La notte passa quasi troppo velocemente e mi viene spontaneo chiedermi per quale assurdo motivo io debba stare sveglia così tanto e dormire così poco.
Il bussare alla porta mi fa rigirare nel letto un paio di volte prima che decida di scostare con rabbia le lenzuola ed andare ad aprire. Che fastidio! Io volevo dormire!
"Cosa vuoi?"
Sbotto, sapendo benissimo che l'unica persona su questa terra che potrebbe rompere i coglioni di mattina è Edoardo.Visto il mio gesto improvviso lui si blocca con la mano a mezz'aria per poi sorridermi leggermente e ricomporsi.
"Andiamo a fare colazione?"
Chiede semplicemente squadrandomi dalla testa ai piedi.L'unica cosa che ho omesso completamente dalla mia valigia sono i pigiami veri e propri, quelli abbinati che ti fanno sembrare quasi dolce. Non li uso mai. Non ho idea del motivo per il quale non mi sia mai abituata ad usarli, semplicemente non lo faccio. Quindi, di conseguenza, i miei pigiami consistono in vestiti comodi che trovo nell'armadio. E, in questo momento, il mio pigiama è rappresentato da una maglia a maniche corte e un paio di culotte.
"Vuoi dirmi che tu mi hai svegliato solo per andare a fare colazione?"
Respira Camilla, respira.
Ora come ora non fatico affatto ad immaginarmi come un personaggio di qualche cartone animato con i capelli conciati in una maniera indescrivibile, il fumo che esce dalle orecchie e un fastidioso tic all'occhio per il nervoso. E, non escludo nemmeno l'ipotesi che tutto ciò possa essere reale. Probabilmente sono conciata proprio in questo modo.
"Si?"
La sua innocenza, per qualche strana ragione, mi fa arrabbiare maggiormente così mi limito a sbattergli la porta in faccia tornando sui miei passi e buttandomi sul letto."Vieni a fare colazione, allora?"
Urla lui dall'esterno facendo in modo che io inizi a riflettere sulla sua non intelligenza. Non ha pensato che possa esserci qualcun'altro, oltre alla sottoscritta, che sta ancora dormendo? Urlando, di certo, non aiuta nessuno."No!"
Grido in risposta, rimettendomi sotto le lenzuola e affondando il viso nel cuscino.Non importa quanti gradi ci siano io vorrò sempre avere le lenzuola. Questa è un'altra delle mie piccolissime fissazioni. È come se potessero proteggermi da qualsiasi cosa. Sono un po' come una barriera e, senza, non riesco davvero a dormire.
"Ma mi vuoi lasciare solo?"
A questa sua domanda faccio un verso di lamento contro il cuscino, alzandomi nuovamente dal letto ed andando ad aprire ancora la porta."Cazzo, dovrebbero darti il premio Nobel per la rottura di coglioni! Sei una palla, Edoardo!"
Esclamo non appena ce l'ho di fronte.Lui si limita a sorridermi un'altra volta prima di darmi un bacio sulla guancia.
"Fra quindici minuti nella hall, ti aspetto"
E detto ciò si avvia verso la fine del corridoio per poi prendere l'ascensore sempre con il mio sguardo inceneritore su di lui. Lo fisso fino a quando non entra al suo interno e poi decido di rientrare in camera.Ho quindici minuti per cambiarmi e, visto che mi ha svegliata, diventeranno trenta. Così, per ripicca.
Molto lentamente decido di andare in bagno e farmi una doccia anch'essa più lenta del solito e, quando esco, mi accorgo che mi sta già aspettando da venti minuti. Che aspetti. Così impara a svegliarmi. Non ho idea di che ore siano ma giuro che avrei solo voluto dormire un altro paio d'ore.
Con tutta la calma di questo mondo mi cambio, mi lavo i denti sapendo benissimo che poi dovrò lavarli un'altra volta, e mi avvio verso il piano inferiore con venticinque minuti di ritardo rispetto all'orario che mi aveva dato lui.
Accipicchia, che peccato.
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Si scrive errore ma si legge amore
Roman d'amourEdoardo e Camilla si conoscono da tutta la vita. Non sono migliori amici, non sono parenti e men che meno sono fidanzati. Sono semplicemente compagni di classe. O almeno, lo erano. Ora che anche le superiori sono finite entrambi si ritrovano a fare...