Capitolo 2

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Gennaio 1957, Berlino Est, Repubblica Democratica Tedesca.

Thomas era uscito in silenzio dall'ufficio e sempre in silenzio aveva lasciato il palazzo per poi entrare nella macchina del padre, una Trabant bianca.

La Trabant era l'unica macchina disponibile all'interno del regime comunista nella Germania dell'Est, non era proprio questo granché, ma i più furbi riuscivano a modificarla e a migliorare, anche se di poco, le sue prestazioni.

"Non avercela con me." Disse il padre salendo alla guida mentre lui appoggiava il capo al finestrino. La macchina cominciò a muoversi nelle strade non così trafficate, possedere una propria vettura era ancora un lusso.

"Non ce l'ho con te." Rispose stizzito lui senza comunque distogliere lo sguardo dal finestrino. "Sempre che tu non abbia casualmente suggerito il mio nome..." Aggiunse poi.

"Sei stato scelto tra migliaia di ragazzi della tua età, dovresti sentirti onorato, finalmente fai qualcosa per la nostra nazione invece che studiare quelle assurdità." Thomas scosse il capo amareggiato.

"Mi faranno fuori in due giorni." Disse solamente, non ne sapeva nulla di spionaggio e dubitava fortemente che in così poco tempo sarebbero riusciti a istruirlo decentemente.

"Ma cosa dici, non sono poi così svegli." Thomas scrollò le spalle rassegnato.

"Non so niente io, so solo che se mi prendono non dovranno rispondere a nessuna legge, sarei una spia e loro sono pronti a tutto." Dichiarò. "Papà lo hai messo in conto che potrei non tornare? Lo spiegherai te alla mamma questo? Perché io non ho intenzione di dirle nulla."

Herr Brunner accusò il colpo, tuttavia non si diede per vinto.

"E' per una buona causa." Cercò di convincerlo, l'uomo era sul serio convinto di ciò che diceva.

"Papà stiamo parlando della mia vita!" Indignato Thomas, anche se sapeva che ne sarebbe uscito sconfitto.

"Dobbiamo mettere il bene comune prima di noi, cosa diamine ti ho insegnato in questi anni? Basta, questa discussione finisce qua." Come spesso accadeva, quando Herr Brunner si arrabbiava, le sue guance diventavano di un rosso porpora, Thomas non disse nulla, ormai rassegnato al suo destino.


Febbraio 1957, Bonn, Repubblica Federale Tedesca.

Elisabetta si accoccolò contro il corpo spoglio dei vestiti del marito, non era facile avere un'intimità con due figli in casa, ma avevano ormai preso degli accorgimenti, entrambi contrari a rinunciarvi.

"Sei sempre freddo." Considerò divertita la donna recuperando il piumone. L'uomo scoppiò a ridere.

"Prima sudo troppo, poi sono freddo... Ti lamenti sempre." La prese in giro andando a cingerla con le sue braccia mentre le mani di lei scorrevano lungo di queste.

"Dovresti scaldarmi invece sei freddo." Continuò la donna mentre le dita percorrevano il corpo nudo del marito fino a fermarsi su quel tatuaggio illuminato a malapena dalla luce dell'abat-jour accesa su uno dei due comodini.

Franz la sentì irrigidirsi e percependo le dita in quella parte del suo corpo sospirò.

"Non dovresti..." Mormorò l'uomo alla moglie, anche se questa lo ignorò.

Elisabetta conosceva a memoria il corpo del marito e così anche quei caratteri: A+3456, solo dopo essersi soffermata su questo tolse la mano spostandola lungo i fianchi.

"Dovrà rimanere per sempre lì?" Chiese amareggiata mentre si voltava dandogli la schiena.

"Elisabetta anche se lo togliessi, cosa che per inciso non farò, quella parte della mia vita non andrà mai via." La rimproverò Schwartz, nonostante gli anni passati insieme come coppia sposata il passato del tedesco era ancora un argomento tabù per entrambi.

Weg zum Himmel -  #2 gli Uomini del ReichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora