CXIX. Qualcuno ha deciso di sloggiare

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«ho bisogno di caffè» la voce di James è disperata, tanto che scoppio a ridere.

«scusa piccolo, pensavo fosse il momento» mi giustifico mordicchiandomi il labbro inferiore.

«è la terza volta che credi che il nostro bambino voglia uscire ma non è così» dice prendendo delle cialde per il caffè.

«cosa posso fare per farmi perdonare?» chiedo avvicinandomi a lui fino a baciare con le mie labbra la sua nuca.

«un massaggio, a letto, quando ho finito il caffè» scandisce bene le brevi frasi ed io annuisco lasciandogli un ultimo bacio sul collo.

Esco dalla cucina e vado in bagno prendendo una bottiglietta di olio. Mi sciacquo il viso e noto delle leggere occhiaie sotto gli occhi.

In questi ultimi giorni non sto dormendo più tanto a causa dell'ansia per la gravidanza, il parto e il bambino.

Raggiungo la camera da letto e trovo James con solo i jeans addosso mentre si fuma una sigaretta. Appena mi vede la spegne e mi sorride.

Cazzo, il suo sorriso. Potrei stare ore a guardarlo.

«mi hai promesso un massaggio» mi ricorda ed io senza rispondergli mi avvicino a lui e adagio le mie mani sul suo addome magro e scolpito.

«girati» sussurro e lui dopo avermi guardata intensamente si ritrova a pancia in giù.

Salgo sopra le sue gambe e passo i palmi delle mani sulla sua schiena. Successivamente prendo l'olio e ne verso un po' sulla pelle di James che si riempie subito di brividi.

Inizio a massaggiargli le spalle con decisione ma lentamente. Tutto è accompagnato da qualche apprezzamento di James.

«non pensavo fossi così brava anche in questo» sospira ed io sorrido.

Le mie mani lavorano sulla sua schiena per circa 20 minuti poi mi calo in avanti finché il pancione me lo permette e mordo il lobo del suo orecchio.

«James, adesso puoi coccolarmi?» soffio sulla sua pelle e lui mugola così mi levo dalle sue gambe dandogli la possibilità di girarsi.

«vieni qui piccola» apre le braccia ed io non perdo tempo a farmi avvolgere da esse. Siamo a febbraio quindi fa freddo e il calore delle sue braccia è molto piacevole.

Le sue dita si adagiano sulla mia testa e le sento regalarmi carezze. Sono così rilassata in questo momento. Le sue labbra si posano sul mio naso, sulle mie guance e sulla mia bocca.

*

Sono precisamente le 15:46 quando il campanello suona ed io mi ritrovo a guardare, da un piccolo schermo, la figura di Judith con una busta in mano.

Apro la porta non sapendo dire altro che un insulso "ciao".

«ciao Amie, dopo mesi sono riuscita a sottrarre il computer a mio padre» dice sollevando la busta come se non l'avessi notata.

«grazie Ju, sapevo mi avresti aiutata...vuoi entrare a prendere un caffè?» propongo e vedo un piccolo sorriso sul suo viso poi annuisce.

«Amie sono venuta anche per dirti una cosa» dice mentre ci dirigiamo in cucina.

«dimmi tutto» rispondo intenta ad appoggiare la busta con il computer sul bancone.

Innamorata del mio Inferno 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora