LXXXVI. Per me sei un libro aperto James

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James viene a prendermi con un'auto sportiva e non la sua moto. Salgo velocemente per poi mettermi comoda sul sedile.

Ho mille domande da fargli ma l'unica cosa che faccio è stare in silenzio senza neanche avvicinarmi a lui.

Il ragazzo al mio fianco parte e per un paio di minuti sembra ignorarmi poi accosta la macchina in un vicolo isolato e si gira verso di me.

«si può sapere cosa ti prende?» mi chiede e io lo guardo quasi fulminandolo con gli occhi.

«non mi prende niente okay? Portarmi a casa adesso» dico puntando il viso al muro davanti alla macchina.

Le dita di James mi prendono il mento ma io scosto il suo tocco dalla mia pelle.

In pochi secondi scende dalla macchina e viene dal mio lato aprendomi la porta. Lo guardo con fare confuso ma lui all'improvviso mi prende a mo di principessa chiudendo poi la porta.

«che cazzo stai-» mi interrompe con uno 'stai zitta', adesso gli tiro uno schiaffo e gli lascio l'ombra delle 5 dita.

Mi poggia sul davanti del veicolo bloccandomi tra il suo corpo e l'auto.

«non torniamo a casa finché non mi dici che cazzo ti prende» dice indurendo la mascella.

«dove sei stato?» chiedo guardandolo con sguardo di sfida.

«ho lavorato fino a tardi per colpa di due coglioni che volevano il tatuaggio alle undici di sera» cerca di giustificarsi.

«e dopo?» chiedo ancora non soddisfatta della sua risposta.

«sono...andato a bere qualcosa in un locale» si aggiusta il ciuffo che gli ostacolava la vista.

«avevi detto che appena finivi venivi da me alla festa...perché non l'hai fatto?»

«perché mi fai tutte queste fottutissime di domande?» chiede infastidito.

«perché ho scoperto che non c'è nessuno studio di tatuaggi fuori città» mormoro e lui poggia i palmi delle mani ai lati delle mie cosce.

«e sentiamo chi te l'ha detto?» chiede con le labbra vicinissime alle mie e i nasi che si sfiorano.

«non è importante questo, James cosa mi stai nascondendo?» chiedo e vedo nei suoi occhi una scintilla.

«non ti sto nascondendo nulla, perché ti fai tutti questi complessi mentali?» esclama e io cerco di allontanarlo da me spingendolo dal petto.

«James hai preso in affitto una casa, hai comprato una moto e un'auto e tante altre cose poi dici di lavorare in uno studio di tatuaggi che non esiste... come faccio a non farmi neanche una domanda?» chiedo torturandomi l'interno della guancia.

«ti ho sempre detto che non devi preoccuparti di niente finché sei con me» mormora ma io scuoto la testa.

«io mi preoccupo invece! Se-»

«il fatto che io e te stiamo insieme non vuol dire che devo dirti tutto quello che faccio, saranno anche cazzi miei o no?!» si altera e io con una spinta lo allontano di poco da me.

«no! Non sono solo cazzi tuoi okay? Se tu non mi stessi nascondendo niente non ti arrabbieresti così tanto» dico puntandogli un dito contro.

«mi sto arrabbiando perché, come sempre, tu non ti fidi di me» dice e io sospiro.

«mettiti nei miei panni James! Come faccio a fidarmi di te? Dimmi dove sei stato realmente questa sera» dico stringendo leggermente i pugni.

Innamorata del mio Inferno 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora