Capitolo 64

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Aver parlato con Gabriele, sotto un certo punto di vista, mi ha fatto sentire bene. Ha messo in chiaro le cose e ha concluso definitivamente una questione che era rimasta aperta. 

Mi ha fatto stare meglio anche il pianto successivo alla nostra conversazione. Mi sono liberata di qualsiasi cosa e mi sono sentita, per la prima volta negli ultimi tredici giorni, leggera. Non c'erano pensieri pesanti o ricorrenti, solamente la consapevolezza che devo continuare la mia vita così come farà anche lui.

Non ho dormito molto questa notte. Ho passato più che altro troppo tempo immersa nella lettura di uno di quei libri tanto surreali quanto accattivanti. Ho spento la luce e chiuso il libro solo quando mi sono ritenuta soddisfatta del punto in cui ero arrivata. 

Ed ora, mentre cerco di concentrarmi nelle parole che leggo, il telefono squilla per l'ennesima volta. 

Guardo nuovamente lo schermo e il nome che vi lampeggia sopra è sempre lo stesso: Edoardo. 

Mi ha chiamato già quattro volte e ho sempre lasciato che la suoneria finisse e che la stanza ritornasse nel silenzio totale. Ora, però, non sono più così sicura di poter rifiutare ancora la sua chiamata. 

Mancano appena due giorni alla sua partenza e, anche se solo l'idea di parlare con lui apre una voragine di sentimenti contrastanti, so che non posso ignorarlo totalmente. 

Devo mettere un punto anche alla storia con lui. Non posso continuare a lasciare aperte questioni che mi tormentano. 

Pongo il segnalibro dove sono arrivata e osservo ogni lettera che compone il suo nome.

Sette lettere, un programma. 

Edoardo nasconde un mondo così vasto che sarebbe impossibile scoprirne tutte le sfaccettature e le particolarità. Solo iniziando ad esplorarlo mi sono innamorata di lui, non oso immaginare cosa potrebbe succedere se decidessi di continuare. 

Conto fino a tre e poi rispondo. 

Devo assolutamente chiudere questa parentesi della mia vita se voglio iniziare un nuovo capitolo. Ho bisogno di un punto fermo, non di una virgola. 

"Pronto?"
La mia voce è un sussurro e temo quasi che lui non mi possa sentire. 

"Ormai ero convinto di doverti chiamare altre cento volte perché tu potessi rispondere. Non pensavo l'avresti mai fatto"

Già nell'ascoltare la sua voce, seppur attraverso un congegno elettronico, una morsa di nostalgia mi pervade. 

In questi giorni mi è mancato più di quanto voglia ammettere. Ho avuto la forza necessaria per ignorarlo fino a questo momento, ma non so davvero come sia stato possibile. 

Ogni volta che qualcosa di lui mi tornava in mente mi sentivo in colpa per Gabriele. Ora, però, con Gabriele si è volti ad una conclusione e, sebbene non sia così rosa e fiori, mi ha permesso di raggiunge una sorta di livello di pace con me stessa. 

Ovviamente sarò sempre mortificata per ciò che ho fatto e ricorderò a vita il suo sguardo, la sua espressione di dolore e il suo essere interamente distrutto; ma per questo non posso farci nulla. Probabilmente è il prezzo da pagare per i miei errori. E, adesso, spero di essere pronta per affrontare anche Edoardo. Voglio solo che tutto questo si concluda e che ognuno di noi riesca a tornare alla sua vita. 

Vorrei commentare di essere d'accordo con la sua affermazione, ma non ne ho la forza. Preferisco andare direttamente al punto focale di questa sua azione e decisione. 

"Perché mi hai chiamato?"
Domando senza troppi giri di parole.

"Cami, mi dispiace"

Non c'è nemmeno bisogno che specifichi per cosa gli dispiace perché lo sappiamo benissimo entrambi. 

Si scrive errore ma si legge amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora