1. Quel pub in fondo alla strada

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Aria's SPOV

Quando ero più piccola, spesso mi dicevano, che quando avrei avuto sedici anni, avrei passato il periodo migliore della mia vita.
Avevo persino creduto a quelle chiacchiere, ovviamente prima di tutto questo...
Pochi mesi fà, ho visto mio padre mentre si baciava con una sua studentessa, lui, poco dopo, si è accorto di me che lo guardavo da lontano ferita e piena di rabbia.
Mi ha raggiunta e mi ha praticamente obbligato di non dire nulla a nessuno e soprattutto di non parlarne con mia madre.
Soffro molto per questo fatto e sto ancora pensando se confessare tutto a mia madre o no, anche se sono passati circa tre mesi.
Mio padre mi ha giurato che non ha più niente a che vedere con quella donna, e che, ha deciso di trasferirsi qui in Islanda, proprio per riavvicinarsi a mia madre, a me e a mio fratello Mike.
Ho dato retta a lui, senza contestare, forse pensando al bene della mia famiglia e non al mio.
Mi sono lasciata trascinare fin quì, lontano da Rosewood e dalla mia vita, ma
soprattutto dalle mie amiche.
Delle volte siamo riuscite a sentirci al telefono, ma mi sono accorta che, man mano che passavano i giorni il rapporto con tutte loro si faceva sempre più distaccato, come se io a loro non interessassi più.
Non parlo con nessuna di loro da due settimane, ma pensavo che almeno oggi, il giorno del mio sedicesimo compleanno, mi avrebbero fatto gli auguri.

Sono le nove di sera, i miei genitori e Mike mi hanno preso una torta e ho spento le candeline, senza esprimere nessun desiderio.
Sono salita in camera, mi sono messa un vestito, ho salutato i miei e sono uscita di casa. Tutta la mia famiglia pensa che abbia fatto amicizia con molti ragazzi della mia la scuola e che oggi vada a festeggiare con loro.

Mentre cammino lungo la strada fuori casa, con il vento sul viso, guardo il mio bracciale con scritto "ARIA".
Alison, diciamo la leader del gruppo delle mie amiche, ha regalato ad ognuna un braccialetto così con i nostri nomi sopra, circa un anno fa. Traccio con l'indice le lettere, che compongono il mio nome, sul bracciale e cerco di trattenere una lacrima, presa dalla rabbia strappo il bracciale, che si rompe in mille perline che cadono a terra per tutto il marciapiede. Lascio tutto lì a terra distrutto, distrutto come me.
Mi riprendo dopo poco, mi guardo attorno e vedo in fondo alla strada un pub.
Ho sentito dire che è un buon locale, così decido di entrare. All'interno non  è come pensavo, c'è  un lungo bancone di colore nero lucido, e ad un lato c'è un palco dove sta suonando un gruppo.
È pieno di gente, ma non mi preoccupa, perchè anche in mezzo a tutta quella gente io continuo a sentirmi sola.
Noto, di fronte al bancone, due posti liberi, così decido di sedermi in uno dei due, ed ordino una birra.
Non che mi piaccia molto, ma voglio sembrare più grande e divertirmi in qualche modo. Dopo il primo sorso, il posto accanto al mio viene accupato da qualcuno.
Sento una voce profonda ordinare una birra, capisco che il suo accento è americano, e stranamente, mi sento un po' meno sola.
Non mi giro a guardarlo, non so perchè ma mi intimorisce e non voglio fare le mie solite brutte figure.
A metà bottiglia di birra inizia a girarmi un po' la testa. "Tutto bene?" Mi sento domandare dallo sconosciuto accanto a me.
Mi giro per guardarlo, e immediatamente, mi scontro con i suoi occhi.
L'interno del pub non è molto illuminato, ma riesco a guardare i suoi occhi azzuri con delle dolci striature verdi vicino alla pupilla.
Cerco di formulare una risposta nella mia testa velocemente per non sembrare una stupida "Sì, non sono abituata a bere" dopo aver sentito le parole che mi sono uscite dalla bocca, capisco quanto possa essere cretina.
Non solo sono molto piccola, ma ho anche il viso di una bambina e dopo questa affermazione credo che il ragazzo mi dirà che è meglio tornare a casa da i miei genitori.
Diversamente da come pensavo, lui si mette a ridere. Ha un sorriso stupendo, il viso gli si riempie di righe ai bordi delle labbra, altre piccole sulle guancie, e gli si formano delle rughette irresistibili ai lati degli occhi.
"Quì la birra è più forte che in America, sei americana vero?" mi domanda essendo sicuro della mia risposta.
Annuisco cercando di sembrare il più carina possibile.

Parliamo per tutta la sera, anche lui incredibilmente viene dalla Pennsylvania, si è appena laureato e si trova in Islanda per una gita con i suoi amici. "Come mai sei solo allora?" Domando incuriosita, mi guarda e risponde con tono rilassato "Mi piace stare solo, sono stato un po' al parco a leggere un libro e poi, sono entrato quì a prendermi qualcosa da bere".
Un ragazzo che ama leggere come me, quasi non posso crederci "Ti piace leggere quindi" affermo soddisfatta. "Adoro la letteratura" mi risponde, lo guardo non potendo fare a meno di sorridere, il primo vero sorriso della giornata.

Il restante del tempo lo passiamo parlando di letteratura e di noi, ad un certo punto, però, guardo lo schermo del cellulare e capisco che è ora di tornare a casa.
Si offre di accompagnarmi per un pezzo, così esco dal locale insieme a lui.
Il vento è più forte di prima, dei brividi mi salgono per tutto il corpo, ma non sono sicura che sia colpa solo del freddo.
Mi guardo i piedi sentendomi in imbarazzo, cala un silenzio tra noi, ma decido di romperlo "Se vuoi domani possiamo incontrarci al solito posto!" gli propongo, lui mi guarda dispiaciuto "Domani parto, torno in America."
Una strana sensazione mi prende tutto il corpo, mi sento di nuovo sola.
Chiusa in una stanza buia senza una via di uscita.
Mi si stringe la gola e pronuncio un infelice "oh, capisco" le ultime lettere della parole si infrangono nella mia bocca e quasi non si sentono. "Ora devo girare quì per il mio Hotel" mi informa.
Lo guardo rivolgendogli un piccolo sorriso, e mentre sto per alzare la mano per fargli un cenno di saluto, la stringe fra la sua. "Grazie a te, avrò qualcosa di speciale da ricordare di questa vacanza" rimango stupita dalle sue parole e rimango immobile davanti a lui, che si sta avvicinando alle mie labbra.
Mi metto in un punta di piedi per avvicinarmi di più alla sua bocca, le nostre labbra si toccano e le mie mani iniziano a tremare lievemene.
Dopo poco lui si stacca da me ed io riporto la mano, che gli tenevo sulla guancia, alla sua posizione naturale. Mi sorride dolcemente "Ciao Aria" ricambio il saluto "Ciao Ezra".

Destini intrecciati || EzriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora