CAPITOLO 32

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"Non possiamo stare qui, dobbiamo andarcene.", Dice mentre cerca di coprire il mio volto.

"Perché? Cos'è successo?"

"Ci sono le Guardie."

"Guardie?"

"Sì Morgan, non è affatto un posto sicuro per te; ti uccideranno se non ce ne andiamo alla svelta."

Uccideranno?

Sono così aggressivi qui?

"Ma come? Cioè, addirittura?"

"E non solo.", Aggiunge.

"Non voglio sapere altro.", Lo interrompo.

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La cosa che mi faceva più paura di tutte non erano le guardie, ma la paura di noi.

Se io fossi rimasta qui, sarei invecchiata e morta subito.

Se lui fosse venuto da me, sarebbe invecchiato e morto subito.

Non avevamo scampo.

Eravamo continuamente rinchiusi in una bolla.

Un oblio inevitabile.

Non c'era scampo.

Non eravamo destinati a stare insieme.

--

Mi stringe il polso e mi trascina a qualche centinaia di metri più in là.

"Dove stiamo andando?", Chiedo con il fiatone.

"Zitta non parlare, loro possono sentirti."

Dannazione, adesso comincio ad avere paura.

"Loro chi?", Testarda come sono non posso restare zitta.

"Ti prego, mi stai spaventando.", Ripeto.

La seconda regola di un'avventurieria è sempre quella di scoprire più cose possibili.

Se hai l'opportunità di sapere di più, fai in tutti i modi per informati.

"Loro!", Sbotta ormai stufo delle mie continue domande.

Indica dietro di me e mi giro all'istante.

Tre cose enormi stanno marciando avanti e indietro.

Non so cosa sono.

So solo che ho paura.

"Dio mio, ma cosa sono?", Chiedo portandomi una mano davanti alla bocca.

"Sono le Guardie."

"Ma cosa sono?", Chiedo aumentando il volume della voce.

"Cazzo Morgan, stá zitta!"

"Nome umano. Nome umano. Nome umano. Intruso. Intruso. Intercettare. Polverizzare. Uccidere. Uccidere."

Oh cazzo, cazzo, cazzo.

Continuano a ripetere tutto ciò all'infinito.

Le parole 'polverizzare' e 'uccidere' rimbombano nella mia testa come un eco infinito.

Sono dei robot enormi.

Non so come descriverli.

Al posto delle mani, lunghe lame.

I piedi di piombo che fanno tremare la terra appena cambiano passo.

E tanto, tanto, ma tanto inquietanti.

"La collana Morgan! La collana dov'è?", Chiede impaziente.

"È qui."

Metto le mani in tasca, ma è vuota.

Vuota.

"Non c'è più!", Sollevo lo sguardo guardandolo impaurita.

"Come non c'è più? Controlla meglio!"

Mette la mani nelle mie tasche e quando anche lui si accerta che sono vuote, sbianca.

"Diamine Morgan!"

"Mi sarà caduta da qualche parte nel prato.", Sbraito nascondendo le mani tra i capelli.

Il cuore palpita talmente veloce che non riesco a sentirne più neppure la frequenza.

"Tu nasconditi lì.", Mi ordina spingendomi il più lontano possibile.

Corro a nascondermi dietro un grande ammasso di latta mentre vedo lui allontanarsi cercando di non dare nell'occhio.

Fai presto, ti prego.

Poco dopo, con mia grande sorpresa, noto che i robot si sono dissolti nel nulla.

Mi giro e mi rigiro senza veder traccia di loro.

Emano un sospiro di sollievo e quando faccio per voltarmi un'ultima volta, vedo ciò che non avrei mai voluto vedere.

Sono tutti qui, schierati in fila, dal più alto al più basso.

Mi guardano. Mi fissano, per puntualizzare.

Sono così finti e spaventosi da sembrare veri.

Se resto un altro solo secondo davanti a loro, rischio di svenire dal terrore.

Mi trattengo dall'urlare e comincio a farmi spazio tra il prato fiorito correndo più veloce di un maratoneta; e quando la paura di un possibile razzo scagliato da parte mia, o un semplice modo per ammazzarmi comincia a prendere il sopravvento, l'aria inizia a mancare.

Le gambe procedono per seconde, perdendo la sensibilità e la velocità.

La vista è l'ultima cosa a sparire.

Dopo di essa, il buio inizia a possedermi.

Penso che questa sia la fine.

Credo di aver raggiunto il limite.

Ho fatto di tutto per arrivare fino a qui, mi sono comportata come una bambina capricciosa ed eccone il risultato.

Non so neppure dove mi trovo, sto viaggiando in uno spazio temporale e se ci penso adesso, è una storia del tutto irreale.

Aiden è un alieno, io sono in un pianeta alieno circondata da robot; non so nemmeno se continuo a vivere o sono in coma.

Forse sono in uno stato totale di coma dopo un incidente e non me lo ricordo.

Forse è tutto frutto della mia immaginazione.

Forse, io spero che sia tutto inventato.

E pensare che io, per amore stesso, mi sono ritrovata qui.

In un posto che nemmeno conosco, a rischiare la vita.

Però, se è tutto vero, se è vero che Aiden è un alieno e che il nostro amore non potrà mai essere possibile, preferisco morire.

Scelgo di morire, piuttosto che vedere morire il nostro amore.

Ed è così quando si ama una persona; metti il suo bene prima del tuo.

In questo caso, io scelgo di mettere il bene di tutti e due davanti al mio.

Dono la mia vita in cambio di un amore eterno.

Prendimi con te destino, qui la vita comincia a pesare.

Un segreto da custodireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora