LXXII. Una sola fottuta ora ha stravolto la mia vita

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Nel grande capannone un unico suono arriva alle orecchie di tutti: uno sparo, seguito poi da un corpo che cade.

Tra le mie mani giace la pistola con la quale ho messo fine alla vita di Eduard.

James sobbalza al mio fianco mentre vedo gli occhi di mio padre sbarrarsi.

Lascio cadere la pistola al suolo ma non ne percepisco il rimbombo dato lo shock che scorre dentro me.

«porca puttana Amie cosa cazzo hai fatto?» quasi urla mio padre facendo qualche passo verso il corpo morente di Eduard.

In questo momento di mio padre non me ne fotte niente, l'unica cosa che faccio è girarmi verso James e prendergli il volto tra le mani.

«James  i-io l'ho dovuto fare...l-lui stava per ucciderti» spiego con il panico dominante nella mia voce.

Poggia le sue mani sulle mie come se volesse allontanarle dal suo viso e dentro di me sento il cuore smettere di battere.

Ma quando le avvicina alle sue labbra per lasciarci un piccolo bacio sembra che tutto in me ritorni a vivere.

«allontanati da mia figlia stronzo o giuro che ti uccido io» vedo mio padre cacciare una pistola dalla tasca interna del giubbino di pelle.

«papà ma che stai facendo?» chiedo spalancando gli occhi che in poco tempo si fanno lucidi per le troppe lacrime che trattengono.

«quello che avrei dovuto fare tempo fa» dice stringendo la mascella.

Copro con la mia piccola figura quella di James, siamo ancora seduti e non ho intenzione di farlo alzare.

«levati di lì Amie» continua mio padre inspirando fortemente.

«se tu fai del male a lui contemporaneamente ne fai anche a me» mormoro leccandomi le labbra per inumidirle.

«piccola levati, è una cosa tra me e tuo padre» dice il moro dietro di me.

«no! Nel preciso istante in cui deciderà di torcerti anche solo un capello non sarà più mio padre» dico stringendo la mano del mio ragazzo.

«tu non capisci! Io sono l'uomo della tua vita, devi stare con me non con lui» quasi urla mio padre.

«forse mamma ha sempre avuto ragione, non sei cambiato affatto e io non avrei dovuto permetterti di entrare a far parte della mia vita» dico tirando su con il naso.

«la tua vita dipende da me» dice "mio padre" con gli occhi più scuri.

«quando sono tornata a casa con il ginocchio sbucciato dopo la mia prima caduta in bicicletta la mia vita da chi dipendeva? Da mia madre e lo stesso è stato per molti anni finché non mi sono innamorata di James, adesso la mia vita dipende da loro e non da te» dico accecata dalla rabbia.

«Amie levati di lì o giuro che uccido anche te» mi urla contro ma tutto mi scivola addosso come l'olio.

«vedi! Riesci solo a rovinare tutto! Uccidimi forza» dico e vedo le sue dita muoversi nervose sul grilletto.

Nell'aria si sente il mio respiro affaticato per tutta la situazione che sto vivendo. Qualche secondo dopo sentiamo i motori di alcune macchine e...le sirene della polizia.

Innamorata del mio Inferno 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora