Capitolo 2.

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A differenza di Bologna in Svizzera il clima autunnale cominciava a farsi sentire e la temperatura richiedeva una giacca anche abbastanza pesante.

I ragazzi il giorno precedente erano stati impegnati tutta la giornata tra apparizioni televisive e interviste, mentre quel giorno si sarebbero goduti un po' di riposo prima di ripartire alla volta di Parigi.

Dopo la colazione Veronica decise di andare a fare una passeggiata lungo il Lago Maggiore, approfittando della vicinanza dall'hotel dove alloggiavano.

Camminava con le mani che affondavano nelle tasche del suo cappotto nero corvino, mentre il freddo e il vento provocato dalla vicinanza con l'acqua le faceva lacrimare gli occhi coperti da degli occhiali da sole scuri.

In lontananza scorse una figura seduta su una panchina e nell'avvicinarsi sempre di più riconobbe Piero, con in testa un cappellino e avvolto nel suo piumino giallo, totalmente assorto nei suoi pensieri.

"Ciao!" lo salutò non appena fu abbastanza vicina a lui.

Il ragazzo si voltò verso di lei e le regalò un sorriso forzato, come aveva visto essere solito fare.

"Ciao." Disse poi, quasi stupendola, in un impercepibile sussurro.

"Pensavo fossi in camera a riposare come gli altri..." notò con un sorriso caldo Veronica.

Le sue labbra si aprirono in un risolino nervoso, poi aggiunse: "Preferisco fare una passeggiata e rimanere un po' all'aria aperta. Sai, non ne abbiamo molte occasioni."

Veronica annuì: "Ti dispiace se mi siedo un po' qui con te?"

Piero scosse la testa, per poi tornare di nuovo nel silenzio più totale.

"Sei silenzioso." Notò la ragazza "Non ho potuto fare a meno di notarlo. Ti ho osservato durante le interviste, sul palco e poi ti vedo qui o a cena e...sei una persona totalmente diversa."

Piero strinse le labbra, prima di sospirare rumorosamente e continuare a guardare il lago davanti a sé in silenzio.

"Scusami, sono stata invadente." Si affrettò a scusarsi la ragazza notando il comportamento di lui.

"Non ti preoccupare. Non mi ha dato fastidio, è che davvero non so cosa dirti al riguardo."

"Capisco che tu non ne voglia parlare con me, in fondo non mi conosci neanche."

"Non è questione di volerne o non volerne parlare... non sono così di solito, ma da qualche mese a questa parte... non so neanche io che cosa mi stia succedendo."

Piero per la prima volta si girò a guardarla e per la prima volta Veronica notò che c'era qualcosa dietro le profonde occhiaie che solcavano il viso del ragazzo, dietro gli occhi gonfi nascosti dagli spessi occhiali da vista blu e per un attimo le fece tenerezza.

"... sono solo tanto stanco." Concluse con un altro profondo sospiro.

E per la prima volta Veronica si ritrovò a pensare che quella stanchezza che tanto menzionava fosse lontana anni luce dalla stanchezza fisica a cui tutti facevano riferimento.

Piero non sapeva perché si stesse aprendo con lei, una perfetta sconosciuta. Forse perché era stanco di tenersi tutto quel suo malessere dentro, forse perché aveva tenuto talmente tanto dentro di sé che ora non c'entrava più niente, forse perché sentiva semplicemente di farlo.

Forse perché è sempre più facile parlare con uno sconosciuto di qualcosa di personale; è come se fosse meno rischioso confidarsi con qualcuno che non ti conosce.

... roller coaster kinda rushDove le storie prendono vita. Scoprilo ora