Il sonno di Morgana era agitato, stava avendo un incubo.
*Sarai l'unica donna che amerò mai nella vita*
Vecchi ricordi si presentavano ogni notte, in sequenza, nella sua mente. Non poteva fuggire da ciò che era stata, dai suoi sbagli e dai suoi rimpianti; soffriva di insonnia da anni ormai e gli incubi non sembravano intenzionati a lasciarla in pace.
Spalancò gli occhi che Isabella stava ancora dormendo sul piccolo letto di fianco al suo, il corpo coperto solo in parte dalle lenzuola sembrava non badare al freddo mattutino.
*Ho perso l'alba ma devo dire che questo pulcino non è niente male*.
I capelli della ragazza ricadevano sulla sua schiena, quel colore si sposava perfettamente con la sua carnagione. Stranamente, più la guardava e più sentiva crescere in sé il desiderio di conoscerla.
*Smettila di fissarla, idiota!*
Puzzava d'alcool da far schifo così, dopo aver coperto "chioma blu", prese un paio di pantaloncini corti e una canottiera nera prima di avviarsi dentro al bagno.
Dopo aver riempito la vasca, si concesse qualche minuto per rilassarsi nell'acqua calda.
"Ma che cazzo sto facendo."
Lo sguardo cadde sulla canottiera poggiata sul lavello:
"La vedrà ma non ho alcuna intenzione di nasconderla".
Morgana aveva una lunga cicatrice sul braccio sinistro, per la maggior parte delle volte non se ne curava, oramai era parte di lei, le ricordava ciò che era stata, ciò che era diventata.
*Forse sarebbe meglio se mi inventassi qualcosa o forse sarebbe meglio se mi coprissi e basta*
"'Fanculo"
Finito il bagno optò per un lungo caffè americano.
"Ora possiamo anche iniziare la giornata".
Morgana prese dalla libreria uno dei tanti libri di Baricco ed iniziò a leggere.
Verso mezzogiorno, risalendo le scale, decise di andare in camera a svegliare quell'imbranata la quale non aveva, o così sembrava, alcuna intenzione di svegliarsi.
"Hey matricola, la prossima volta niente birra prima di andare a nanna,ho capito l'antifona. Ora però ti devi alzare".
-Mmh, ancora cinque minuti-
Isabella spalancò gli occhi afferrando velocemente il cuscino.
-Cos'hai detto?-
Sibilò la ragazza.
"Ho detto-
La mora si preparò a scandire bene le parole:
"Che è ora di alzarsi, matricola- Ah, è la parola "matricola" che ti fa incazzare?"
Morgana non fece in tempo a ridere che il cuscino la colpì in pieno.
"Hey-"
-Sei così ansiosa di iniziare la giornata con il piede sbagliato?-
"In realtà, la giornata, è già iniziata da un pezzo".
-Per l'amor del cielo-
Isabella la ignorò totalmente.
-Mi scoppia la testa, quel tuo amico svedese sarebbe da mandare in galera, dovrebbe essere vietato un gioco del genere-
"Ho ancora del caffè di sotto se lo preferisci al pranzo. Comunque consiglierei un buon bicchier d'acqua e del buon cibo, che è in fase di preparazione"
-Okay capo, ti darò retta per questa volta-
Si alzò lentamente fino ad arrivare davanti alla mora.
"Se vuoi ho delle aspirine di sotto".
Sussurrò Morgana vicino all'orecchio dell'altra prima di avviarsi al pian terreno e iniziare a cucinare il pranzo.
Pov's Isabella
Scese al piano inferiore dopo essersi fatta una doccia: ne aveva proprio bisogno!
Non sapendo quali abiti indossare, aveva preso qualcosa in prestito dall'armadio di Morgana.
"In fondo si tratta di una soluzione temporanea. È solo un prestito, non credo possa offendersi."
Si prese un momento per osservare l'altra ragazza ai fornelli: era tranquilla, quasi a proprio agio, sembrava avere una certa confidenza con l'ambiente.
-Cucini spesso?-
Morgana si voltò sorpresa.
-In realtà sì. Ci sono dei giorni in cui mi arrangio con ciò che trovo in frigo, ma la maggior parte delle volte devo provvedere da sola ai miei pasti.-
Tornò a concentrarsi sul suo operato, ma dopo pochi istanti rivolse nuovamente la parola a Isabella.
-Quelli sono miei?- Domandò indicando i vestiti.
-Ah! Sì, diciamo che sono un prestito.- La ragazza era davvero molto imbarazzata.
-Però! Ti stanno bene.- Commentò Morgana con un lieve sorriso.
Si sedettero a tavola per consumare il pranzo assieme.
-Vuoi un'aspirina?-
-No, tranquilla. Mi passerà tutto, serve solo tempo.-
Mentre mangiavano, Isabella ebbe modo di notare che la ragazza aveva una vistosa cicatrice sul braccio sinistro: partiva dal polso per terminare, all'incirca, all'altezza della piega del gomito.
"Che cazzo le è successo?" Si domandò curiosa la giovane.
-Ti sei fatta male, da piccola?-
Le chiese di punto in bianco.
Morgana la guardò confusa, al che Isabella indicò la vecchia ferita.
-Ah, no. Questa è una lunga storia.-
Perplessa, la matricola meditò qualche istante su quelle parole, per poi rendersi immediatamente conto della terribile, colossale figura di merda che aveva appena fatto.
Deglutì, imbarazzata, vergognandosi della sua stupidità e della mancanza di tatto.
-Non devi sentirti in imbarazzo. È una storia vecchia che appartiene al passato.- La rassicurò Morgana.
Isabella meditò in silenzio per qualche momento.
Da un lato, avrebbe voluto scusarsi ma non aveva la minima idea di come farsi perdonare; dall'altro, voleva sapere.
Guardò davanti a sé, e non vide nient'altro che una giovane coetanea simpatica e gentile. Era intelligente, sarcastica e di sicuro sapeva come badare a se stessa. Le dava l'impressione di essere forte e indipendente, di sicuro era quel tipo di persona che riusciva ad ammaliare gli altri semplicemente frequentandoli.
Almeno, su di lei aveva avuto questo effetto.
Come era possibile che fosse esistito qualcosa, o qualcuno, tanto crudele da riuscire, anche involontariamente, a farle del male?
Perché proprio a quella ragazza vivace e amabile?
Il solo pensiero della sua spensieratezza, di tutto ciò che di buono aveva, spazzate via, come un mucchio di foglie secche al primo refolo di vento, le gettava addosso un'incomprensibile tristezza.
-Se per te non è un problema- sussurrò, con lo sguardo fisso su Morgana -...Io vorrei ascoltare questa storia.- Concluse in tono deciso.

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Avalanche
RomanceIsabella e Morgana sono due ragazze che frequentano, rispettivamente, il primo e il secondo anno di università. Una introversa, insicura, l'altra estroversa, spavalda. Ognuna chiusa nel suo mondo, ognuna impegnata a combattere, sola, i propri demoni...