LXXX. Le nostre parole non fanno parte di alcun copione

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Sono le 20:10 ed io sono in super in ritardo, cioè di soli 10 minuti ma contando che sto andando a piedi fino al locale visto che il pullman non è passato, non saranno più solo 10.

Forse quando Alex mi ha chiesto se avessi voluto un passaggio, avrei dovuto dire di sì.

Finalmente un quarto d'ora dopo sono fuori al locale. Mi guardo intorno e vedo James seduto su un muretto con una sigaretta tra le labbra.

«scusa per il ritardo» mormoro alle sue spalle così lui si gira velocemente e mi regala un sorriso mozzafiato.

«oh non fa niente...pensavo che non saresti più venuta» si gratta il collo con fare...imbarazzato.

«mi è balenata quest'idea nella mente un paio di volte» dico scherzando ovviamente.

Sto cercando di comportarmi il più naturalmente possibile.

«che ne dici se prendiamo la pizza e poi la mangiamo in un posto?» chiede ed io annuisco.

Scende dal muretto ed è palpabile la voglia che ha di abbracciarmi ma per fortuna non lo fa.

In silenzio saliamo sulla moto arrivando qualche minuto dopo in una pizzeria un po' lontana dal centro abitato.

James entra da solo per ordinare le due pizze e mentre lo aspetto prendo un po' il telefono trovando un messaggio di Alex.

Come sta andando?

Per adesso bene- rispondo ed entro poi in Instagram, dove ormai non metto più foto, andando a guardare video sul make-up.

Quando il moro arriva con due pizze poso il cellulare.

Ripartiamo di nuovo e durante il "viaggio" il vento mi porta ad avvolgere le braccia attorno al bacino di James così da non perdere l'equilibrio.

Dallo specchietto della moto intravedo un sorriso farsi spazio sul suo viso.

Quando sento che James rallenta stacco la mia presa dal suo corpo come se avessi preso una scossa.

«siamo arrivati» dice scendendo dalla moto per poi aspettare che facessi lo stesso. Il problema è che non riesco a farlo.

Solo tu puoi fare queste figure di merda, nana- mi deride il mio subconscio.

Come se fosse colpa mia il fatto che sono bassa, pff.

«vuoi una mano?» chiede con fare timido, questo non è James. Non ha mai chiesto il permesso di poter fare qualcosa.

«ehm si» rispondo con le guance che vanno a fuoco. La sua figura si avvicina alla mia tanto da prendermi in braccio e farmi toccare poi terra.

«grazie» sussurro e non so neanche se si sia sentito.

Davanti a noi vedo un bosco fitto e non so perché ma inizio a tremare.
Forse non avrei dovuto accettare l'invito, forse sarei dovuta rimanere a casa, forse avrei dovuto ascoltare Alex.

Troppi forse ai quali non ho dato peso.

«ti senti bene?» alla domanda di James non so davvero dare una risposta quindi resto in silenzio.

Innamorata del mio Inferno 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora