che si fossero addormentati, piombò sul divano del soggiorno e rannicchiò le ginocchia al petto abbassando lo sguardo e facendosi scappare qualche lacrima.
Era appena diventato padre di nuovo e questo non lo aveva fermato.
Aveva sentito le notizie alla radio e tutte le frequenze parlavano di una sola cosa: Thomas Brunner, l'agente sovietico arrestato mesi prima, era stato vittima di un attacco poco dopo essere stato rilasciato. Lui e la fidanzata non avevano avuto via di scampo.
Tutti parlavano di attentato ad opera dei sovietici ma lei non ci sarebbe cascata, quello era stato suo marito.
Sapeva che aveva ucciso in passato e lo aveva anche visto fare, ma questo era troppo, questa era una vendetta personale senza nessuna anche remota giustificazione.
Non sapeva se fossero passati cinque minuti o cinque ore quando la porta di casa venne aperta dal tedesco che rientrava a casa.
Poco dopo si affacciò sulla stanza guardandola preoccupato.
"Elisabetta, che è successo?" Domandò avanzando verso di lei, ma Elisabetta mise una mano in avanti come per bloccarlo.
"Stai lontano da me!" Esclamò poco dopo. Non lo voleva vicino ora.
"Cos'ho fatto?" Chiese perplesso fermandosi a qualche passo dalla moglie rispettando la sua volontà di stare lontani.
"Non credevo potessi arrivare a tanto, non solo dovevi uccidere Thomas ma anche quella povera ragazza." Franz capì all'improvviso lo sgomento della moglie e fu felice che una volta tanto le accuse della donna fossero infondate.
"Non ho ucciso nessuno..." iniziò a spiegare pacatamente ma venne interrotto da Elisabetta.
"Certo ora dirai che non hai nulla a che fare con tutto ciò e che sono stati i sovietici ad ucciderlo perché magari aveva parlato!- Decisa in quelle parole.- Ma io ti conosco, sei stato tu perché volevi vendicarti!" Franz la guardò in silenzio attendendo che questa smettesse di parlare.
"Non è morto nessuno oggi, Thomas Brunner e Marlene sono stati condotti a Salisburgo dove sono stati disposti entrambi di una nuova identità con cui ricominciare a vivere." Elisabetta lo guardò stupita senza sapere bene cosa dire.
"Perché inscenare tutto ciò?" Chiese quindi.
"Lo avrebbero ucciso o peggio rapito i sovietici e lo avrebbero torturato per prendere anche le più stupide informazioni, sulla struttura del quartiere generale, su di me e sul resto del personale." Elisabetta cambiò pian piano posizione passando ad incrociare le gambe.
"Scusa..." Cercò di accennare un sorriso, Franz non ci badò neanche molto, dopotutto non si era sentito offeso perché la moglie lo aveva creduto un assassino.
Si mise quindi seduto accanto a lei posando la testa sulla sua spalla.
"Dormono tutti?" Chiese poco dopo mentre Elisabetta gli massaggiava dolcemente i capelli.
"Sì, in teoria per due o tre ore Leonard dovrebbe dormire, Veronika forse ce la fa a tirare quattro ore.- Franz sospirò, per dare sostegno morale alla donna si alzava sempre quando i bambini si svegliavano durante la notte, ma questo richiedeva molte ore di sonno sacrificate.- Sofia è andata a dormire poco fa e Joachim è in camera sua, forse è sveglio ma mi ha detto che era parecchio stanco, a quanto pare lo stanno facendo lavorare duro." L'uomo accennò un sorriso.
"Era ora che cominciasse a fare un po' di fatica." Elisabetta scosse il capo divertita dandogli un colpo sulla spalla.
"Ho parlato con uno degli ufficiali che si occupano del suo addestramento, si sta comportando bene e vorrebbero fargli frequentare l'università durante il periodo di addestramento così che possa conseguire una laurea." La donna lo guardò meravigliata.
"Sarebbe fantastico." E Franz annuì convenendo con lei.
"Ho pensato ad una cosa oggi..." Esordì poco dopo l'uomo.- Ti sono ancora debitore di un viaggio di nozze." Elisabetta lo guardò scuotendo il capo, quando si erano sposati erano super impegnati e sarebbe stato impossibile per Franz prendersi ferie per un lungo lasso di tempo.
"Forse per il decimo anniversario potrei rimediare. Non adesso con i bambini piccoli, ma tra un anno magari quando mia mamma e una bambinaia potrebbero occuparsi di loro non sarebbe una brutta idea. Sai, la Grecia è un bel posto." A Elisabetta si illuminarono gli occhi.
"Ma puoi, col lavoro intendo, non sarà un problema?" Franz scosse il capo e Elisabetta gli saltò in braccio stringendolo con lo stesso entusiasmo di una quindicenne.Appena uscì dall'auto Thomas si guardò in giro, Salisburgo e l'Austria erano completamente nuove ai suoi occhi.
Poco dopo Marlene gli prese la mano sorridente.
"La nostra nuova casa..." Mormorò contenta. Il ragazzo annuì guardandola a sua volta divertito.
"Non ti obbligava nessuno a lasciare la tua vecchia vita..." Rispose poco dopo lui, si era sentito in colpa tutto il viaggio, la ragazza aveva scelto di stare con lui rinunciando però a tutto il resto.
"Infatti, è stata una mia scelta e credo proprio che sarà la miglior scelta della mia vita." Il giovane sospirò.
"Se però poi te ne pentirai non c'è un modo per ritornare." Commentò lui, aveva paura che la ragazza non sarebbe stata totalmente soddisfatta della sua vita con lui e un giorno lo avrebbe incolpato di tutto ciò.
"Lo so Thomas, lo hai ripetuto almeno venti volte da quando siamo partiti." Marlene sospirò, si alzò sulle punte e andò a congiungere le braccia dietro il collo del ragazzo che la guardava con una faccia mortificata.
"Thomas, fai una cosa- Gli sussurrò all'orecchio.- non darmi motivi per pentirmene." Il giovane riuscì ad accennare un sorriso, seppur preoccupato.
"Ti prometto che farò del mio meglio." Solenne in quelle parole.
"Sono così contenta, siamo qua, insieme, e tu finalmente libero. Non ci speravo più." E neanche lui ci sperava più, tanto che era arrivato a prendere le lamette che usava per farsi la barba per tagliarsi le vene e cercare in quel gesto estremo una via di fuga. Era stato così stupido, ma ora non era più dietro le sbarre e di certo non ci sarebbe più tornato. Non ora che aveva scoperto cosa poteva avere con Marlene.-
Questo è l'ultimo capitolo, seguirà l'epilogo ma le vicende di Franz, Elisabetta finiscono qui, forse li ritroveremo in altre storie.
Domani posterò l'epilogo e poi sarò via da casa per un po' di giorni ma conto di usare il volo per scrivere qualcosa per la nuova storia.
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Weg zum Himmel - #2 gli Uomini del Reich
Ficción históricaFranz Schwartz, ex ufficiale delle SS e ora direttore dei servizi segreti della Germania dell'ovest, e Elisabetta Colli, ora Frau Schwartz, sono sopravvissuti alla guerra, a tutte le avversità e ora vivono sposati e con famiglia a Bonn. Tutto sembra...