Atterraggio

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CAP.2


Passato.


- Ahia! Ehi tu! Levati di dosso... pesi! –

Quando Stiles riaprì gli occhi si ritrovò in mezzo a degli alberi. Pensò che qualcosa fosse andato storto, ricordava tutto e in più si ritrovava nella riserva di Beacon Hills. Qualcosa sotto di lui stava urlando e scalciando, quando prese più coscienza di se, vide un ragazzo.

Ad una prima occhiata sembrava un suo coetaneo, però non lo aveva mai visto nella sua scuola. - Oh mamma! Scusami... - le parole morirono nella sua gola. – Derek? Sei tu? – quello che aveva davanti, però, non era il solito lupo scorbutico, era un ragazzo della sua età. Ricordava di aver visto una foto di Derek ragazzo quando era andato con Scott da uno scienziato che diceva di aver trovato la cura contro la licantropia.

- Ci conosciamo? – i due ragazzi si erano rimessi in piedi.

- Mi serve Deaton! – Stiles stava per avere un attacco di panico – mi serve quel dannato uomo doppiogiochista! –

- Perché ti serve un veterinario? – chiese il giovane Hale.

- Sappiamo entrambi che non è un semplice veterinario. – sbottò Stiles prima d'incamminarsi verso la clinica veterinaria.

Fu un lampo, Stiles si ritrovò sbattuto contro un tronco con degli artigli alla gola e degli occhi blu puntati addosso, Derek lo aveva attaccato.

- Chi diamine sei tu? - lo aveva ringhiato a pochi millimetri dal viso del giovane.

- Non ho il tempo di giocare con te, sourwolf! Lasciami andare da Deaton prima. – Stiles era sempre più nervoso.

- Va bene, ma ti ci porterò io. –

Per tutto il tragitto erano stati in silenzio. Con stupore di Stiles, era Derek a iniziare spesso un discorso con una domanda che riguardava lui e le sue conoscenze del loro mondo sovrannaturale, domande cui lui evitava di rispondere e che abilmente rigirava a suo favore.
Appena entrati da Deaton, Stiles si scontrò con una donna che lo aveva squadrato dall'alto in basso. Il suo sguardo lo aveva messo in soggezione, lo aveva fatto sentire fuori posto e piccolo, era una sensazione sgradevole e familiare, aveva rivisto degli occhi verdi in quelli della donna.

I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Derek che aveva chiamato la donna "madre". Si era girato per guardare il giovane lupo, e quello che vide lo mise a disagio, non era la stessa persona, non era possibile, aveva la testa bassa e temeva lo sguardo di sua madre. Stiles aveva ascoltato qualche racconto da Peter, però aveva sempre immaginato che quell'uomo avesse esagerato riguardo a quanto la sorella mettesse in soggezione lui e il nipote.

Avere la madre di Derek davanti, però, rendeva ancora più concreta la sua paura: era davvero nel passato? Sperava che tutto quello fosse un altro sogno troppo realistico, infatti aveva provato a darsi un pizzicotto mentre nessuno lo sguardava, il dolore però sembrava reale, anche troppo.

Quella situazione richiedeva una spiegazione. Senza salutare i due Hale, entrò nel retro della clinica veterinaria e raggiunse l'unico uomo responsabile di tutto quel casino.

- Deaton, dobbiamo parlare. – Stiles aveva poggiato le mani sul tavolo di metallo. – Tu non sai chi sono. – stava per iniziare un suo monologo spinto dall'ansia e dal nervosismo.

- Bene, almeno questo punto lo hai chiarito- aveva risposto l'uomo con la sua solita calma.

- Sono umano, il sorbo non funziona ed ho anche superato la tua barriera, quella creata dalla chiusura dello sportellino, non ho mai capito cosa fosse realmente. – il giovane si era perso nel discorso.

- Sai molte cose di me, ma non ho capito ancora cosa vuoi. – L'uomo studiava attentamente la figura del giovane.

- Tu sei capace di mandare persone nel passato attraverso un cerchio con della polvere bianca e delle strane rune? Perché sono convinto che è quello che il te del futuro abbia appena fatto con me e spero che il te del passato possa rimandarmi nel mio tempo. – al ragazzo si era seccata la gola.

L'uomo si era preso un momento per osservare il ragazzo e cercare di capire se diceva il vero, - esattamente... che tipo di rune c'erano e qual era la reale motivazione di quell'incantesimo? –
Stiles spiegò tutta la storia dall'inizio, o almeno quello che aveva ritenuto più importante. Aveva disegnato su un foglio quello che ricordava del cerchio e delle rune, aveva messo anche il dettaglio della luna piena e della polvere bianca con cui era disegnato il cerchio. Gli aveva confessato del suo desiderio di dimenticare, di voler cancellare la sua memoria per rimuovere quello che aveva fatto mentre era posseduto.

- Ho una buona notizia per te. – iniziò l'emissario. – ti credo quando dici che provieni dal futuro. –

- Grazie al cielo! – sospirò il giovane.

- Però non ti ho mandato nel passato, è stata la tua mente a indirizzarti in questo tempo. –

L'uomo aveva guardato lo sguardo perso del giovane, aveva sospirato e poi aveva ripreso a parlare. - Se ho capito bene, l'incantesimo che ho eseguito su di te è come un sortilegio, tu vuoi dimenticare, ma non è possibile farlo, soprattutto con i tuoi demoni. Mi dispiace ragazzo, ma, fin quando non li sconfiggerai, non potrai tornare nel tuo tempo. – L'uomo era calmo come al solito e questo, come sempre, innervosiva il giovane.

- Ho ascoltato quello che ha detto, credo anche di averlo capito... ma non risponde ad alcune domande. Perché in questo tempo? Come diamine si risolve una cosa del genere? – Il panico stava per assalirlo. Aveva fatto un errore, non sarebbe dovuta andare in quel modo.

- Non posso rispondere a nessuna di queste domande, dovrai farlo tu: da solo. – L'uomo si era avvicinato al ragazzo. – Ci sono delle regole. Non devi dire nulla riguardo il futuro, non devi incontrare i tuoi genitori, te stesso se sei già nato, nessun parente, non devi svelare nessun dettaglio a nessuno, soprattutto non devi interferire con il corso del tempo. –

- Ritorno al futuro? – Domandò il ragazzo. Aveva sempre amato quel film, ma viverlo era davvero un incubo.

- Esattamente! – rise Deaton.

Il veterinario decise di ospitare il ragazzo per il tempo che si sarebbe fermato. Immaginava che sarebbe stato un lungo periodo, se prima non avesse accettato il solo fatto di dover sconfiggere e non cancellare i suoi sensi di colpa, il lavoro sarebbe stato davvero lungo.

Da quanto aveva capito da quel piccolo racconto, il ragazzo si era ritrovato a lottare in un mondo pericoloso con creature più forti di lui, che era un semplice adolescente umano. Conosceva quel mondo e sapeva quali effetti poteva avere su un semplice adolescente umano, per questo lo avrebbe aiutato a risolvere i suoi problemi.

Stiles era sdraiato nella stanza che Deaton gli aveva preparato e che da quel giorno sarebbe stata la sua stanza. Sperava ancora che tutto quello fosse un incubo, ma ogni cosa sembrava confermagli costantemente il contrario. Stava pensando a come poter risolvere il suo problema ed andarsene subito da quel mondo per ritornarsene nel suo, ma a quelle domande nella sua testa appariva il nulla. Alla fine la stanchezza lo aveva avvolto nelle coperte di Morfeo ed era crollato nel mondo dei sogni.

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