Capitolo 14

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Cammino lentamente per il corridoio della scuola troppo affollato.

La musica mi rimbomba nelle orecchie coprendo tutto il frastuono che mi circonda.

Oggi è lunedì, e, se non fosse stato per Thomas che sabato pomeriggio mi ha fatto promettere che sarei tornata, a quest'ora probabilmente sarei ancora a letto.

"Che schifo..." sussurro vedendo un ragazzo e una ragazza di quinta limonare appoggiati al muro accanto alle macchinette.

Distolgo lo sguardo e affretto il passo.

Dopo quel maledetto sabato sera in discoteca vedere due persone baciarsi mi provoca un enorme vuoto nello stomaco, così grande che durante la mia piccola vacanza casalinga ho saggiamente evitato di guardare film tipo 'Titanic' o 'Via col vento'.

Finalmente, a qualche metro di distanza da me vedo la scritta 3'A; non avrei mai pensato che un giorno sarei stata felice di leggere quel numero e quella lettera vicini, eppure oggi questi rappresentano la mia salvezza da Simone, Roberta e compagnia bella. Per ora non li ho ancora incontrati, e spero di non vederli mai più per il resto della mia inutile vita.

Ma, proprio mentre sto varcando la porta della classe e mi sto togliendo la cuffietta destra, sento il mio nome pronunciato, o, per meglio dire, urlato, da una voce fin troppo sconosciuta.

Non ho neppure il tempo di pensare ad un modo per scappare che Roberta ha già afferrato il mio braccio e mi sta trascinando lontano.

"Ma che fai?!" Le chiedo cercando di fermarla o di liberarmi, ma lei non mi calcola e continua imperterrita.

I suoi capelli biondi, legati in una coda alta, continuano a finirmi in faccia, così mi ritrovo a sputacchiarli via per evitare di strozzarmi.

Sale le scale velocemente ed io sono costretta mio malgrado a seguirla; alla fine, dopo essersi guardata un secondo attorno, decide di fermarsi al piano del musicale.

Entriamo in corridoio e da lontano vedo Thomas e Marcello parlare appoggiati al muro.

Cerco di chiamarli per chiedergli aiuto, ma Roberta non me ne lascia il tempo perchè mi spinge nell'aula di musica e chiude la porta.

"Io e te dobbiamo parlare." Dice semplicemente.

"Non penso proprio!" Le rispondo, e cerco di superarla per andarmene, ma lei mi si para davanti, impedendomi il passaggio.

"Levati!" Le urlo, ma lei scuote la testa.

"Voglio raccontarti cosa mi è successo quel maledetto sabato sera! Per favore, devi ascoltarmi!" Mi dice con tono supplichevole.

Mi passo la lingua sulle labbra e valuto le sue parole.

Lancio un'occhiata alla porta, poi il mio sguardo torna su Roberta.

'Non voglio ascoltare le sue scuse... non me la sento di perdonarla...' Penso.

"Io-" Comincio, ma vengo interrotta dalla bionda di fronte a me.

"Voglio essere sincera con te sin dal principio: io... penso di essermi innamorata di Simone."

La campanella suona, e, in pochi minuti, il trambusto che si sentiva prima provenire dai corridoi cessa, ed io passo quei momenti ferma a fissare il vuoto, scossa profondamente.

"Se vuoi andartene, puoi farlo... - Dice spostandosi leggermente verso destra con le braccia incrociate e indicandomi la porta con un cenno - ma se vuoi ascoltare la mia storia, mettiti comoda perchè ci vorrà un po'."

Con passo lento, si siede su uno dei banchi e mi osserva, in attesa della mia decisione.

'Come se, a questo, punto, potessi andarmene...' penso amaramente mentre, con un sospiro, lascio scivolare dalle spalle la cartella e mi tolgo il giubbino.

I belong with you ~ Thomas BocchimpaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora