25. Il ritorno a scuola

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Aria's POV

Non riesco a credere a ciò che mi ha appena detto Ezra, mi ha lasciata qui, in tutti i sensi in cui una donna può essere abbandonata.
Rimango immobile davanti a quel vetro, che dall'altra parte non ospita più nessuno.
Piango silenziosamente, per non farmi sentire da nessuno, dopo poco sento qualcuno posare una mano sulla mia spalla.
"Forse è meglio che tu vada ora" sento dirmi, quando mi giro capisco che è Toby.
Non gli dico nulla e mi avvio verso le sedie nella "sala d'aspetto".
Mi accorgo che ho ancora il libro fra le mani, così, prima di mettermi seduta lo consegno a Toby e gli chiedo solamente "Glielo puoi dare?"
"Lo consegnerò sicuramente ad Ezra, ma non posso assicurarti che lo accetterà"
"Sono sicura che leggerà" affermo sedendomi su una di quelle scomode sedie.
Toby mi guarda strano e poco dopo mi domanda "Cosa stai facendo?", gli rivolgo un piccolo trieste sorriso "Ho due ore libere al giorno e non ho altro luogo in mente dove passarle".
Toby mi sorride, forse ha compreso che anche lui farebbe la stessa cosa per Spencer, "Se hai bisogno ci sono" mi dice in modo dolce per poi portare il libro da Ezra.

È passata un'ora da quando sono qui, sono decisamente stanca e non so più a cosa pensare.
Mi sono resa conto che non sono rimasta qua dentro solo per sentirmi più vicina ad Ezra, ma ho sperato per tutto il tempo che lui tornasse da me e si rimangiasse le parole di prima.
Anche se ho quasi perso la speranza non mi arrenderò e verrò a trovarlo tutti i giorni, fino a quando non si farà vivo.

Il tempo vola e neanche me ne rendo conto, è ora che vada, anche se non so come tornare a casa.
Il problema si risolve però con un'altra enorme complicazione, mia madre fuori dal carcere, davvero infuriata.
Si dirige velocemente verso di me, mentre io cerco di rimanere calma.
"Speravo con tutta me stessa che non ti trovassi qui, andiamo a casa. Subito."
La seguo senza dirle nulla, non voglio fare una sceneggiata con mia madre davanti a tutte queste guardie.

Come siamo dentro la macchina, però, inizio a parlarle "Se pensi che non tornerò mai più qui ti sbagli. Non potrai mai impedirmelo"
"Aria, non ti rendi conto neanche di cosa stai facendo. Sei appena andata in un carcere, stai distruggendo la tua reputazione e il tuo futuro."
"Non mi interessa" le dico solamente.
"Non lo vedrai più, a costo di chiuderti in casa ventiquattro ore su ventiquattro"
Inizialmente non le rispondo e rinizio a piangere, poi tra una lacrima e l'altra le dico in modo scontroso "Non credo che lo vedrò più, non preoccuparti".
Distoglie lo sguardo dalla strada per guardarmi un attimo, dai suoi occhi mi rendo conto che soffre vedendomi in quel modo.
"Perchè non cerchi di capirmi?" Le domando quasi disperata, odio questa situazione e odio non avere più il rapporto di prima con lei.

Non mi risponde, ma si ferma su un piccolo spiazzo ed io continuo a parlarle
"Non volevo che succedesse questo, volevo parlarti di me ed Ezra, ma avevo paura che tu non capissi ed evidentemente, avevo ragione."

Sembra non riuscire a trovare le parole da riferirmi, ma il suo sguardo diventa più dolce e mi accarezza la guancia.
"Io lo amo mamma e non smetterò mai di farlo, anche se questo significherà distruggere il legame con te e papà"
Finalmente mi risponde, non sopportavo il fatto di parlare solo io "Non voglio affatto questo, io rivoglio la mia bambina felice, che mi raccontava tutto"
"Non credo che potrò essere più felice, ma un conto è essere triste con te accanto e un'altro è esserlo senza di te".

Dopo giorni finalmente, si avvicina a me, mi abbraccia forte e mi sembra di sentirla piangere.
"Ti voglio bene" mi sussurra, "Allora lasciami andare da lui e lasciami amarlo" Le dico quasi supplichevole.
"Domani tornerai a scuola e voglio che liberi dalla mente tutto questo e che ti impegni per andare in un buon college e dopo le lezioni quando vorrai ti accompagnerò al carcere"
Le rivolgo un caldo sorrido e la ristringo forte, "Grazie mamma" le sussurro.

Quando torniamo, cuciniamo insieme la cena e finalmente mi risento a casa.
Dopo aver mangiato inizio a prepararmi per la giornata di domani.
Scrivo subito alle mie amiche
Io: Domani torno a scuola
Emily: Sei sicura?
Io: Sì, sono stata troppo rinchiusa in casa
Alison: Hai ragione, vedrai che andrà bene
Spencer: Staremo sempre accanto a te
Hanna: E se qualcuno ti darà fastidio se la vedrà con noi
Io: Ahah, grazie ragazze. A domani. Buonanotte

Il giorno dopo...

La sveglia che risuona per diverse volte, mi obbliga ad alzarmi.
Solo il pensiero di rimettere piede dentro scuola mi fa stare male, ma devo pensare che fortunatamente ho quattro grandi amiche pronte a sostenermi ed una dolce mamma che mi accompagnerà e mi verrà a riprendere.

Mi preparo al meglio, voglio essere perfetta e nascondere ogni mia debolezza.
Dopo essermi vestita scendo le scale e quando mi trovo nel salone vedo mia mamma che mi chiede subito "Sei pronta?" Annuisco, per tranquillizare entrambe e quando stiamo per uscire di casa sentiamo Mike che ci chiede "Vengo con voi".

Quando entriamo in macchina, mio fratello esclama "Se oggi qualcuno ti prende in giro o cose del genere, dimmelo subito"
"Non picchierai nessuno, giusto?" Gli chiedo in modo ironico, nonostante pensi che possa farlo davvero e lui mi risponde con una risata, questo mi conferma che può farlo sul serio.

Quando arriviamo davanti a scuola tranquilizzo mia madre stringendole la mano posata sulla marcia e poi scendo.
Saluto Mike e vado verso le mie amiche che, come sempre, mi aspettano tutte in cortile.

Ogni persona qui presente mi osserva e parla di me a voce bassa con chi ha accanto.
Sapevo che sarebbe successo, quindi cerco di non dare ad esso molto peso.
Penso soltanto a parlare con le mie amiche che si comportano come prima, quando ancora non era successo nulla.
Stanno facendo esattamente la cosa giusta, comportandosi così non mi fanno pensare ai motivi per cui sto così male.
Il dolore non va via, ma diventa più sopportabile.

All'uscita di scuola aspetto mia madre nel parcheggio che ancora non è arrivata.
Purtroppo nell'unico momento in cui sono sola avviene l'incontro che più temevo. Noel Kahn che si sta dirigendo verso la sua auto di lusso, che per mia sfortuna è accanto a me.
Sono ancora piena di rabbia e non voglio essere attaccata da lui, quindi lo stuzzico io per prima "Il mento non è ancora guarito del tutto?" gli domando riferendomi al mio pugno che gli ha ancora lasciato il segno.
Fa una risatina nervosa apre lo sportello della macchina e poi mi dice "Sai ho ancora il filmino...".
Credo che stia tentando di ricattarmi, peccato che sta trascurando il fatto che non mi importa più di nulla.
Forse non sa che chi non ha più niente, non ha più nulla da perdere.
"Ti piace così tanto? Lo usi per dimenticarti di quanto sei solo?" Gli dico cercando di azzittirlo ed incredibilmente funziona, rimane immobile con lo sportello aperto.
Proprio in quel momento arriva mia madre, salgo in macchina e lo lascio lì senza dirgli altro, non gli rivolgerò più la parola.
È così insignificante che per me da oggi non esisterà più.

Come sono dentro la macchina mia madre mi domanda se va tutto bene.
Le ho raccontato tutto e vedere Noel con me l'avrà sicuramente preoccupata.
"Va tutto bene" la rassicuro, poi mi domanda, "Ti porto da lui?".
"Sì, ma prima possiamo passare a casa? Devo prendere un libro..." le chiedo.

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Ciao a tutti
Questo capitolo non è il massimo, ma spero che vi sia piaciuto.
Fatemi sapere se vi piace come sta procedendo la storia e ancora grazie

Destini intrecciati || EzriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora