Capitolo 18

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Morgana sapeva quanta fiducia l'altra stesse riponendo in lei in quel preciso istante.

Sapeva quanta fatica stesse facendo in quel momento.

Sapeva quanta paura sentisse ma, nonostante questo, quel pulcino tremolante tra le sue braccia aveva avuto più coraggio di quanto la mora potesse mai sperare di possedere.

"Al contrario di quanto pensi, tu per me sei una carta vincente. Proprio per questo, non ti lascerò andare nonostante i possibili litigi e i probabili problemi dati dai tuoi disturbi verso le cose asimmetriche-"

Morgana indicò i suoi occhi poco prima di lasciarsi sfuggire una piccola risata, seguita da Isabella che le diede un colpetto con il gomito.

"Se siamo in due nulla sembrerà mai così impossibile, no? Inoltre-"

La mora zittì, alzando una mano, "Chioma blu" quando tentò di ribattere debolmente.

"Io so quanto vali e, proprio per questo, tutto ciò che potrai dire per sminuire il concetto di "relazione", te stessa o addirittura noi due insieme beh, risparmiatele; anche io mi sto innamorando di te e nulla di tutto questo potrà mai cambiare."

Sospirò pesantemente poco prima di concludere.

"Io non me ne andrò."

Isabella rimase con gli occhi sbarrati per tutto il tempo, sembrava come se desiderasse imprimersi quelle parole nell'anima. La mora, dal canto suo, sentiva l'impellente bisogno di riassaporare le sue labbra.

"Ora vieni qui e fatti baciare."
Il tono categorico con cui lo chiese fece sorride la ragazza che, dopo qualche secondo perso a rimuginare sulle sue parole, la baciò.

Magari Isabella non si aspettava quelle parole: magari stava aspettando un rifiuto o Dio solo sa cosa, invece si ritrovò con le labbra attaccate a quelle dell'altra, le lingue intrecciate in una danza senza tempo incuranti delle persone che avrebbero potuto vederle.

Morgana prese dolcemente l'altra, senza staccarsi da quel contatto, per darle la possibilità di mettersi seduta sopra di lei.

La mora, con la schiena poggiata verso il tronco dell'albero e Isabella, seduta sopra di lei.

*Magari dovresti fermarti*

La situazione, forse, iniziò a degenerare quando Morgana infilò lentamente la sua mano sotto la maglia dell'altra, iniziando a toccare prima la schiena e poi l'addome salendo verso il suo seno.

"Basta-"

Morgana allontanò di poco l'altra che la guardava con un'espressione perplessa.

-Cosa c'è? Non sono abb-

"Dannazione, sei brava, troppo brava. Brava fino al punto in cui non potrei trattenermi dal toccarti a causa di un semplice bacio".

Morgana posò la testa nell'incavo del collo di Isabella e cercò di prendere respiri profondi.

"Vuoi dormire con me questa notte?"

Parole emesse quasi sussurrando, nella speranza che l'altra accettasse.

*Tu non ti stai innamorando, imbecille*

Continuava ad attendere una risposta.

*Tu sei già innamorata di lei*

POV Isabella

-Sì-
Morgana alzò la testa e le sorrise. D'improvviso l'espressione di Isabella mutò, era preoccupata.
-Che cos'hai adesso?-
-Non è meglio se restiamo da me per stasera? I tuoi potrebbero essere ancora a casa, da me possiamo rientrare in serata quando le bestie staranno già dormendo e...-
-"Le bestie" sarebbero i tuoi genitori?-
Morgana la osservò perplessa.
-Ehm... sì, ecco...-
La mora scoppiò a ridere.
-Sei terribile, Chioma Blu.-
-Be', se lo meritano.- Borbottò l'altra.
Le due ragazze si alzarono dirigendosi verso il parcheggio e, salite nuovamente in macchina, si spostarono in una paninoteca davvero carina.
Scherzarono e chiacchierarono per il resto del tempo, finché non calò la sera.
Fu una giornata tranquilla, il resto del tempo lo trascorsero come se nulla fosse accaduto.
Era come se i loro problemi si fossero dissolti nell'aria, al pari di una colonna di fumo che, per quanto possente e scura, alla fine non lascia traccia apparente di sé, e alla vista sembra totalmente scomparsa. Un ricordo talmente sbiadito da mettere in dubbio la sua effettiva esistenza.
Quando l'orologio segnò le 23:00, decisero di tornare a casa.
Sembrò quasi che si stessero intrufolando in un'abitazione a loro sconosciuta.
Come fossero due giovani ladre, raggiunsero silenziosamente la camera da letto di Isabella, stando bene attente a non fare rumore chiudendo il portone e nel camminare davanti alla camera dei genitori.
Raggiunta la loro meta, in totale sicurezza, si concessero una risatina complice.
Isabella diede un veloce bacio all'altra ragazza, che nel frattempo, durante la cena in paninoteca, aveva rinominato L'"Incantatrice", ripensando alla sua esibizione col violino.
Le sembrava un soprannome appropriato. In fondo, era questo ciò che l'altra rappresentantava per lei: una magnifica creatura che aveva appena realizzato uno splendido incantesimo.
Morgana la ricambiò con un po' troppa enfasi, ma Isabella non fu in grado di respingerla.
Le saltò in braccio e in breve tempo entrambe si ritrovarono sul letto.
La stanza in penombra, rischiarata appena dalla flebile luce della luna che filtrava dalle tende della finestra.

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