"John!" Esclamò Franz vedendo l'uomo varcare la soglia di casa con la moglie al braccio. "Sono onorato di vederti qua." aggiunse poi mentre si avvicinava a lui così da stringere ad entrambi la mano.
"Figurarsi se mi perderei il compleanno di Franz Schwartz." Replicò con una smorfia divertita l'altro mentre venivano scortati dal tedesco all'interno dell'edificio. Elisabetta gli aveva promesso poche persone ma in realtà si era trovato molti più invitati di quanti potesse credere.
Sperava che il generale americano non si fosse accorto della sua faccia stupita quando se lo era trovato davanti. Bonn e Berlino non erano proprio attaccate."Allora come va Franz?" Gli chiese l'uomo una volta che si furono accomodati su uno dei divani situati nella sala della casa. La maggior parte delle persone era concentrata sul buffet ed erano riusciti ad avere così un po' di privacy.
"Non mi lamento." Scosse poi il capo ancora incredulo. "Non riesco ancora a credere che tu sia venuto qui." Poi si fermò, gli venne in mente un qualcosa che giustificasse un viaggio così lungo.
"Aspetta, sei qui per lavoro vero?" L'altro scoppiò a ridere mollandogli un'amichevole pacca sulla spalla.
"Sai, dovresti cominciare a credere che ci siano persone che fanno delle cose senza la pretesa di ricevere qualcosa in cambio." Dopo sua madre e Elisabetta John era probabilmente l'uomo che lo aveva imparato a conoscere meglio.
Franz alzò le mani in segno di resa lasciandosi andare ad una risata.TRE GIORNI PRIMA
Thomas era appena uscito dalla doccia, un asciugamano bianco attorno alla vita e i capelli castani ancora gocciolanti quando il telefono del suo appartamento iniziò a squillare.
Istintivamente pensò si trattasse del suo contatto, dopotutto era l'unica persona fino a quel momento che disponesse di un mezzo per contattarlo.
Di corsa raggiunse la cornetta e una volta presa si aspettò di sentire la voce dell'uomo, quella che invece lo raggiunse era decisamente più femminile, quasi squillante."Pronto" iniziò dall'altra parte.
"Si?" Domandò lui, quasi preoccupato, un po' come succedeva ogni volta che si trovava ad un qualcosa di nuovo.
"Sei Stefan vero? Sono Elisabetta Schwartz, la moglie di Franz." Si irrigidì ulteriormente, sempre se possibile.
"Ja frau Schwartz, sono io." Rispose cercando di controllare ogni singola parola.
"Mi spiace chiamare così, mi ha dato il tuo numero la segretaria di mio marito." Thomas continuava a capirci nulla rimanendo in ascolto.
"Tra tre giorni ci sarà il compleanno di Franz e sto organizzando una festicciola a casa nostra, sono sicura che a mio marito farebbe piacere avere anche te." In realtà Thomas non era così sicuro che a Schwartz importasse qualcosa della sua presenza, ma oltre al fatto che la moglie sembrava tenerci quella sarebbe stata un'occasione per procedere con la sua missione."Va bene, mi farebbe piacere." Rispose lui sempre pacato e contenuto nei toni di voce.
"Ottimo, chiedi alla segretaria l'indirizzo di casa nostra, puoi venire verso le tre e mezza." Dopodiché riattaccò.
Thomas si era vestito con cura, aveva indossato un completo blu scuro, aveva pettinato accuratamente i capelli e prima di uscire di casa aveva messo nella tasca interna della giacca un microfono. Se l'ufficio di Schwartz era off limits lo stesso forse non valeva per la casa e quella poteva davvero essere una grande opportunità per cercare di uscirne.
Era rimasto sorpreso dalla casa dell'uomo, molto più grande di quanto avesse mai potuto credere tanto che quell'espressione di sorpresa non era scomparsa nemmeno quando Elisabetta Schwartz era andata ad aprirgli la porta facendolo entrare.
Dopo una prima mezz'ora trascorsa tra discorsi e conversazioni con alcuni colleghi e aver fatto gli immancabili auguri al festeggiato era riuscito a liberarsi. Con la scusa di andare al bagno era salito al piano di sopra.
Davanti a lui si era trovato un corridoio immenso con diverse porte chiuse, aprì la prima ma la richiude subito dopo rendendosi conto che si trattava di una camera da letto, probabilmente quella della bambina visti i colori, andò avanti e provò nuovamente ad aprirne un'altra.
Era una camera grande, un letto matrimoniale si trovava nel mezzo, vi erano alcuni armadi e un'ampia finestra sul giardino. Solo dopo notò le foto appese alle pareti: era la camera di Franz Schwartz e consorte.
Si voltò, il battito cardiaco aumentò notevolmente velocità. Si girò nuovamente controllando che nessuno fosse in zona ed entrò rapidamente chiudendosi la porta dietro.
Quasi affannò quando la mano destra, tremante, andò a recuperare il microfono.
Si aspettava come se da un momento all'altro qualcuno aprisse la porta cogliendolo sul fatto. Sarebbe stata la fine.
Tastò la testiera del letto, c'erano circa quattro centimetri tra questa e il muro, abbastanza per metterci il microfono con la trasmittente. Gli ci volle qualche minuto per riuscire a collegarlo e sistemarlo in maniera che rimanesse fisso al suo posto, probabilmente la batteria avrebbe tenuto per una o due settimane, ma lui sperava che fosse abbastanza per non farsi scoprire e ottenere il permesso di tornare a Berlino.Prima di uscire dalla camera rimase in silenzio, voleva accertarsi che quando sarebbe tornato nel corridoio nessuno fosse lì così da vederlo uscire dalla camera di Schwartz, gesto che avrebbe suscitato innumerevoli domande alle quali lui non avrebbe voluto rispondere.
Una volta lasciatasi alle spalle la camera era convinto che i guai fossero praticamente finiti ma proprio in quel momento da una delle stanze della casa sbucò un ragazzo circa della sua età e non gli ci volle molto, una volta visto l'aspetto fisico di questo, per capire di chi si trattasse.Joachim Schwartz era sempre stato particolarmente somigliante al padre anche durante l'infanzia ma, ora che era cresciuto e, quasi, fatto uomo, era decisamente lo specchio del genitore. Certo il volto era più giovanile, ma per il resto i due erano delle gocce d'acqua.
"Ciao" Salutò cordiale l'ospite, non sapeva bene chi fosse, però le sembianze e l'aspetto giovanile lo autorizzarono in qualche maniera a rivolgersi a lui con fare informale. "Non penso di conoscerti" sempre affabile nel tono di voce, di certo i suoi genitori gli avevano insegnato le buone maniere. "Sono Joachim" porgendogli così la mano e lasciando che l'altro si presentasse a vicenda.
A Thomas ci vollero diversi istanti prima che riuscisse a recuperare il completo controllo del suo corpo.
"Sono Stefan." Porgendo così a sua volta la mano e andando a stringere quella del ragazzo. "Lavoro con herr Schwartz, è tuo padre vero?" L'aspetto fisico dice tanto, ma preferì chiedere piuttosto che fare una gaffe di dimensioni colossali. Il volto dell'altro ragazzo si illuminò di un sorriso.
"Ja, è mio padre." Neanche troppo sorpreso dal fatto che per il giovane fosse stato così facile associarlo al genitore, probabilmente una cosa a cui era abituato.
"Che ci fai qua? Cercavi qualcosa?" Chiese poi, da buon padrone di casa. Tuttavia Thomas non colse quella domanda come una gentilezza, quasi sentendosi sotto accusa.
"Si beh... Cercavo il bagno." Il battito cardiaco riprese ad aumentare velocità, sperò che il giovane si accontentasse di quella motivazione, e così fu.
"Ah ti sei perso, immagino, la casa è grande, quasi troppo." Tranquillo in quelle parole. "Mia madre ha litigato per diversi mesi quando mio padre l'aveva comprata dicendo che era troppo grande e che ci saremmo persi dentro." A Thomas scappò un sorriso nel sentire di quel simpatico siparietto familiare.
"Però ha vinto lui poi." Constatò il giovane, in risposta Joachim scrollò le spalle.
"Dipende, visto che mamma ha detto che non avrebbe pulito una casa così grande papà ha assunto una persona per farlo." Fece una piccola pausa. "E' sceso decisamente a compromessi. Comunque vieni, ti faccio vedere dov'è il bagno."
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Ciao a tutti, volevo chiedervi come vi sembra la storia fino a questo punto, ultimamente c'è meno riscontro da parte vostra e non vorrei che questo significasse che la storia non sta riuscendo bene come vorrei.
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Weg zum Himmel - #2 gli Uomini del Reich
Исторические романыFranz Schwartz, ex ufficiale delle SS e ora direttore dei servizi segreti della Germania dell'ovest, e Elisabetta Colli, ora Frau Schwartz, sono sopravvissuti alla guerra, a tutte le avversità e ora vivono sposati e con famiglia a Bonn. Tutto sembra...