Capitolo 27

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Era un sabato sera tranquillo a casa Schwartz, Joachim era uscito con amici e Sofia era a dormire da una compagna di classe, il che dava alla coppia quella tranquillità che raramente avevano.
Certo Franz e Elisabetta sarebbero stati felici di approfittare dell'assenza dei due figli, ma lo stato del tedesco era abbastanza penalizzante.
"Sai cosa pensavo Franz...- iniziò la donna mentre entrambi sedevano nel soggiorno. L'uomo alzò lo sguardo da un libro che stava leggendo attendendo il seguito.- Tu non ti sei mai subito le notti insonni perché tuo figlio o tua figlia piange." Franz la guardò senza sapere bene cosa rispondere.
"Non sarà poi così male o?" Chiese incerto, era un fattore a cui mai aveva pensato.
"Me lo dirai dopo due mesi." Vide la faccia di Franz incupirsi e scoppiò a ridere.
"Non fare così che mi spavento!" Replicò lui. Elisabetta si alzò in piedi attraversando la stanza e abbassandosi così da baciarlo sulla guancia. L'uomo sorrise.
"Come stanno le tue ferite?" Chiese quindi sistemandosi accanto a lui. Franz scosse il capo vago.
"La spalla va un po' meglio, la gamba anche, l'unico problema è il fianco. A volte lo sento tirare abbastanza forte.- ammise lui calmo.- Superano in gran lunga tutte le ferite fatte in guerra." Ammise poco dopo. Elisabetta stava per replicare quando il campanello del cancello suonò.
"Joachim è già di ritorno?" Chiese Elisabetta controllando l'orologio alla parete avviandosi poi verso il citofono.

"Chi è?" Chiese calma.
"Signora Schwartz?- Chiese la voce dall'altra parte, era una voce chiaramente femminile.- Mi scusi l'ora, posso parlare con suo marito?" Elisabetta rimase decisamente sbigottita da quella richiesta, chi è che si presentava a quell'ora a casa loro per parlare con Franz? Per un attimo Elisabetta provò una sorta di gelosia, cosa voleva quella donna da suo marito.
"Posso chiederle il nome?" Chiese a questo punto.
"Marlene Herbert.- disse l'altra senza esitazione.- la prego lo so che non è l'orario migliore per una visita ma non ho altri orari disponibili e ho davvero bisogno di parlare con Herr Schwartz, si tratta di Thomas Brunner..." Quel nome la risvegliò, si trattava della ragazza alla quale i due tedeschi avevano accennato qualche giorno prima a pranzo.
"Entri." Disse solamente aprendo così il cancello e lasciando che questa facesse il suo ingresso.
Quando se la trovò davanti si rese conto che era ancora più giovane di quanto potesse immaginare, avrà avuto qualche anno più di Joachim.
"Seguimi." Facendo così strada verso il soggiorno mentre l'altra continuava a ringraziarla per aver aperto.

Nel mentre Franz era ancora in attesa del ritorno di Elisabetta e quasi gli venne un infarto quando vide la ragazza entrare con la moglie.
"Che diavolo ci fa lei qui?" Domandò lui in italiano, così da avere la certezza che l'altra non capisse.
"Ha detto che doveva parlare con te di una cosa urgente." Giustificò la cosa lei fingendo un'aria innocente.
"E venire a chiedere era troppo difficile?" Mentre la ragazza guardava sbigottita il battibecco tra i due.
"Se vuoi cacciarla ora fallo." Replicò Elisabetta scrollando le spalle e sedendosi vicino al marito. Schwartz rispose scuotendo il capo.
"Prego siediti pure." Disse quindi alla ragazza che un po' in imbarazzo prese posto difronte alla coppia.
"Credevo di essere stato chiaro." Disse quindi Franz alla ragazza, il tono era decisamente serio, quello che il Franz soldato aveva sempre avuto e che anche Elisabetta aveva avuto modo di conoscere bene.
"Lo so, però le chiedo di ripensarci. È stato vittima di un sistema che non lascia alle persone la possibilità di scegliere, di uno stato che non ha remore a mandare una ragazzo senza esperienza o preparazione a fare la spia in un altro paese." Se Schwartz aveva l'aria annoiata e di chi farebbe volentieri qualcos'altro Elisabetta, invece, ascoltava con attenzione.
"Se lui una volta arrivato qui si fosse presentato in ufficio da me confessando la sua situazione disperata allora gli avrei concesso uno status di rifugiato.- si fermò un momento.- Però non lo ha fatto, anzi, si è introdotto in camera mia e di mia moglie posizionando un microfono per rubare informazioni private. Questo è fare la spia, non essere un povero ragazzo vittima dei crudeli comunisti." Spiegò atono lui, tuttavia Marlene non sembrava darsi per vinta.
"Voleva solo tornare a casa e riavere la sua vita, gli era stato promesso che se avesse dato loro qualcosa lo avrebbero fatto rientrare." Franz sospirò spazientito.
"Senta io non torno indietro su questo argomento e ne lo farò in futuro, inoltre le consiglio di stare attenta, non è raccomandabile difendere ad ogni costo un agente sovietico." E a nessuna delle due donne sfuggì la minaccia anche poco velata dell'uomo.

Marlene se ne era andata dopo aver chiesto a Franz di ripensarci un'ultima volta e questo non aveva nemmeno risposto.
Quando Elisabetta era salita al primo piano per andare in camera Franz era già lì. Aveva visto la faccia arrabbiata di lui ma non aveva intenzione di discutere per l'ennesima volta con lui.
"Non ho voglia di litigare." Esordì lei mentre si sistemava sotto le coperte. Franz sospirò.
"Perché l'hai fatta entrare?" Domandò solo questo, il tono calmo.
"Ha detto che era urgente." Franz scosse il capo e Elisabetta si maledì per non essere una buona bugiarda.
"Sappiamo entrambi che non è quella la motivazione." La donna sospirò accoccolandosi sul fianco sano del marito.
"Mi ricorda me stessa..." A bassa voce, quasi in un sussurro. Franz inarcò le sopracciglia.
"Da una parte io che ti supplico di liberare mio padre e poi io che ti spiego di essere stata obbligata a collaborare con loro." Mormorò in seguito, Franz si bloccò, non sapeva che la moglie potesse arrivare a fare certe associazioni tra presente e passato.
"È diverso..." Rispose lui andando a carezzare dolcemente la schiena della donna. Elisabetta scosse il capo.
"Non è diverso... Se tu non avessi creduto come sarebbe finita? Mi avresti fatto fucilare insieme a loro nonostante non avessi alcuna colpa.- Gli occhi le si fecero rossi al pensiero di come sarebbe potuta andare.- Sono come Thomas Brunner, solo più fortunata." Soffocando il viso nella spalla dell'uomo, gli ormoni della gravidanza non aiutavano di certo.
"Elisabetta non puoi fare paragoni tra te e lui.- Ma ora cominciava a dubitarne anche lui, in effetti le storie erano simili.- Tu non hai mai fatto niente per farmi del male mentre lui ha dato le informazioni ad un giornale, guarda cosa ci è successo per colpa sua." Cercando di farla ragionare.
"Lo so cosa ci è successo, però è un ragazzino praticamente, probabilmente non aveva neanche piena conoscenza di cosa rischiava e tu ora la stai prendendo come una vendetta personale." Questa volta Franz non rispose, non voleva far agitare la donna e se avesse replicato ciò sarebbe molto probabilmente accaduto.

-
Finalmente si capisce per quale motivo Elisabetta si sente vicina a Thomas, vi sembra un paragone sensato?
Cosa dovrebbe fare Franz ora? Dovrebbe liberarlo o comunque trovare una soluzione diversa?

Weg zum Himmel -  #2 gli Uomini del ReichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora