La sedia accanto alla mia scivola silenziosamente sul pavimento dell'aula di musica.Mi giro appena verso Thomas, che, dopo essersi seduto, inizia a tirare fuori uno ad uno tutti i libri per la materia che dovrà spiegarmi oggi, ovvero matematica.
Con la coda nell'occhio seguo i suoi movimenti lenti e accurati, poi comincio a preparare tutto ciò che serve a me, ovvero una matita, un foglio e la gomma.
"Allora - dice rompendo il silenzio - da cosa vuoi iniziare?" mi chiede non spostando gli occhi dal libro.
Deglutisco piano e penso a quale sia il primo argomento che non ho capito. Per sua fortuna le addizioni e le sottrazioni le so, se no sarebbe stato un lungo lavoro da fare.
"Le disequazioni... si, quelle!" dico pensierosa mordicchiando la matita.
Senza neppure guardarmi annuisce e inizia a spiegare.
Cerco di stare dietro ai suoi ragionamenti e sorprendentemente, dopo un'iniziale fatica, ce la faccio. Ha un modo strano di spiegare, lui racconta le cose, non ripete le formule a memoria, e questo riesce a far risultare tutto più semplice; è come se stesse raccontando una favola.
Riesco a fare anche la maggior parte degli esercizi, e, mentre controlla l'ultima disequazione, mi sento fiera di me stessa, ma, al contempo, un senso di irritazione continua a pervadermi.
Durante la lezione mi avrà guardata al massimo tre volte, mi sta in pratica evitando pur avendomi a pochi centimetri da lui.
Lancio un'occhiata all'orologio attaccato alla parete e scopro che sono già le tre e manca solo mezz'ora alla fine della lezione.
Il mio sguardo torna a posarsi su Thomas che ha appena finito di correggere e sta guardando l'orologio che ha al polso.
"Bene" esordisce iniziando a riordinare le sue cose "non ho nient'altro da spiegarti a proposito delle disequazioni, le hai capite perfettamente come dimostrano gli esercizi. Brava. Oggi finiamo prima."
Dice quel 'brava' come se fosse il padrone di un cane che ha appena ripreso la palla e non gliene fregasse niente. Ok, accetto il fatto che non ti sto simpatica, ma questo è troppo.
"Perchè ti comporti così?" chiedo inclinando leggermente la testa di lato e voltandomi completamente verso di lui.
"Così come?" chiede non guardandomi neanche e continuando a mettere via indisturbato la sua roba.
Sbuffo irritata e gli blocco il braccio che sta prendendo l'astuccio. "Come se ti stessi antipatica! Non mi guardi neppure!" dico un po' offesa.
La sua mano lascia andare l'astuccio e anche Thomas si gira completamente e fissa i suoi occhi marroni nei miei; alza un sopracciglio e mi osserva ironico.
"Ok, so di starti antipatica ma... hai capito no?" chiedo alzando gli occhi al cielo.
Porto le mani in grembo e inizio a giocare con le dita."Non ho nessun problema con te, solo che potresti potare problemi a me e ai miei amici..." dice e abbassa gli occhi.
Lo guardo stranita e mi avvicino di più a lui. "Tipo?" Chiedo, anche se non sono sicura di voler sapere la risposta.
Sbuffa e fissa i suoi occhi nei miei. "Problemi che hanno un nome, cioè quello del tuo ragazzo"
Rimango allibita dalla sua risposta e mi allontano da lui infastidita. "Simone non farebbe mai del male a nessuno! Non accusarlo così!" Affermo arricciando il naso.
Per un attimo Thomas mi guarda sorpreso, poi scoppia a ridere. "Ma sei seria? - chiede tra una risata e l'altra - non è forse il tuo caro ragazzo il terrore di tutti i poveri primini di questo liceo?! Non è forse lui colui che, a capo di un branco di animali che si definiscono 'persone', ha rovinato a me e ai miei amici due anni di vita?!" Si alza in piedi e questa volta posso leggere chiaramente la rabbia dipinta sul suo volto.
Abbasso lo sguardo mentre Thomas si passa una mano tra i capelli in preda alla frustrazione.
So che Simone non è e non è mai stato gentile con persone che non fanno parte della sua cerchia di amici, ma non lo definirei un bullo.Ripenso alle sue parole e velocemente penso ad una soluzione, non possiamo andare avanti così per i prossimi 3 mesi.
"Se è questo il tuo problema, possiamo risolverlo subito." Mi alzo in piedi e mi avvicino a lui, fino ad essergli di fronte.
Thomas inclina leggermente la testa e mi osserva, non capendo le mie intenzioni.
"Io ti giuro che né Simone né i suoi amici vi daranno mai più fastidio né a causa mia né per qualsiasi altra cosa." Affermo e allungo una mano verso di lui.
Thomas non sembra molto convinto, ma allunga comunque la destra verso la mia. Prima che si possano stringere, però, si blocca e mi chiede dubbioso: "Lo giuri?"
Mi ci vuole un attimo. Voglio essere sicura di ciò che dico, perché questo patto è qualcosa di strano, qualcosa che va al di là di una promessa.
Con questa stretta di mano non solo coinvolgeremo anche persone esterne che non c'entrano nulla, ma diverremo anche in qualche modo legati.
Mentre alzo gli occhi verso di lui una strana scossa mi percorre. È la stessa sensazione che ho provato quando stavo andando dalla prof. di matematica, solo che questa volta è piacevole.
"Te lo giuro" dico con convinzione.
La sua mano stringe la mia con vigore e ci sorridiamo.
"Mi fido eh" dice in modo giocoso spingendomi leggermente.
È strano ma piacevole il fatto che ha preso così un fretta confidenza.
Rido e gli tiro un piccolo pugno sulla spalla cercando di scacciare l'iniziale timidezza.
La cosa sembra funzionare perché ci allontaniamo insieme chiacchierando del più e del meno dall'aula di musica e ci dividiamo all'uscita della scuola.
Mi saluta con un sorriso e si allontana con le cuffie nelle orecchie.
Non so perché, ma penso che potremmo diventare amici.
Sarò veloce: sono una persona orribile e mi odio per aver aggiornato dopo una settimana con 997 parole.
Non sono perfetta, a volte mi farò attendere ma ho avuto un po' di problemi.Ringrazio alicemeroni per il commento sul capitolo 2 che mi ha dato una svegliata.
[09/01/2017, 22:30]
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I belong with you ~ Thomas Bocchimpani
FanfictionGaia è una ragazza comune sotto nessun punto di vista. E la scuola proprio non le piace, tanto da ritrovarsi a Marzo con un'ultima occasione per salvare l'anno scolastico: prendere ripetizioni da Thomas, che non è esattamente il tipo di ragazzo con...