Capitolo 4.

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Veronica camminava velocemente per i corridoi di quello studio televisivo nel pieno centro di Città del Messico alla ricerca del camerino di Piero, per far sì che raggiungesse Ignazio e Gianluca dato che l'intervista stava per cominciare.

Il suono delle suole delle sue sneakers che battevano sul pavimento era il solo che rompeva il silenzio tombale che aleggiava per i corridoi.

Mentre controllava ogni etichetta sulle porte per trovare finalmente la stanza tanto desiderata una voce catturò la sua attenzione.

"Gioia mia, non piangere ti prego."

Veronica rallentò il passo non appena riconobbe la voce di Piero, non propriamente tranquilla "Lo sai che odio sentirti piangere." Continuò il ragazzo cercando di tranquillizzare la persona dall'altra parte del telefono.

"Lo so tesoro, anche tu mi manchi." sospirò "... ma sai che torno presto?"

"Sì gioia, torno a casa per Natale." Veronica lo vide sorridere nonostante gli occhi lucidi "Certo che puoi dormire da me, Mary. Che domande fai?"

Ah, quindi era con la sorella che stava parlando.

"Tesoro, devo andare adesso. Ci sentiamo dopo, okay? Fammi sapere come va."

"Mi raccomando, sei bravissima e sono orgoglioso di te.. lo sai vero?"

"Anche io ti voglio bene, gioia. Ciao, un bacione." Salutò la sorella prima di chiudere la telefonata e allontanare il telefono dall'orecchio.

Piero buttò la testa all'indietro, lasciando che si appoggiasse al muro bianco del suo camerino, e respirò profondamente chiudendo gli occhi.

A Veronica, nonostante tra loro le cose non andassero poi così bene, dispiaceva vederlo così e soprattutto dispiaceva dover interrompere quel suo momento da solo.

Guardò l'orologio al polso e constatò a malincuore che non poteva aspettare oltre, così bussò.

Piero alzò subito la testa e non appena vide la ragazza sulla porta si passò veloce le mani sul viso per eliminare ogni segno di quelle poche lacrime che aveva versato.

"Piero, è ora di andare." Disse semplicemente Veronica.

Piero annuì silenzioso e si alzò da dove era seduto per raggiungere gli altri per cantare.

"Va tutto bene?" non riuscì a non chiedere Veronica, prendendolo per un polso e costringendolo a fermarsi e voltarsi verso di lei.

"Va tutto perfettamente. Non vedi?" rispose usando di nuovo il suo solito tono strafottente che però, aveva notato, usava soltanto con lei.

"Non mi sembra..." ammise calma Veronica, lasciando la presa "Ti ho sentito mentre parlavi al telefono." Aggiunse poi.

Non l'avesse mai fatto.

"Non ne avevi nessun diritto. Non sono cose che ti riguardano, non vieni pagata per origliare le nostre conversazioni private." Sbottò furioso.

"Non volevo origliare. Ero venuta a chiamarti e ti ho sentito parlare con tua sorella... parlavi con tua sorella vero?"

Piero rimase in silenzio distogliendo lo sguardo di lei per impedire al nodo che gli opprimeva la gola di trasformarsi in lacrime ancora una volta.

"So che ti manca, m-" provò a confortarlo Veronica.

"Tu non sai proprio un bel niente!" esclamò Piero "Sei arrivata qui con quel tuo voglio essere vostra amica, potete parlarmi di quello che volete e dispendi consigli come se sapessi quello che viviamo noi ogni giorno. Non lo sai, non sai proprio niente di quello che proviamo, di noi... di me."

... roller coaster kinda rushDove le storie prendono vita. Scoprilo ora