Capitolo 16

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Pov's Morgana

Si svegliò trovandosi nella stessa posizione della sera prima, un braccio tra l'incavo del collo di Isabella e la fine del cuscino mentre l'altro le cingeva la vita.

*Quando sono con lei riesco a spezzare la mia routine, è meraviglioso*

"Pulcino, posso rimanere qui al tuo fianco?"

-Mmh-

Un grande sorriso apparve sul volto di Morgana.

"Lo dovrei prendere per un rifiuto?"

-assolutamente no ma se non ti stacchi non ci alzeremo mai-

"Allora-"

Morgana iniziò a baciarle la spalla destra, in parte scoperta, fino a risalire, molto lentamente al collo e alla mandibola. Oramai le era con il busto per metà sopra e dunque, con la stessa calma, continuò a baciarla fino ad arrivare alle tanto agognate labbra.

"Mi sei mancata".

-Anche tu Morgana-

Quando si staccarono dal bacio Isabella si era completamente svegliata.

-Ora vestiti, su.-

"La vedo dura, probabilmente mi converrebbe tornare a casa: possiamo vederci in facoltà!-

-Ma smettila, là c'è l'armadio: aprilo, scegli quello che ti piace, prendilo e indossalo. Quello che è mio è tuo.-

Isabella si mise le prime cose che le capitarono e corse in bagno: dopo qualche minuto era pettinata, profumata e pronta per uscire.

"Sei una scheggia! Okay andiamo-"

Si fermò un attimo a riflettere.

"I tuoi sono in casa?"

-Si, dovrebbero essere di sotto..-

La mora notò che isabella aveva uno sguardo preoccupato, lo si capiva anche dal tono con cui l'aveva annunciato.

"Che tipi sono?"

-Difficili da descrivere. Mi scuso in anticipo-

"Vediamo se riesco a sopravvivere"

Morgana le diedi un veloce bacio sulla guancia e poi lasciò che l'altra facesse strada.

Dinnanzi a loro, spuntarono due figure intente a finire la loro colazione.

"Buongiorno!"

-'Giorno-

POV Isabella

Quando scesero al piano di sotto, entrambe vestite e pronte a iniziare quella nuova giornata, il loro aspetto cozzò con i pigiami dei suoi familiari. Pezzi di tessuto spenti, tristi; privi di qualsivoglia vitalità.
Dopo i "buongiorno" di circostanza, Isabella non perse tempo.
-Papà, mamma: questa è la mia collega d'università, Morgana. Mi ha aiutata fino a tardi con lo studio ieri, e visto il pericolo di queste strade, la notte, non me la sono sentita di lasciarla partire sola a quell'ora.-
Entrambi i genitori, dopo un attimo d'incertezza, misero su la loro miglior espressione: un sorriso di circostanza pietoso.
-Certo Isa, hai fatto bene. Di questi tempi non si sa mai, e poi camminare di notte...- la madre si perse in uno sproloquio sulla pericolosità delle strade, e dell'andare in giro la notte, non perdendo l'occasione per lamentarsi della presenza di persone straniere nel paesino.
"Idiota. Di grazia, qualcuno ha mai parlato di camminare in giro di notte? No. Nel caso, lei si sposterebbe in auto. Ha una cazzo di macchina, per la miseria!"
Suo padre prese la parola prontamente per rincarare la dose, aggravando la situazione con commenti tutt'altro che delicati sul rifugio per senzatetto recentemente inaugurato.
Morgana li ascoltava allibita, un'espressione sul volto che Isabella non le aveva mai visto.
Decise di troncare subito quella spiacevole situazione, interrompendo le loro chiacchiere.
-... Sì sì, ok. Va bene, d'accordo. Abbiamo capito, mamma. Papà, l'accompagno alla macchina e poi se ne torna a casa tranquilla.-
Mentre parlava, afferrava la sua borsa e la mano di Morgana, controllando con occhiate veloci che lei fosse effettivamente pronta per uscire e avesse con sé tutte le sue cose.
Mentre Isabella apriva in fretta e furia il portone di casa, la madre le urlò dalla cucina
-Isa, ma non fate colazione? C'è il latte pronto qui, le merendine nella credenza,...-
-No, la facciamo al bar!-
Le urlò in risposta la ragazza.
Giunte in giardino, Chioma Blu si precipitò verso la macchina quasi di corsa, la mora le stava dietro.
La studentessa del secondo anno stava per iniziare a cercare le chiavi della macchina, quando l'altra l'anticipò lanciandogliele. Morgana le afferrò in tempo.
-Le ho prese io. Guida, arriva fino al bar in piazza.-
Partirono subito dopo. La ragazza seguì le indicazioni di Isabella, fino a raggiungere un'incantevole bar situato in una rientranza, nella "piazza del cipresso." Veniva chiamata così, dai più, per via del solitario albero che la dominava, svettando, austero, al centro di una spoglia aiuola. Poiché quella non era la piazza principale e maggiormente in voga, generalmente si rivelava un luogo tranquillo e non eccessivamente frequentato.
Il bar era antico: aveva soffitti affrescati raffiguranti banchetti e scene di caccia, con colori tenui nel primo caso e molto accesi nel secondo, e mobilio in legno.
Morgana si era accorta che, durante il tragitto in macchina, Isabella aveva versato calde lacrime di rabbia. La ragazza si era augurata che la guidatrice non l'avesse notato, troppo impegnata a prestare attenzione alla strada, ma non era così.
Quando si accomodarono nella sala da tè, Isabella manteneva lo stato emotivo con cui aveva lasciato la casa.
-Cosa ti succede?-
Il tono di Morgana era gentile, preoccupato. Stava quasi sussurrando.
-E me lo chiedi pure? Li hai visti? Sono indecenti, impresentabili! Come posso relazionarmi con persone dalla stupidità di quel calibro? Io sono esasperata.-
Isabella urlava e piangeva, isterica. Presto iniziò anche a singhiozzare.

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