5. Tra le tue braccia

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Aria's POV

Decido di tornare a casa il prima possibile, arrivo alla porta suono il campanello e mi apre mio padre.
Sono infuriata per tutto e per tutti, non sapendo cosa mi passa per la testa e sapendo che papà è solo in casa, decido di affrontarlo.
"Ieri, me ne sono andata via senza salutarti perchè ti ho visto con Meredith" scoppio a piangere mentre pronuncio quel nome, "Mi hai mentito, mi hai ingannata dicendomi che non l'avresti più rivista e che ami la mamma!"
Mio padre rimane immobile e sembra scosso "Aria ti giuro che non è successo niente"
"Ah sì? E quindi era venuta alla Hollis perchè le mancava la sua vecchia scuola?" gli dico in tono sarcastico e irritato.
"Meredith ora insegna lì" rimango esterrefatta a quelle parole, mio padre continua a parlarmi "Le ho chiesto io di parlare, per chiarire il fatto di essere solo colleghi".
"Come faccio a credere alle tue parole, non credo più a nulla di ciò che dici da quel giorno papà!" urlo e corro fuori casa.
Non voglio più tornare, vorrei andare a casa di una delle mie amiche, ma non potrei sfogarmi con loro, perchè l'unica che sa dell'amante di mio padre è Alison.
E lei ha usato sempre questa informazione solo per farmi del male, ed anche se ora è cambiata non voglio sicuramente correre tra le sue braccia.
C'è solo un posto, dove mi sento al sicuro, capita ed amata e quello è Ezra, tutto d'un tratto quei sentimenti di rabbia che provavo verso di lui si trasformano nella voglia della sua protezione.
Durante la nostra chiacchierata mi ha riferito il suo indirizzo, prendo la macchina e cerco di trovare l'edificio in cui abita.

Giunta alla sua via, vedo il suo palazzo, il portone è aperto, ma prima entrare, cerco sul citofono il suo nome per capire in quale appartamento abita.
Leggo nella penultima fila "Ezra Fitz - 3B" , salgo una rampa di scale e subito mi ritrovo davanti ad una porta con una targhetta che indica proprio quell'indirizzo.
Busso leggermente, in quel momento mi rendo conto di avere un viso distrutto, con, sicuramente, gli occhi gonfi e rossi, il mio pensiero si interrompe con il rumore della porta che si apre davanti a me.
Ezra, alla mia vista, rimane immobile sulla soglia della porta, è molto preoccupato.
Apre leggermente la bocca, è la sua espressione quando non sa cosa dire, così parlo io per prima.
"So che non sarei dovuta venire, ma non sapevo da chi altro andare" sento di nuovo le lacrime che lottano per scendere e cerco di trattenerle il più possibile.
Mi osserva attenatamente "Non stai bene, vuoi che ti riaccompagni a casa?" mi propone cercando di essere il più disponibile possibile.
"È l'ultimo posto dove voglia andare" rispondo, "E poi sono abbastanza grande da avere la patente" continuo a dirgli irritata, mostrando le chiavi nella mia mano destra.
Ezra mi si avvicina di più "Perché sei ridotta così?" la sua voce è molto preoccupata e mi guarda come se con quello sguardo potesse proteggermi da qualsiasi cosa.
Siamo sempre più vicini, le lacrime vincono la battaglia ed iniziano a rigarmi le guance. Contemporaneamente ci avviciniamo ancora di più, io sprofondo il viso nel suo petto e lui mi avvolge con le sue braccia, posa il mento sulla mia testa poi mi lascia un leggero e lungo bacio sulla fronte.
Continuo a piangere, ma in quelle braccia sto benissimo, mi sento protetta e capita.
Ezra mi sussurra "Dai entriamo" mi mette la mano su un fianco e mi accompagna all'interno del suo appartamento.
È molto disordinato, in mezzo al grande salone c'è un divano nero e di fronte ad esso una televisione, a destra della porta c'è una angolo cottura che fa da cucina.
In fondo c'è un letto da una piazza e mezzo, la stanza è sommersa da libri, sopra la scrivania c'è una macchina da scrivere nera lucida, ed ha un poster attaccato alla parete.
"Sì, è un po' piccola...e scusami per il disordine"
"Non ti preoccupare, non sapevi del mio arrivo" gli rispondo per non farlo stare in ansia.
Mi fa accomodare sul divano, lo guardo per un po' lui per rassicurarmi posa una mano sul mio ginocchio, mi faccio forza e gli racconto di Meredith.

"Tuo padre ha detto la verità, Meredith lavora all'università é una mia collega."
Credo alle sue parole, ma non so se essere felice o triste, mio padre mi ha detto la verità, ma forse è solo una parte della verità.
Mi accoccolo ad Ezra, rimaniamo abbracciati in silenzio per qualche minuto, poi lui mi sfiora il viso "Aria, devi parlare con tuo padre, e devi cercare di credergli anche se è difficile. Non lo hai ancora perdonato per quel fatto, non puoi vivere con lui se provi ancora così tanta rabbia nei suoi confronti."
I suoi discorsi sono così perfetti, basta che lo guardi e lui mi riferisce esattamente le parole che ho bisogno di sentire. "Hai ragione Ezra, devo parlare con lui. Ti ringrazio e ti giuro che non verrò più a darti fastidio" mi rivolge un dolce e malinconico sorriso "La tua presenza non mi può dare fastidio" confessa.
"Allora ti prego, pensa a me questa sera, pensa a noi. A come potremmo stare se noi ci perdessimo. Non voglio incontrarti per strada e doverti soltando dire un freddo ed insignificante "ciao". Non posso...non possiamo." Il discorso mi esce senza pensare troppo alle parole da usare.
"Sei sensazionale..." dice Ezra dopo un lungo sospiro.
Mi spunta un sorriso, gli accarezzo i capelli e la guancia, lui mi guarda dritto negli occhi, così tanto dentro, che ora può conoscermi alla perfezione.
"Ciao Ezra" lo saluto "Ciao Aria" mi risponde, lo guardo ancora un po', poi vado verso le scale e, quando sono all'ultimo gradino, lo sento chiudere la porta.

Torno a casa, c'è tutta la mia famiglia a tavola.
Mia madre si alza da tavola e viene in fretta verso di me "Aria! Ma dove eri!?" "Scusami, non mi ero accorta dell'ora" mio padre mi guarda in silenzio, e cerca di evitare il mio sguardo.
Domani parlerò con lui.
Mangio velocemente poi vado in camera mia e mi addormento pensando ad Ezra e pensando moltissimo a cosa succederà tra di noi.

Destini intrecciati || EzriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora