Capitolo 13

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Aprire gli occhi e trovare Cody Christian dormire accanto a sè, era uno spettacolo al quale non avrebbe mai pensato di assistere.
Lei non era la solita ragazza che attirava l'attenzione degli altri.
Non era magra ed alta due metri come le modelle delle passerelle, anzi, si poteva definire bassa, fin troppo bassa per la sua età.
Tutte le ragazze nella sua scuola avrebbero venduto un rene solo per far si che Cody rivolgesse loro la parola, o che le degnasse di uno sguardo, anche solo di sfuggita.
E lei invece se ne stava lì, intenta a guardarlo dormire, di nascosto, come una piccola ladra.

Non voleva rischiare di svegliarlo facendo movimenti troppo bruschi, quindi stette in quella posizione ad ammirarlo per svariato tempo.
Dormiva a pancia in giù, con un braccio sotto al cuscino, e la guancia destra premuta su di esso.
Pensò che fosse buffo perché molte volte anche lei si ritrovava a dormire in quel modo.
Pensò che da quando aveva iniziato a frequentarlo, la sua vita si era rivoluzionata. Non seppe dire con precisione se in bene o in male, perché rischiava di morire ogni qualvolta trascorreva del tempo con lui. Tuttavia, però, erano proprio quegli attimi a farla sentire viva.

La luce del sole filtrava dalle finestre ed attraverso le tende color panna dell'hotel. Così, stando attenta a non fare il minimo rumore, si alzò dal letto, decisa ad uscire a prendere una boccata d'aria, fuori, sull'immenso balcone.

Addosso portava soltanto una maglietta di Cody, che lui la sera prima aveva detto essere la più piccola che avesse, ma che su di Mia, faceva da vestito.
Si sistemò i capelli arruffati, non dimenticandosi di prendere il telefono, appoggiato sul comodino in legno della camera, ed uscì all'aria aperta.

L'hotel non affacciava sul mare, ma riusciva ugualmente a vederlo in lontananza.
Fissando l'orizzonte, mille pensieri le vagarono per la testa.
In quell'ultimo periodo si era cacciata in guai più seri di quanti se ne fosse cacciata in tutta la sua intera vita.
Aveva donato la sua fiducia ad un ragazzo, solo perché era troppo cotta di lui per accorgersi che in realtà non era quello che immaginava.
Avrebbe voluto tanto tornare indietro e cambiare le cose, ma ormai ci era dentro fino al collo, e doveva andare avanti fino alla fine, a testa alta, come le avevano insegnato i suoi genitori.

Interruppe i suoi pensieri, prestando attenzione al suo telefono, che si illuminava incessantemente per via delle notifiche in arrivo.
Vide almeno tre chiamate da parte di suo fratello, e decise di richiamarlo, in pensiero che gli fosse successo qualcosa.

<< Mia! Sei ancora viva allora! >>
La voce pimpante di Dylan, già a quell'ora di mattina, aveva placato le sue preoccupazioni, ed allo stesso tempo riusciva ad infastidirla parecchio.

<< C'è bisogno di urlare quasi? Ho visto le chiamate. Cosa c'è? >>
<< Ah ah, davvero simpatica. Comunque, beh.. io e.. emh, Holland.. partiremmo dopo pranzo per tornare a casa.. tu vieni con noi? >>

Mia percepì il nervosismo del fratello anche dall'altro capo del telefono, per quanto riguardava l'argomento "Holland". Decise però di fare finta di niente, come se nulla fosse mai accaduto.
<< Si, d'accordo. >>
<< Ok, perfetto.. Mia? >>
<< Mmm? >>
<< Com'è andata.. emh, com'è andata ieri sera? >>
La ragazza capì dove il fratello volesse andare a parare, e sviò il discorso.

<< Tutto bene. Tu alla fine che hai fatto? Sei tornato a fare festa? >>
Disse lasciandosi scappare una risata.
<< No, te l'ho detto, non ero dell'umore. Sono rimasto in hotel. >>
<< Oh, capisco. >>
<< Con Holland. >>
<< Ohh, che bel..! No aspetta, cosa? >>
Mia per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Probabilmente doveva aver capito male.
<< Siete stati in camera insieme? Ci-cioè, avete dormito assieme? Cioè, voglio dire.. voi due da soli? >>
Dylan annuì, e la sorella dovette trattenere il respiro qualche secondo, per evitare di parlare.
Sentiva un fitto nodo alla gola che le impediva di proferire parola, così decise di assumere un'aria indifferente. Non voleva iniziare a singhiozzare proprio nel bel mezzo della loro telefonata.
<< Va bene. A dopo allora. >>
Chiuse la chiamata senza dargli nemmeno la possibilità di replicare. Si portò il telefono al petto, stringendolo forte tra le mani, quasi a volerlo frantumare.
Alzò gli occhi al cielo e sbattè più volte le palpebre per impedire ai suoi occhi di lacrimare.
Non riusciva proprio a trovare una risposta al perché di quelle sue insolite reazioni.

It's all a secret. || Dylan O'Brien & Cody Christian [COMPLETA.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora