Capitolo 1.

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Nonostante fosse settembre inoltrato, qualche rimasuglio del calore estivo si faceva ancora sentire nella umida Bologna e Piero se ne riparava nella mite temperatura della sua stanza d'albergo nel centro della città.

Quel giorno, tra un viaggio e l'altro, era stato concesso finalmente a lui e ai suoi colleghi un paio d'ore di riposo, durante le quali Piero sperava tanto di riuscire a dormire un po'.

Non dormiva più Piero, da un po' di tempo ormai.

Non perché non ne avesse il tempo, quella era una scusa che inventava con le fan che gli chiedevano perché fosse così stanco, ma perché - per quanto avesse bisogno di riposo - il suo fisico si rifiutava di farlo dormire anche quel minimo che gli permettesse di affrontare le giornate in modo più presente.

Faceva fatica a prendere sonno e la voglia di alzarsi al mattino scarseggiava ogni giorno sempre di più. Aveva imparato quanto fossero lunghe le notti quando qualcosa non va, quando non si sta bene.

Se ne erano accorti Gianluca ed Ignazio, anche se non riuscivano a capire che cosa turbasse tanto il loro amico e non erano bastate tutte le volte in cui avevano cercato di farlo parlare per far loro capire in che modo potessero aiutarlo.

"Raga, sono solo stanco... una bella dormita e passa tutto!" rispondeva sempre.

Eh, una bella dormita  diceva. Riuscire a farla questa benedetta dormita!

La verità era che Piero, da un po' di tempo ormai, non era sereno. La sua vita era magnifica e di questo ne era ben consapevole: faceva il lavoro dei suoi sogni da più di sei anni con quelli che ormai erano diventati i suoi più grandi amici.

Insieme avevano appena concluso una tournée in giro per l'Italia, dove avevano cantato ogni sera davanti a migliaia di persone che cantavano le loro canzoni a squarciagola, che lo riempivano di affetto.

Viveva di musica e per la musica.

Che cosa vuoi di più dalla vita? Gli avrebbe chiesto il lui di sette anni prima.

Niente, aveva tutto quello che aveva sempre sognato.

Eppure sentiva che qualcosa mancava in quella vita apparentemente così perfetta, anche se ancora non aveva ben capito cosa.

Si sentiva un  bambino viziato il più delle volte per avere questi pensieri, un eterno incontentabile. Ragazzi della sua età che avrebbero pagato per essere dove era lui, per avere quello che aveva lui, per vivere come lui, mentre lui non riusciva a far altro che tenere quel broncio e pensare continuamente a che cosa gli mancasse.

E questo suo sentirsi in questo modo non faceva altro che accrescere ed alimentare quel suo malessere che ormai era parte di lui.

Accese la televisione e le immagini del concerto de Il Volo all'Arena di Verona di qualche giorno prima apparvero sul piccolo schermo piatto.

Scattò una foto da pubblicare su instagram e infine tentò di chiudere gli occhi e lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo che però, per l'ennesima volta, non lo venne a prendere.





"... direi che per il resto ti ho detto tutto!" concluse l'uomo fissando un punto non ben definito concentrato a non tralasciare nessun dettaglio "Sì!" confermò poi "Questa sera a cena ti farò conoscere anche i ragazzi, saranno felici di avere nel team qualcuno della loro età."

"Perfetto, allora ci vediamo stasera!" si congedò la ragazza prima di uscire dall'ufficio del noto manager Michele Torpedine dopo aver firmato un contratto che avrebbe cambiato la sua vita, letteralmente.

Veronica, vent'anni e una voglia irrefrenabile di viaggiare il mondo, si era da poco trasferita - desiderosa di quel minimo di indipendenza - con la sua amica Giorgia in un appartamento nel centro di Bologna a pochi passi dall'università che entrambe stavano per ricominciare.

... roller coaster kinda rushDove le storie prendono vita. Scoprilo ora