Spaventato

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CAP.26

Le nuvole grigie che ricoprivano la città descrivevano in parte lo stato d'animo del giovane Stiles, la confusione e il turbamento erano sovrani nel suo petto, l'ansia e l'agitazione giocavano a rincorrersi e la paura osservava tutto da un angolo nascosto.

Dopo essere uscito da scuola non andò dritto a casa, ma decise di fermarsi nel parchetto dove aveva visto la madre nel passato. Spesso si era ritrovato a pensare a quel giorno, la madre lo aveva riconosciuto e gli aveva parlato, temeva che quell'incontro avrebbe cambiato qualcosa nel presente, invece tutto era rimasto lo stesso. Aveva anche creduto che quell'incontro fosse stata l'ennesima illusione della sua mente, un'altra macchinazione del nogitsune per prenderlo in giro, ma ricordava chiaramente come si era sentito standole accanto, e quel calore non poteva essere falso.

Seduto sulla stessa panchina di quel giorno osservava il parchetto vuoto, con quel cielo le madri non avevano potuto portare i figli a giocare fuori, sembrava proprio che si sarebbe messo a piovere da un momento all'altro, aveva davvero sperato nelle dolci premure delle madri verso i figli quel giorno, necessitava di quel posto isolato. Voleva stare solo con l'ultimo ricordo che aveva di sua madre, risentire il suo profumo, il suo tocco e rivedere il suo sorriso, in qualche modo quel posto ravvivava il suo ricordo, anche in un giorno plumbeo.

Per quanto sapesse che il soprannaturale amasse quella città, sapeva che lo spirito della madre non sarebbe magicamente apparso per aiutarlo e dargli consiglio. Era un po' spaventato all'idea di trovarsi faccia a faccia con uno spirito ma aveva davvero bisogno di un consiglio, anche se forse sarebbe stato imbarazzante parlare con sua madre dei problemi che aveva con Derek.

C'era davvero poco materiale su cui ragionare, lo aveva baciato e gli era piaciuto, avrebbe voluto continuare per ore, ma l'alba era stato un chiaro segnale, era arrivato il momento di rientrare a casa, prima che lo sceriffo liberasse i cani del distretto per cercarlo, nonostante sapesse che ogni tanto di notte andava a farsi un giro per riuscire a prendere sonno.

Lo aveva baciato.

Ogni volta che ripensava al bacio il suo corpo reagiva in modo insensato, tremava d'eccitazione, qualcosa dentro di lui si risvegliava, il cuore perdeva un battito, sentiva il viso diventare caldo, le mani sudargli, sulle labbra riappariva il suo sapore e intorno a lui l'aria si riempiva del suo profumo forte e fresco.

Voleva nuovamente baciarlo.

Voleva risentire le morbide labbra di Derek contro le sue, rivoleva le sue mani fra i suoi capelli, desiderava rivivere quel momento altre mille volte ancora e questo desiderio lo spaventava. Da quando aveva iniziato a provare qualcosa del genere verso di lui?

Forse non provava davvero qualcosa, erano sicuramente gli ormoni di un ragazzo che non aveva dedicato tempo alle normali cotte e frustrazioni amorose negli ultimi anni, persino la cotta che aveva per Lydia era sparita e non si era nemmeno accorto quando era successo. Molto probabilmente era un semplice desiderio carnale che aveva trovato sfogo la sera prima con Derek.

Le prime gocce cominciarono a scendere, alla fine la pioggia stava arrivando davvero, Stiles però non si mosse, rimase seduto sulla panchina a ripercorrere ogni fotogramma della sera prima.

- Baceresti me? –

Ogni volta che risentiva la domanda nella sua mente il cuore batteva, poteva sentirsi come la sera prima, considerando le poche ore trascorse forse era normale, anche se per lui non c'era nulla di normale in quello che era accaduto. Avrebbe rivoluto risentirla, sentire nuovamente la voce di Derek che gliela riponeva, non aveva mai udito quel tono di voce, era calmo e timido, quasi desideroso di una risposta positiva.

Le gocce di pioggia aumentarono, quasi come se ogni goccia contenesse un pensiero o una sua domanda, man mano che loro accrescevano, il numero di gocce cresceva.

Un bacio non dovrebbe far riflettere così tanto. Pensò Stiles.

Trascorsero delle ore da quando lui si era seduto nel parchetto, ore che parvero minuti e si stupì quando guardò l'orologio al telefono. Si alzò per raggiungere immediatamente la macchina, anche perché la pioggia stava per trasformarsi in un vero e proprio diluvio e non voleva starci sotto.

Attese qualche secondo prima di mettere in moto la macchina, voleva rientrare a casa con un animo sereno, le domande del padre erano vere e proprie domande da poliziotto, anche quando si trattava di semplice preoccupazione di un genitore, meglio evitarlo. Per questo era meglio lasciare tutti i dubbi e le incertezze fuori casa, anche se probabilmente sarebbero entrati dalla finestra della sua camera non appena ci avrebbe messo piede.

Dopo aver cenato serenamente con suo padre, ormai aveva imparato come comportarsi quando qualcosa lo preoccupava e non doveva farlo notare allo sceriffo, stanco per non aver chiuso occhio negli ultimi giorni salì in camera, aspettando che le preoccupazioni che sapeva nascondere al padre ma non a sé stesso, lo investissero non appena chiusa la porta alle sue spalle, ma con sua enorme sorpresa ad aspettarlo in camera non erano i suoi pensieri, ma direttamente l'oggetto e la causa di essi.

Derek era seduto sul davanzale della sua finestra e guardava distrattamente fuori, si girò solo dopo aver sentito la porta chiudersi, e non appena si guardarono, Stiles poté chiaramente vedere che nei suoi occhi c'erano i suoi stessi pensieri, anche lui era spaventato da quello che era accaduto la sera prima.

Era giusto fermare tutto ancora prima che iniziasse, ieri era stato qualcosa di singolare e insolito, mandare avanti qualcosa del genere non era necessario, soprattutto non era salutare per la sua mente, non erano nemmeno passate ventiquattro ore che la sua testa si era ritrovata scagliata contro un iceberg.

Osservava l'altro in silenzio, temeva di aver parlato troppo come al suo solito, però non gli sembrava di aver detto qualcosa di sbagliato, anzi, credeva di aver interrotto un discorso imbarazzante.

- Non sono venuto per scusarmi. – Quelle parole sembravano essergli costate tutto il coraggio che poteva raccogliere in quel momento. – Pensi che non sia accaduto nulla ieri e che vada tutto bene? – La sua voce aveva un piccolo tremolio.

- No, non va tutto bene, sembra che ieri abbiamo oltrepassato un confine e che non si possa tornare indietro, mi spaventa. Solitamente sono quello che organizza piani, che ha sempre un'idea di quello che succede, questa volta però non so nulla, io non so come comportarmi, cosa pensare o cosa dire. –

Ascoltando le parole del ragazzo, Derek fece un altro passo in avanti, voleva stargli il più vicino possibile e guardarlo negli occhi, ma al suo avanzare, il ragazzo indietreggiò e questo lo fece fermare. Stiles aveva paura di lui? Intimorito e preoccupato dal comportamento del ragazzo, prese la decisione più giusta in quel momento. – Capisco. – Senza aggiungere altro andò via.

Avrebbe voluto urlagli qualcosa per non farlo andare via, ma la sua bocca non riuscì ad aprirsi e così Derek sparì nel nulla. La pioggia ricominciò a scendere e con essa i suoi molteplici pensieri, quella sarebbe stata una lunga notte che avrebbe passato a rivivere il momento in cui aveva baciato Derek e al momento in cui lo aveva praticamente cacciato via.

Si sdraiò e si mise con la testa sotto al cuscino, pensando che nemmeno nei normali flirt adolescenziali aveva fortuna, sempre se baciare Derek Hale, prima quello del passato e poi quello del presente, fosse considerato flirt adolescenziale. 

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