1 Colloquio (revisionato)

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Gli mancava il respiro.

Boccheggiava,ma quella sensazione claustrofobica non lo abbandonava.

Era come se "vivere" fosse diventata la sua prigione.

Usci da casa per liberarsi da quella fastidiosa sensazione, ma faticava a trasportare il suo corpo sulla carrozzina e poi per strada non c'era nessuno: I negozi erano chiusi e le strade erano deserte, era il 25 di dicembre.

Lo scenario rendeva tutto ancor più deprimente, sembrava riflettere alla perfezione la sua vita.

Sarebbe potuto andare a casa di sua madre,ma gli scocciava ,odiava quelle riunioni familiari.

Kai Ijimoto, era il proprietario di una delle case editrici di libri più famose in Giappone e nessuno avrebbe mai pensato che la sua vita fosse così deprimente.

Era a pochi passi da casa sua, era uscito per liberarsi da quella sensazione soffocante che gli pulsava dentro, ma in realtà uscire lo aveva fatto sentire peggio di prima.

"Forse, sarà meglio tornare a casa!" pensò, ma anche quell'idea non lo rassicurava.

Iniziava quasi ad aver paura di se stesso, forse non appena avrebbe messo piede a casa, si sarebbe agitato di più e avrebbe potuto buttarsi giù dalla finestra.

Perché aveva scelto di vivere in un edificio così alto? Poi ci rifletté su, quando aveva comprato quella casa, l'aveva scelta insieme alla sua fidanzata e lei aveva sempre amato i piani alti, le piaceva guardare la città dall'alto,ma poi... l'incidente e da lì tutto è cambiato.

La sua ragazza che in un primo momento,lo aveva sostenuto e incoraggiato, poi non resse più quella pesante situazione di lui su una sedia a rotelle che si autocomiserava.

Da quel giorno odiò le macchine, soprattutto le macchine sportive rosse, perché era stata una di quelle ad andargli addosso.

Il conducente era completamente ubriaco e lo aveva urtato senza vederlo neanche, lui con la moto aveva tentato inutilmente di scansarlo , ma non c'era riuscito.

La sua unica fortuna era stata di non aver urtato la testa, grazie al casco.

Ma in quel momento mise in dubbio quella sua unica fortuna.

iniziava a considerare che forse sarebbe stato meglio morire, anziché continuare a conduree una vita come quella, in cui si sentiva terribilmente impotente.

A volte aveva tentato di riappropriarsi dei suoi riflessi, ma aveva ormai perso il controllo delle sue gambe, erano ormai come carne morta, si muovevano appena.

Il dottore gli aveva detto: che il fatto che un po' riuscisse a muoverle fosse un buon segno, e che con la riabilitazione avrebbe potuto riprendere a camminare.

Ma erano passati due anni dalla riabilitazione e lui non aveva visto alcun miglioramento.

Anzi, quando cominciò la riabilitazione, le cose presero una piega sempre peggiore, la sua ragazza lo lasciò per mettersi con suo fratello.

Questa era stata una delle cose che non avrebbe mai accettato, la vista di suo fratello con la sua Irie.

Ancora si chiedeva come aveva potuto suo fratello, essere così stronzo? E anche lei? Era vero, lui stava su una sedia a rotelle e la situazione era difficile per lei e per suo fratello, e forse avevano trovato conforto l'uno tra le braccia dell'altro, ma a lui non ci avevano pensato?

A lui che viveva quella situazione in prima persona? Lui che non sapeva di quelle volte che loro due si erano incontrati di nascosto, mentre era in ospedale o a fare la riabilitazione.

La primavera di Kai #wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora