Capitolo 26

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Elisabetta inspirò a pieni polmoni non appena aprì la porta di casa, le era mancata quell'atmosfera così confortevole che solo lì trovava. Non fece neanche in tempo a entrare che si ritrovò Sofia addosso a lei.
"Mamma!" Esclamò questa, Elisabetta intenerita le accarezzò i capelli dolcemente. Tuttavia l'attenzione della giovane venne ben presto attratta dalla figura di Franz che, appoggiandosi a due stampelle, avanzava verso la porta.
"Papà!" Andando verso di questo anche se ebbe l'accortezza di non lanciarsi contro di lui come aveva fatto con la madre. Elisabetta guardava la scena dall'uscio tenendo la porta aperta per quanto il marito sarebbe arrivato, nel mentre da dietro la raggiunsero Joachim e Hannah, che era rimasta con i nipoti dal momento in cui Franz era stato ferito.
Elisabetta posò la mano sulla spalla di Joachim accennando un sorriso, l'altro rispose calmo per poi andare anche lui incontro al padre, certo con più pacatezza e compostezza rispetto alla sorella.

"Pensavo che una volta finita la guerra avrei potuto smettere di temere per la sua vita ogni volta che usciva di casa..." Mormorò la anziana una volta che le due furono rimaste da sole.
"Lo speravo anche io." Ammise Elisabetta osservando il marito che parlava con i ragazzi.
"Non so come tu abbia fatto a sopravvivere alla guerra con lui così lontano e riuscendo a ricevere qualche lettera ogni tanto." Hannah annuì sospirando.
"Quando era in giro ancora andava bene, non è mai stato al fronte quindi riusciva a scrivere a casa una volta al mese circa, il periodo peggiore è stato alla fine della guerra, l'ultima lettera che aveva scritto era datata gennaio 1945, poi basta. Quando la guerra è finita sono andata per circa un mese alla stazione per vedere se tornava, così sono andata al comando delle truppe americane e mi hanno detto che risultava disperso.- La donna si fermò un attimo e Elisabetta poté scorgere nei suoi occhi le stesse emozioni che aveva vissuto anni prima.- Mi dissero che probabilmente se non era ancora tornato non dovevo sperare troppo. Stavo già pensando a come dire la cosa a Joachim e avevo paura di non farcela a crescerlo e poi una notte stavo già dormendo da un po' quando ho sentito suonare il campanello e me lo sono trovato davanti.- Elisabetta accennò un sorriso.- Ci ho impiegato un po' per capire che era davvero tornato a casa." Ammise felice.
Nel mentre Franz le stava guardando curioso.
"State parlando di me?" Chiese poco dopo. Elisabetta lo raggiunse così in soggiorno mentre Hannah la seguiva a ruota.
"Non sei sempre al centro del mondo Franz." Ridacchiò la donna sedendosi accanto a lui mentre l'uomo le prendeva la mano. Elisabetta lanciò un'occhiata al marito e questo annuì, come se non ci fosse nulla a impedirgli di dare la buona notizia ai restanti componenti della famiglia.
"Io e Elisabetta vorremmo dirvi qualcosa.- cominciò l'uomo calmo. Elisabetta lo guardava sorridente come se non ci fosse nulla che potesse andare storto ora.- Tra qualche mese avremmo un nuovo piccolo o piccola Schwartz." La prima a reagire fu Sofia che si sistemò tra i due.
"Sono così contenta! Quando arriva? Dobbiamo scegliere il nome!" Cominciò a sciorinare lei. Fu poi il turno di Joachim che, un po' impacciato, si avvicinò ai due.
"È fantastico! Non vedo l'ora!" Sincero in quelle parole. Ed era vero, era passato dall'essere solo con suo papà ad avere una famiglia vera e propria che ora si sarebbe allargata ulteriormente.
Infine arrivò Hannah che abbracciò il figlio facendo attenzione a non toccare le ferite.
"Sono così felice per voi." Ammise con gli occhi lucidi.

Erano tornati a casa da qualche giorno, Franz era ancora convalescente ma Schreiber veniva puntualmente a casa ogni giorno per pranzo e lui e il marito si aggiornavano su tutti gli sviluppi. Questi incontri avvenivano nell'ufficio che l'uomo aveva a casa anche se dopo rimaneva a pranzo da loro, cosa che permetteva a Elisabetta di interagire con i due, certo era strano parlare con Schreiber ora che sapeva che era stato, come il marito, una SS.
"Comunque mi sono dimenticato di dirti una cosa.- Schreiber rivolgendosi a Franz proprio in uno di questi momenti.- È tornata quella ragazza che avevamo arrestato con Brunner, chiedeva di parlare con te." Schwartz sospirò.
"Ancora?" Elisabetta che non sapeva nulla della questione si limitava ad ascoltare interessata.
"A quanto pare non è intenzionata a mollare continua a dire che non possiamo chiedere l'ergastolo per lui, che è stato suo padre ad obbligarlo e altre cose." La donna si fece un po' più attenta.
"Cos'è questa storia?" Chiese interessata, in risposta Franz scrollò le spalle come se fosse qualcosa di poca importanza.
"Niente di che, con Brunner avevamo arrestato una ragazza che andava a letto con lui e ora continua ad insistere dicendo che è stato obbligato a fare la spia dal padre e che non aveva scelta, che è giovane e che l'ergastolo è troppo. Che dovremmo essere più umani." Spiegò lui con noncuranza ma non era lo stesso per Elisabetta. Quel ragazzo aveva poco più di vent'anni e ora sarebbe rimasto in carcere a vita, se quello che la ragazza diceva corrispondeva al vero, non se lo meritava. Tuttavia rimase in silenzio, non avrebbe mai potuto difenderlo con Franz e soprattutto davanti ad uno dei suoi collaboratori.

"Si farà tutta la vita in carcere?" Era bello essere tornati in camera assieme e quel luogo era tornato ad essere il loro rifugio per parlare di tutto e di più.
"Credo di sì, di solito con le spie funziona così e fidati, gli va bene. Me lo ricordo il trattamento per gli agenti di altre nazioni durante la guerra quando venivano scoperti.- Vide la faccia inorridita della moglie.- Ma non era così solo per la Germania, funzionava in tutti gli stati nella stessa maniera." Ci tenne a chiarire lui. Elisabetta sospirò.
"È di qualche anno più grande di Joachim." Franz annuì silenzioso.
"Ha qualche possibilità di uscire?" Chiese la donna, il biondo in risposta si rigirò nel letto.
"Schatz apprezzo il tuo interesse nel mio lavoro, però non abbiamo niente di meglio di cui parlare che di lui?"

Thomas si trovava da ormai più di due settimane in una prigione appena fuori Bonn. Non sapeva niente, a quanto pare le autorità erano decise e a lasciarlo marcire lì dentro e dubitava che avrebbe avuto un processo. Nonostante la Germania non fosse più quella di un tempo e le leggi a tutela dei prigionieri erano presenti e rispettate lui era stato una spia e questo cambiava tutto.
"Brunner- lo richiamò una delle guardie.- c'è una visita per te." Non aveva mai avuto visite e non sapeva nemmeno chi potesse venire a trovarlo. Gli era stato spiegato il meccanismo delle visite: sarebbero avvenute in una stanza separata da un vetro. Il contenuto delle conversazioni sarebbe stato monitorato e ciò sarebbe valso come prova in un qualsiasi contesto.
Si alzò dalla branda e raggiunse la porta, ammanettato fu portato lungo il corridoio fino a raggiungere lo stanzino. Quando si trovò all'interno fu alquanto sorpreso di vedere Marlene.
"Thomas..." Mormorò lei alzandosi in piedi e poggiando le mani sul vetro. Il ragazzo capì la reazione della giovane: già prima il suo aspetto non era dei migliori, figurarsi ora dopo due settimane di isolamento in prigione.
"Ciao." Cercò di sorridere lui. A differenza della ragazza non poteva alzarsi e le mani erano sempre ammanettate.
"Come stai?" Chiese l'altra piena di apprensione, Thomas sospirò scrollando le spalle.
"Thomas dobbiamo fare qualcosa, non puoi permettere che ti lascino qui." Il ragazzo scosse il capo.
"C'è poco da fare, non ho scusanti." Marlene non voleva saperne però.
"È vero quello che mi hai raccontato? Sei stato obbligato da tuo padre?" Thomas annuì abbassando il capo.
"Allora non possono non considerare ciò, sei a mala pena maggiorenne."



-

Franz e Elisabetta tornano a casa e qui ad aspettarli c'è anche Hannah.
Elisabetta scopre cosa c'è dietro Thomas e si sente coinvolta. Secondo voi come mai?
Inoltre Marlene continua a provare a tirare Thomas fuori di prigione.

Grazie a tutti per i commenti e per leggere la storia!

Weg zum Himmel -  #2 gli Uomini del ReichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora