CAPITOLO 5

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Torno in classe a testa bassa.

Busso alla porta e attendo una risposta dall'interno.

"Sí?", risponde una voce maschile rauca e profonda.

Entro e il professore mi guarda come se fosse la prima volta che mi vede.

"Ti sei persa? Sei stata fuori quasi tutta l'ora."

"No è che non stavo molto bene e mi sono fermata in mensa."

"Va bene, per questa volta non ti rimprovero, ma sappi che io tengo molto che ognuno di voi sia presente alle mie lezioni."

"Sí, mi scusi ancora."

Mi siedo nell'unico banco vuoto a metà fila della prima colonna e poggio la testa sul banco ascoltando i folli discorsi del professore sulla procreazione marina.

Suona la campanella ed io rimango seduta al banco senza piegare ciglio.

Rialzo leggermente il capo per vedere con quante persone dovrei restare in classe e lo lascio cadere nuovamente giú.

"Hey."

Alzo lo sguardo e Noah è davanti a me.

"Oh... senti io prima davvero non volevo dist-", comincio a scusarmi per l'enorme figura da idiota fatta poco prima davanti alla sua ragazza.

Comincio a gesticolare come una scimmia addestrata, ma lui mi blocca.

"No tranquilla è la mia ragazza, ma io la voglio lasciare, quindi non hai fatto nulla di male."

Non capisco dove voglia arrivare, ma sono troppo stanca per contestare.

"Questa mattina mi sono preoccupato. Ti sei messa a piangere, gradirei saperne il motivo."

Sapeva perfettamente il motivo. Non so per quale bizzarra ragione voglia farmi rivivere quell'esperienza.

"No, non stavo piangendo."

È palese la mia bugia.

"I tuoi occhi erano lucidi."

"È il troppo caldo, mi fa questo effetto."

Mi sto arrampicando sugli specchi.

"Basta inventare scuse, è così grave il motivo?"

"Non voglio parlarne e basta. Non c'è nulla da spiegare.", Mi innervosisco.

Comincio a torturare l'elastico che indosso attorno al braccio a causa del nervosismo.

"Va bene. Scusa.", China la testa e chiude la zip del suo giubbino color panna.

"Questo ragazzo ti sta importunando?"

Urla una ragazza che arriva da dietro completamente all'improvviso ridendo come una matta.

Le sue emozioni contrastanti sono buffe. Prima sembrava fosse arrabbiata, mentre dopo incomincia a ridere.

Capelli corti e biondi; quasi bianchi talmente chiari, truccata alla perfezione, converse bianche, jeans nero, maglia color senape e sorriso che spacca le pietre.

Nel sorriso delle persone si può percepire il loro passato. Lo noti quando un sorriso è forzato, o quando semplicemente, non c'è affatto.

"No, stavamo parlando.", rido con lei.

"Stavamo parlando davvero, Lucy.", Ripete lui riferendosi alla bionda.

"Se hai bisogno di qualsiasi cosa e in caso tu senti il presentimento che ti voglia abbordare, urla e correrò.", va via ridendo dopo avermi ammiccato un occhiolino.

Un segreto da custodireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora