CXXI. Siete un'opera d'arte

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E' passato un mese e poco più da quel 4 febbraio e le giornate di me e James sono molte più belle di prima grazie al nostro Blake.

«Amie è il tuo turno» si lamenta il moro schiacciandosi il cuscino in faccia.

«sono distrutta, puoi andare tu?» chiedo accarezzandogli il dorso della mano con le dita.

«no...alle 7 devo andare a lavoro tu invece no» ribatte.

«fanculo stronzo» gli tiro uno schiaffo sul petto e mi alzo a mo di zombie dal letto.

«non sei abbastanza stanca per darmi uno schiaffo però» lo sento dire ed alzo gli occhi al cielo divertita.

Seguo il pianto di Blake e scopro che il bambino è beatamente sveglio.

«ehi, amore mio...vieni dalla mamma» mormoro e lo prendo tra le braccia.

Lui subito sembra calmarsi infatti si accoccola al mio petto.

«sei un'opera d'arte piccolino» sussurro lasciando un delicato bacio sulla fronte di Blake.

«voi siete un'opera d'arte» sussulto al sentire la voce di James, mi giro e lo trovo appoggiato alla porta.

«ma non dovevi riposare tu?» chiedo infastidita.

Vedo James avvicinarsi a me; avvolge le sue braccia attorno alla mia vita e adagia il mento sulla mia spalla.

«non potevo mica perdermi una scena del genere» mormora sfiorandomi il collo con le labbra.

Il bimbo apre nuovamente gli occhi e con le dita piccoline sfiora il braccio di James.

«credo voglia il suo papà» passo delicatamente Blake al moro che lo prende con un sorriso sulle labbra.

«amore lo portiamo nel lettone con noi?» mi alzo sulle punte per raggiungere la guancia di James e accarezzargliela con il naso.

«certo piccola, andiamo» e anche questa notte la passiamo insonne ma a coccolarci.

*

Verso le 8 mi alzo visto che Blake ha fame e dopo averlo fatto mangiare accendo il fuoco e lo metto nella culla.

Bussano alla porta così raccogliendo un biberon dal divano per la strada vado a vedere chi è.

Credo sia il postino. Non è mai venuto a consegnare una lettera così apro con curiosità.

«buongiorno, devo consegnare una lettera alla signora Amie Tyson» dice dopo aver controllato il nome su una busta.

«sono io, grazie mille» rispondo e lui con un sorriso si congeda.

Entro nuovamente dentro ed apro la busta notando che il mittente è mio padre. Non sapevo si potessero mandare lettere dal carcere.

Ho saputo che sono diventato finalmente nonno, come avete deciso di chiamare il bambino? Mi basta anche solo sapere se è sano. Comunque, se ho scritto questa lettera è per dirti una cosa. Quando mi venisti a trovare ti dissi di fare delle ricerche sul mio passato e sono più che certo che tu non le abbia fatte. Nei prossimi giorni ti racconterò una cosa che devi sapere, anzi tu e James dovete sapere. Ti voglio sempre bene scricciolo. Tuo padre.

Accartoccio la lettera e non so davvero se rispondergli ma alla fine lo faccio, brevemente.

Il bambino si chiama Blake ed è sanissimo. Non ti nascondo di aver ottenuto delle notizie su di te come ad esempio il fatto che non sei nato in America ma in Russia. Ho finito le cose da dirti quindi aspetto la tua lettera. Tua...figlia.

Innamorata del mio Inferno 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora