Capitolo 3

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Mia restò a bocca aperta quando vide quanto la casa di Cody fosse grande e quanto fosse arredata bene. Aveva solo vaghi ricordi di quando era piccola, di quando con suo fratello passavano i pomeriggi a giocare tutti e tre assieme.
Continuò a girovagare per la casa sempre più meravigliata, adorava i quadri antichi appesi alle pareti ed i vasi stracolmi di fiori sparsi qua e là. Era quasi sicura ci fosse lo zampino di sua madre, una bella donna dai capelli corti e con il buon gusto nel vestire.
<< Wow, pagherei oro per vivere qui! >>
Esclamò Holland, sistemandosi il vestitino terribilmente corto che aveva deciso di indossare quella sera.
Mia, dal canto suo, aveva optato per dei semplici jeans strappati sul ginocchio e una canottiera nera, nonostante l'amica dai capelli biondo fragola fosse contraria.
"Hai un fisico stupendo, perché vuoi coprirlo a tutti i costi con questa robaccia?!" Ripensò alle sue parole e quasi le venne da ridere, Holland era e sarà sempre una malata di moda.
In poco tempo la casa iniziò a riempirsi, incontrò un sacco di persone mai viste prima, con cui chiacchierò molto facilmente, probabilmente tutto ciò era dovuto al fatto che l'amica era più fuori che dentro in quel momento. Le aveva detto di non alzare troppo il gomito ma lei non aveva voluto darle retta, così si era messa a blaterare con gente a caso e a ballare come una dannata. "È una festa e io sono giovane, quindi berrò fino allo sfinimento!" Le disse dopo esser quasi finita contro un povero ragazzo che passava di lì per caso.
Mia invece aveva bevuto solo qualche drink, sentiva la testa leggera e le gote rosse e calde, ma non si trovava certamente nella stessa situazione dell'amica, perché nonostante si stesse divertendo molto, qualcosa la turbava e la faceva restare lucida. Non aveva ancora visto Cody quella sera. Continuava incessantemente a squadrare ogni singolo angolo delle stanze in cui passava, aveva anche iniziato a farle male la testa talmente si era fissata.
Decise di lasciar perdere e andare a prendere una boccata d'aria in giardino con Holland, fu un'impresa ardua vista la gente che c'era anche fuori.
<< Smettila con questo broncio su, balliamo insieme! >>
L'amica la trascinò in un punto che vide mezzo vuoto, così da poter muoversi liberamente, senza rischiare di morire soffocate dalla calca di persone presenti.
Proprio quando si stava divertendo e la testa vagava in un altro mondo, sentì qualcuno afferrarla da dietro, percepì le mani grandi e morbide dello sconosciuto poggiarsi sui suoi fianchi e stringerla a lui, quando improvvisamente le sussurrò qualcosa all'orecchio.
<< Sei bellissima stasera. >>
Aveva capito perfettamente di chi si trattava e sorrise continuando a ballare attaccata a lui.
Mille brividi le attraversarono la schiena, perché le faceva quell'effetto?
<< Mia, non continuare, o non risponderò più delle mie azioni. >>
La ragazza allora si voltò e lo fissò attentamente. Caspita, doveva aver bevuto parecchio. Aveva gli occhi semichiusi, ma il solito sorriso capace di farti sciogliere come niente.
<< E se decidessi di fare questo? >>
Mia gli morse il lobo dell'orecchio e lo succhiò stringendolo forte tra le labbra, provocando in Cody un gesto quasi inconsulto, le appoggiò delicatamente le mani sul sedere sodo e strinse le natiche fino a farle sentire dolore. Il suo istinto parlava per lui.
Il ragazzo poggiò la fronte a quella di lei, la fissò negli occhi per pochi secondi che a lui sembrarono ore, non voleva assolutamente perdere il contatto visivo con quelle profonde pozze marroni. Avvicinò il proprio viso al suo, i loro nasi erano così vicini da sfiorarsi. Puntava alle sue labbra rosee e carnose, dovevano essere dolcissime da mordere.
C'era quasi, mancavano solo pochi centimetri, quando ad un tratto si sentì scaraventare per terra e un forte dolore alla spalla lo costrinse a piegarsi in due.

Tutti i presenti erano scioccati nell'assistere a quella scena, e non lo erano da meno i diretti interessati.
Mia non sapeva cosa fare, mancava così poco e stava per baciare Cody, mentre ora si trovava per terra a vederlo prendersi a pugni con suo fratello. Era lì in piedi impietrita, a guardare ciò che stava accadendo, come in un film, peccato che non lo fosse, anzi era la pura realtà. Voleva reagire ma il suo corpo non dava segni di vita, era lì presente ma la sua anima e la sua testa erano altrove, non sapeva davvero che cazzo fare. Poi, però vide Tyler spingere via Cody, e Holland insieme all'aiuto di altre persone, tenere fermo Dylan. Era una furia, non faceva altro che urlare contro Cody di non permettersi più di avvicinarsi alla sorella, ci vollero più di due persone per tenerlo fermo.
Mia si portò una mano alla bocca; guardando più attentamente, il fratello aveva un sopracciglio spaccato, mentre Cody se l'era cavata con un labbro sanguinante, su cui aleggiava un sorriso beffardo.
<< Ah davvero?! Tu vorresti tenermi lontano da lei?! E per quale assurdo motivo, mio caro O'Brien? >>
Dylan stava per ribattere ma Cody lo interruppe urlando di nuovo, aveva la vena del collo talmente gonfia che sarebbe scoppiata di lì a poco, se non si fosse dato una calmata.
<< Ti sembro forse un criminale, eh?! Un poco di buono?! O forse.. Forse è il contrario, che dici? Magari non sono io ad avere dei segreti. >>
Dei segreti? E adesso questo che diavolo significava?
Mia guardò in direzione del fratello per cercare una spiegazione, ma non disse niente, la sua espressione non mutò di una virgola.
<< Ok, abbiamo dato abbastanza spettacolo per oggi, adesso noi andiamo dentro. >>
Annunciò Tyler portandosi dietro Cody, che ancora non smetteva di guardare in cagnesco Dylan.
Holland balbettò qualcosa che in quell'istante la ragazza dai capelli lunghi e mori non riuscì a comprendere, le lasciò un leggero bacio sulla guancia, sparendo infine anche lei nell'enorme casa.
Mia era troppo sconvolta per capire, troppo per dare retta alle insinuazioni fatte da Cody, troppo per dare ascolto ai mormorii della gente presente lì alla festa, così si diresse a passo spedito il più lontano da quel maledetto posto. Non le importava se ci avrebbe impiegato ore a tornare a casa e se i piedi erano doloranti per via dei tacchi, voleva solo dormire e dimenticare tutto, sprofondare nel letto e non svegliarsi per un bel po'.
Il fratello però, prima che potesse fare scelte stupide e avventate, la prese per un polso e la trascinò fino alla sua jeep. Non poteva di certo farla tornare a piedi nel cuore della notte.
Durante il tragitto per tornare a casa nessuno dei due proferì parola, il silenzio in macchina era tombale e questo feriva molto Dylan. Era completamente spezzato dentro, si era reso conto di aver fatto una cazzata, una cazzata così grande che sua sorella stavolta non lo avrebbe perdonato così facilmente.
Arrivati finalmente a destinazione, Mia si precipitò in casa sbattendo la porta, si tolse quei stra maledetti tacchi sulle scale e si buttò a peso morto sul letto.
Poco dopo sentì suo fratello salire e piazzarsi davanti alla soglia della sua porta, aveva l'aria distrutta.
<< Senti, mi.. Mi dispiace, io.. Io non avrei dovuto. Ma mi sono lasciato prendere dalla gelosia, sai come sono fatto e.. >>
Dylan si passò una mano sulla faccia, com'era solito fare quando era spossato ed esausto di tutto, non riuscì a finire di completare la frase perché Mia lo interruppe.
<< Lascia perdere.. >> sospirò la ragazza affranta.
Si mise seduta a gambe incrociate sul letto e lo fissò per una manciata di secondi.
<< Sei ridotto davvero male, vieni.. Andiamo in bagno così ti dò una mano a medicarti. >>
Il moro si sedette sul bordo della vasca e Mia iniziò a tamponargli delicatamente il sopracciglio con un batuffolo di cotone imbevuto nel disinfettante.
Dylan grugnì dal dolore e alla sorella scappò una risatina, dopo tutto ci teneva a lui, ma ben gli stava, quella era la lezione che doveva pagare per essersi comportato come uno stupido.
<< Shh, smettila di fare il bambino o sveglierai mamma e papà. >>
<< Papà è alla centrale, sai, lavoro extra, e mamma ha il turno di notte all'ospedale, quindi, non preoccuparti. >>
Mia annuì e dopo aver finito gettò via tutto.
Si diresse nella sua camera, stava per chiudere la porta ma il fratello la bloccò con un piede.
<< Ascolta.. Noi potremmo.. Cioè io potrei.. Emh, potrei dormire con te? >>
Quella domanda la spiazzò leggermente, perché ormai non dormivano nello stesso letto da quando avevano iniziato a crescere e a litigare come dei dannati, tuttavia però accettò lo stesso, il fratello le sembrava davvero giù di morale quella notte.
Si misero sotto le coperte, entrambi di schiena, lei da un lato e lui da quello opposto, non osavano sfiorarsi nemmeno con un capello.
Dylan però sapeva che non avrebbe avuto un'altra occasione per stare così vicino a lei, e preso da un momento di coraggio si voltò e la cinse da dietro. Affondò il viso nell'incavo del collo della sorella e inspirò a fondo il suo profumo quasi vanigliato.
Mia rimase spiazzata da quel gesto ma lo lasciò fare, anzi, gli accarezzò il possente braccio che le cingeva la vita, quasi volesse calmarlo.
<< Quando prima ti ho chiesto scusa non mi hai lasciato finire.. Mi dispiace davvero tanto, lo sai e.. >>
Dylan espirò sul suo collo lasciandole dei piccoli brividi su tutta la pelle.
Perché si sentiva così strana? Come se avesse assolutamente bisogno di quel contatto? Si era sentita bene anche altre notti che aveva dormito con lui, ma erano passati anni, e non erano mai state paragonabili a questa volta.
<< E.. Non ti ho detto che io ti sento un po' mia, nel vero senso della parola. >>


SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutti! Come state? :)
Ecco qua il terzo capitolo della storia, so che probabilmente non ci starete capendo niente, ma, prometto che più avanti farò un po' di chiarezza ahah
Cosa ne pensate comunque? Vi sta piacendo?
Mi piacerebbe tantissimo avere dei vostri pareri tramite qualche commentino magari!
Un bacio 😘

Gaia. ❤

It's all a secret. || Dylan O'Brien & Cody Christian [COMPLETA.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora