Scappatoie

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                                                                                            Cap.1
Era tutto finito.

Anche quella battaglia era stata vinta. Il loro ultimo nemico era stato più forte rispetto ai precedenti e le perdite erano state molte, ma una in particolare aveva distrutto l'animo del gruppo.

I ragazzi stavano ancora raccogliendo i pezzi di quello che era il loro cuore e la loro anima. Nonostante fossero passati quattro mesi, le ferite dolevano e non accennavano a rimarginarsi, sanguinavano e facevano male come se fossero appena state fatte.

Scott aveva sotterrato il suo primo amore, la ragazza che gli aveva rapito il cuore con un semplice sorriso, non avrebbe mai scordato il giorno in cui aveva sentito la sua voce e di come era stato felice di scoprire il potere dell'udito proprio in quell'attimo.

Lydia aveva sotterrato la sua migliore amica e sorella, sorrideva al ricordo di quando glielo aveva detto, poteva sembrare un capriccio di una ragazza viziata, ma aveva sentito subito il legame che c'era fra di loro.

Chris aveva sotterrato sua figlia, la piccola bambina che era diventata donna troppo presto e per una guerra che non doveva essere sua, ma al cuore non si comanda e lui lo sapeva bene.

Stiles si era liberato del demone della volpe, avrebbe dovuto sentirsi bene e felice, ma non era così purtroppo: era devastato dai sensi di colpa. Mentre quella creatura aveva il controllo di lui, aveva usato Scott per raccogliere dolore. Dolore che lui stesso aveva causato, e nel farlo si era divertito.

Quando Allison era morta in una battaglia che serviva per accrescere il suo potere, lui e la volpe erano separati, ma il legame fra loro era ancora molto forte. Aveva sentito cos'aveva provato il Nogitsune, si stava divertendo come un bambino alle giostre, era felice perché quel dolore la stava rendendo più forte.

Ogni giorno doveva lottare con lo sguardo di Scott, del padre e di tutto il branco. Non lo giudicavano per le sue azioni, gli ripetevano che lui non aveva nessuna colpa, che non doveva stare male e che avrebbe dovuto guadare oltre. Quelle parole, però, non servivano a migliorare il suo stato d'animo, non resettavano il tempo e non cancellavano le visioni che aveva ogni volta che chiudeva gli occhi.

Gli unici momenti in cui usciva di casa era per andare a scuola, evitava il più possibile i suoi compagni e amici, quegli sguardi pieni di compassione e tristezza non lo aiutavano. Lo sceriffo non sapeva come comportarsi, gli stava vicino il più possibile cercando di fargli sentire la sua presenza e il calore che solo un genitore può dare, ma sembrava che nemmeno l'amore caldo di un padre potesse raggiungere quella barriera di ghiaccio.

Aveva smesso di uscire, di incontrare gli amici e di vedere chiunque. A parte la scuola, si era chiuso letteralmente in casa, spesso Scott era andato a trovarlo per scuoterlo un po' e per farlo ritornare in sé, però non c'erano stati risultati; aveva provato anche Lydia, la ragazza di cui era stato sempre innamorato, però anche lei non era riuscita a risolvere nulla.

Il padre lo guardava allontanarsi sempre di più. Lo stava perdendo nuovamente e non era un ente soprannaturale a portaglielo via, era qualcosa con il quale il figlio avrebbe dovuto lottare da solo, considerando che aveva rifiutato la vicinanza di tutti. Sperava che ci riuscisse, aveva fiducia nel suo ragazzo, conosceva la sua vera forza e sapeva che in qualche modo avrebbe trovato una soluzione.

Qualcosa negli ultimi giorni lo aveva smosso dal suo stato catatonico, aveva ripreso a fare ricerche e a tradurre qualche vecchio testo in latino e greco, qualcosa aveva catturato la sua curiosità tanto da farlo riemergere dalla sua tana buia e angusta. Forse aveva trovato una scorciatoia, una soluzione per tornare indietro del tempo, qualcosa che gli potesse dare una mano per vivere nuovamente la vita che aveva lasciato prima di quell'ultima battaglia.

Si poteva davvero cancellare un'esperienza del genere?

Fra le sue mani c'era il bestiario, o almeno la copia che aveva fatto qualche anno prima. Quel libro lo aveva affascinato molto, aveva scoperto che il veleno di una particolare creatura poteva cancellare la memoria: in base alla quantità ingerita potevi resettare una settimana, un mese o anni, a lui ne sarebbe bastata davvero una dose minima per cancellare gli ultimi mesi.

Il giorno dopo era andato da Deaton, era quasi certo che lui fosse in possesso di quel veleno, se non lo avesse avuto nello studio era sicuro che avrebbe potuto ottenerlo. Avrebbe preferito cavarsela da solo, però sapeva che quella non era una sua materia di competenza, il rischio era alto ed era giusto chiedere una mano a chi era davvero capace.

- Stiles, è pericoloso! Ogni veleno ha le sue conseguenze, potresti dimenticare chi sei, o perdere completamente la memoria. – l'emissario cercava di far ragionare il ragazzo.

- Per questo sono venuto da Lei, con il Suo aiuto non farò danni. – il giovane era davvero disperato, non ne poteva più di vivere con quel peso sull'anima.

Deaton poteva leggere la disperazione nei suoi occhi, sapeva che il giovane Stilinski stava avendo problemi nel convivere con quel lato oscuro che il Nogitsune gli aveva lasciato. Il suo piano era folle e pericoloso, non era sicuro di cosa avrebbe potuto causare quel veleno, ma non poteva nemmeno lasciare che se ne occupasse da solo.

- Va bene, domani sera ci sarà la Luna adatta per questa cosa assurda che vuoi fare. Vieni dopo le undici e faremo quello che dovremmo fare... e porta Scott. – il veterinario si arrese all'insistenza del ragazzo.

Il giorno dopo Stiles aveva spiegato a Scott che cos'aveva intenzione di fare. La reazione abbastanza tranquilla di Scott lo aveva sorpreso e in qualche modo ci era rimasto male, sperava che provasse a fermarlo. Quello che accadde dopo lo sorprese ancora di più, il suo migliore amico gli aveva tirato uno schiaffo con lo sguardo pieno di delusione, ma qualche secondo dopo lo aveva abbracciato e gli aveva detto che lo avrebbe aiutato, avrebbe fatto di tutto pur di far tornare il suo migliore amico.

La sera era giunta.

- Stai fuggendo inutilmente, tutti noi abbiamo dovuto combattere con qualcosa. – Scott sperava che il suo amico cambiasse idea.

- Nessuno di voi ha ucciso un'amica. –

Erano arrivati davanti alla clinica, Deaton aveva sistemato già tutto quanto, a terra c'era una cerchio creato da una polvere bianca con dentro qualche simbolo.

- Credevo di dover bere una qualche fialetta dal sapore disgustoso. – Entrambi i ragazzi guardavano confusi a terra.

- Non è così semplice, sicuro di volerlo fare ancora? – l'emissario aveva sperato che, vedendo tutto quello che aveva preparato, il ragazzo si tirasse dietro.

- Per nulla. Che devo fare? –

Stiles aveva fatto un passo e si era posizionato davanti al cerchio, il suo cuore batteva all'impazzata. In realtà aveva paura, non era sicuro di quello che stava per fare, ma ne aveva bisogno. Lo faceva per se stesso e per chi gli stava intorno.

Deaton fece mettere Stiles seduto al centro del cerchio e attesero che i raggi della Luna illuminassero i simboli. Dopo qualche secondo i simboli a terra sembrarono illuminarsi e i raggi della Luna avevano creato delle sbarre simili a quelle di una cella. Stiles era rimasto seduto per tutto il tempo, ma la sua testa non stava ferma, si guardava intorno per cercare di capire cosa stesse realmente accadendo. Aveva capito che Deaton aveva giocato sporco e provò ad urlare, ma del fumo bianco lo avvolse.

- Stiles! –

Scott aveva provato ad andare in soccorso del suo migliore amico, Deaton però lo aveva bloccato e gli aveva fatto cenno di aspettare. Quando il fumo era svanito, Stiles non c'era più.

- Che fine ha fatto? – Scott era fuori di sé dalla preoccupazione.

- Scott, calmati... - L'emissario guardava dritto negli occhi scuri del lupo.

- Calmarmi? Ha fatto fare puff al mio migliore amico! – Scott stava provando a fiutare qualche traccia di Stiles.

- L'ho soltanto mandato ad affrontare i suoi demoni. –







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