Capitolo 35

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Il mondo che mi si presenta davanti è troppo surreale per essere vero; ma mi piace pensare che, in un certo senso, lo sia. Sono in mezzo ad una strada perfettamente asfaltata e sto camminando tranquillamente, come se niente fosse, nonostante non stia assolutamente toccando terra. Sto fluttuando in aria nel vero senso della parola. 

Solo quando inizio a prestare maggiore attenzione al paesaggio circostante, ho la conferma che nulla di tutto questo è reale, anche se lo sembra. Probabilmente sto sognando. 

Le case ai lati della strada sono fatte di nuvole. Nuvole soffici e bianche. Nuvole soffici e bianche che mi stanno salutano. 

Inquietante. 

Continuo a fluttuare in aria su questa stradina per quella che mi sembra un'eternità e, quando mi ritrovo davanti ad una casa di caramelle, zucchero filato, bastoncini di zucchero e qualsiasi dolce possibile ed inimmaginabile, capisco di essere arrivata finalmente alla fine di questa straziante camminata senza un senso logico. Dove sono finita però? Nella storia di Hänsel und Gretel? Mi strofino entrambi gli occhi, sperando di aver visto male, ma tutto ciò che ottengo è una caduta. Infatti, inizio a precipitare nel vuoto. 

Le case di nuvole scompaiono così come il paesaggio e, improvvisamente, tutto si dipinge di un nero penetrante. Continuo a cadere nel vuoto fino a quando non atterro su un mucchio di foglie, senza sentire nessun tipo di dolore. Deve proprio trattarsi di un sogno. 

Mi alzo velocemente in piedi, controllando comunque di essere intera, e togliendomi alcune foglie dai capelli. Non appena lo faccio, la loro vocina stridula che mi dice di spostarmi e lasciarle in pace, mi fa spaventare. Da quando le foglie parlano? 

Faccio come mi è stato ordinato e, bastano solo un paio di passi lontano da quel punto perché lo scenario cambi nuovamente. 

Sono su una spiaggia, a poca distanza da una casetta abbandonata. Ignoro anche solo l'idea di avvicinarmi o entrarvici e mi dirigo, invece, verso il mare. Quando immergo i piedi nell'acqua, una figura si materializza al mio fianco, facendomi urlare per lo spavento. 

Cosa diamine ci fa qui l'assistente di mia mamma? Prima che possa chiedergli cosa sta facendo, da non so dove, tira fuori un cartone di pizza, porgendomelo e scomparendo un'istante dopo. 

Cosa cazzo sto sognando? 

Apro riluttante il cartone che mi è stato appena consegnato ma, prima di riuscire a vedere cosa c'è al suo interno, tutto scompare e io apro gli occhi, ritrovandomi nella mia stanza d'albergo. Con Edoardo a fianco. 

"Grazie al cielo! Mi hai fatto fare un infarto"
Borbotta lui, sopra di me, mentre mi aiuta ad alzarmi.

Mi gira la testa. Anzi, gira direttamente tutta la stanza. Anche Edoardo sta girando. 

"Perché non stai fermo?"
Domando sedendomi sul letto e massaggiandomi le tempie mentre cerco di capire per quale assurdo motivo Edoardo non sia capace di stare fermo. 

Accipicchia, non mi ricordavo che svenire fosse così. L'ultima volta che mi è successo avrò avuto forse sette anni. 

Il sole, a quanto pare, mi ha fatto davvero male. Forse ho preso un'insolazione. Non escludo nessuna opzione. 

In risposta alla mia domanda Edoardo scuote la testa in senso negativo, borbottando qualcosa come ci mancava solo questa prima di allontanarsi ed andare in bagno. Torna solo alcuni istanti dopo con un asciugamano bagnato in mano e un bicchiere d'acqua.

"Tieni"
Esclama porgendomelo e mettendosi al mio fianco.

Lentamente inizia a tamponarmi la fronte con l'asciugamano mentre io lo guardo dubbiosa. Cosa diamine sta facendo? Perché lo sta facendo? Che senso ha?

Si scrive errore ma si legge amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora