Capitolo 24

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Un forte dolore alle tempie la costrinse a svegliarsi. Tastò, con gli occhi semichiusi, il lato del letto in cui solitamente si metteva Dylan, quando decideva di dormire assieme a lei, e lo scoprì vuoto. Si tirò sù, piuttosto dolorante, mettendosi a gambe incrociate in mezzo al letto. Il suo corpo era madido di sudore e accaldato, così decise di farsi un'alta coda di cavallo, nella speranza che i capelli le si staccassero dal collo appiccicoso. Quasi gemette di dolore, nell'avvertire la nuca farle male, rimembrando che qualche ora prima, la sua folta capigliatura era stata tirata come una fune. Ma non fu quello a preoccuparla e a farla sentire male, bensì l'assenza di Dylan dal suo letto. Aveva bisogno di sentirlo accanto a sè. Era stupido da dirsi, ma con lui che la cullava tra le sue braccia, si sentiva al sicuro da qualsiasi incubo.

Dopo l'aggressione da parte di Shelley, erano tornati immediatamente a casa, lui l'aveva medicata, per quanto ne fosse in grado, e l'aveva stesa delicatamente sul materasso, dicendole che l'indomani mattina avrebbero parlato.

Quella frase picchiava nella sua testa come un martello, così decise di scendere giù in cucina e dissetarsi con un bel bicchiere d'acqua fresco.
Sul tavolo aleggiava un bigliettino dalla scrittura piuttosto incomprensibile, e capì subito che si trattava di quella di suo padre. Per l'ennesima notte aveva deciso di rimanere a dormire in ospedale accanto a sua madre. Certamente non lo biasimava, sapeva quanto il loro amore fosse forte, e sapeva quanto lui stesse soffrendo.

Salì i gradini delle scale con molta calma, facendo attenzione a non inciampare. Non voleva rischiare di ritrovarsi con la faccia per terra, e con altri segni su di essa.
Raggiunse la camera di Dylan e aprì piano la porta, che cigolò comunque, ma non lo distrasse dal suo sonno beato.

Era steso a pancia in sù, con una mano sul petto nudo e scolpito. I capelli fissati col gel e spettinati, che gli davano tanto l'aria del bello e dannato. La bocca semichiusa, da cui fuoriuscivano dei leggeri sbuffi. Sembrava gli fosse stata dipinta. Aveva una forma perfetta, quasi a cuore, ed era così rosea da far venire voglia di baciarla.

Restò sulla soglia a fissarlo, per svariato tempo, come una stupida. Torturandosi le labbra, per via dell'indecisione che le attanagliava i pensieri. Non sapeva che fare, non ne era sicura. Voleva intrufolarsi sotto le coperte e accoccolarsi contro il suo corpo, ma aveva paura di infastidirlo, o peggio ancora, di essere cacciata in malo modo. Pensò che se non era rimasto con lei a dormire, doveva essere molto arrabbiato.
Aveva paura che se gli avesse raccontato la verità, e tutto ciò che lui voleva sapere, non l'avrebbe più voluta neanche un minimo secondo, davanti ai suoi occhi.

Sospirò e si fece coraggio, entrando nella sua camera. Raggiunse il letto e si infilò dentro, sperando che non si svegliasse. Ora che lo aveva finalmente vicino, tutte le ansie e le preoccupazioni sembravano essersi dissolte come una nube di fumo.

Al contatto con il suo corpo, Dylan mugugnò qualcosa, aprendo gli occhi leggermente.

<< Non mandarmi via. >> gli sussurrò Mia, a pochi centimetri dalle labbra.

Dylan sbattè le palpebre più volte, per capire se fosse un sogno o la realtà, ed annuì, rendendosi conto che lei si trovava veramente lì.

Mia accennò un sorriso, e gli depositò un bacio a stampo, che si trasformò in qualcosa di più, quando lui la attirò verso di sè, trafficando per sciogliere la coda di cavallo, ed intrecciando le dita affusolate tra i suoi capelli.

Le mani venose di Dylan vagarono sotto la canottiera striminzita che portava addosso. Prese ad accarezzarle la schiena dolcemente, accorgendosi, con sorpresa, che non indossava il reggiseno. Fece scivolare le mani più in basso, arrivando ad afferrare un gluteo sodo, ed a stringerlo tra di esse, strappando un gemito a Mia.

It's all a secret. || Dylan O'Brien & Cody Christian [COMPLETA.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora