Capitolo 39

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Quando ci distanziamo sulle sue labbra si forma un sorriso che potrebbe incantare chiunque e, dentro di me, nasce una nuova convinzione: devo parlare con Gabriele a tutti i costi. Devo trovare il coraggio per dirgli tutta la verità. Deve sapere quelli che sono i miei veri sentimenti e deve anche sapere ciò che è successo durante questa vacanza. E voglio che lo venga a sapere dalla sottoscritta. Almeno questo glielo devo. 

Mi sono sempre chiesta se l'amore, con il tempo, rimanesse quel sentimento forte e travolgente che è o diventasse semplicemente abitudine e routine; ma non sono sicura che esista davvero una risposta. E, nel caso esistesse, io non l'ho di certo trovata. 

Sì? No? 

Con Gabriele stavo bene, andava tutto bene, mi sentivo bene, e poi è arrivato Edoardo. In realtà c'è sempre stato; ma non come in questo momento. Serviva davvero lui per farmi aprire gli occhi? Mi sarei accorta da sola che ciò che provavo per Gabriele stava, lentamente, sfumando? Non lo so e non penso di voler conoscere la risposta. Per la prima volta nella mia vita, non voglio saperlo. 

Ora l'unica cosa che so è che devo e voglio parlare con lui. Però non posso farlo per telefono, ho bisogno di averlo di fronte. Dobbiamo prima tornare in Italia perché io possa parlargli e ho come l'impressione che quest'attesa, nel frattempo, potrebbe essere letale; però non posso fare altrimenti. 

"Che ne dici di andare a fare colazione, mostriciattolo?"
Mi chiede allontanandosi un minimo.

"Direi che è un'ottima idea"

E così, quasi come se fossimo una coppietta felice e non due traditori con la coscienza sporca, ci cambiamo e ci dirigiamo al piano inferiore per mangiare. E, mentre ognuno fa la sua colazione, parliamo di cose veramente assurde. Passiamo dal parlare del cibo che abbiamo nei piatti all'aeronautica, dal nostro vecchio professore di spagnolo al cameriere vestito di rosa che sta servendo alcuni tavoli, da Anna che ci passa accanto e ci saluta a come fare una torta senza bruciarla del tutto, da quanto lui stia bene con qualsiasi capo d'abbigliamento a quanto gli piaccia il rosso su di me, da quanto siamo stati cretini a non ascoltare mai nessuno quando ci dicevano che saremo stati benissimo insieme a quanto tutto ciò sembri comunque surreale.

E, mentre parliamo con estrema tranquillità e spensieratezza, io capisco davvero di volere tutto ciò. Capisco di voler rivivere questo momento ogni singola mattina. Con Edoardo. 

Una volta finita la colazione ci dirigiamo nuovamente verso le nostre camera e poi in spiaggia. 

Il sole è fantastico e, il mio costume rigorosamente rosso con le spalline scelto da Edoardo, è in perfetto abbinamento con il mio umore. Mi sento viva.

"Non mi va molto a genio il fatto che tu continui a dirmi cosa mettere"
Mi lamento al suo fianco mentre sistemiamo le cose sull'ombrellone.

"Non è colpa mia se hai un pessimo gusto nel scegliere i vestiti"
Borbotta di rimando mentre si toglie sia la maglia che i pantaloni e li appende al gancio, rimanendo nel suo semplicissimo costume nero ancora con il mio sguardo puntato addosso.

"E allora perché quando li scegli tu vanno bene? Li ho comunque comprati io, testa vuota"
Ribatto togliendomi, a mia volta, il copricostume ed appendendolo vicino agli abiti di Edoardo. Successivamente tiro fuori la mia crema solare dalla borsa e gliela passo, facendogli segno di mettermela sulle spalle.

"Perché, prima di tutto, so come abbinare i vestiti, e poi, so cosa ti valorizza. Ora più di prima"
Sussurra in modo sensuale spalmandomi la crema sulla schiena per poi lasciarmi un bacio sulla spalla destra.

Anche questa semplicissima azione svolta da Edoardo acquisisce una connotazione altamente erotica. Ma è mai possibile che io, puntualmente, pensi alla sua sensualità anche nelle piccole cose? Ormai è evidente come il mio cervello, il mio sistema nervoso e il mio sistema sensitivo non reggano la sua vicinanza. Non c'è altra spiegazione. 

Si scrive errore ma si legge amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora