Capitolo 14

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Pov's Morgana

Passarono alcune ore e Morgana, alla fine della lezione, si ritrovò china sui libri nella solita saletta con i tavoli che affacciava sul cortile. Si stava annoiando, doveva ammetterlo.

In realtà, la mora, aspettava con ansia l'arrivo dell'altra,sempre che arrivasse, ovviamente.

Dopo qualche minuto passato a leggere e rileggere la stessa frase, sentì una timida voce provenire da una figura davanti a lei.

"Isabella-"

Poche parole prima che l'altra si accomodasse, la informarono che, quel pomeriggio, avrebbero studiato insieme. Il bacio che quel pulcino le lasciò sulla guancia continuò a bruciare per alcuni minuti.

"Allora-

La mora chiuse i suoi libri.

"Spiegami i tuoi problemi con il giapponese, vediamo se riesco a darti una mano."

-Ah! Di problemi quanti ne vuoi: Kanji sopratutto.-

"Per quanto riguarda i kanji, so che può sembrare assurdo ma, per quanto mi duole ammetterlo, dovresti provare a seguire il metodo della professoressa."

-Aspetta, frena; intendi il metodo: "immaginiamo storielle assurde per dare un significato a quattro linee?"-

"Esattamente-"

La mora prese a cercare dentro la borsa, tirando fuori il libro desiderato.

"Comprai questo libro anni fa. Ti guida, tramite una sequenza di disegni, dall'immagine che ti viene descritta dalla docente fino ad arrivare a come si è evoluto il kanji stesso nella mentalità collettiva. Il Kanji di "creazione" per esempio, è composto da "tavolo" e "donna".-"

Isabella aveva un'espressione imbarazzata.

-Stai scherzando, vero?-

Morgana non poté trattenere una risata:

"Assolutamente no. Sotto quest'aspetto sono molto sessisti, però, se vai a comparare quelli che studi qui, con questo libro, credo ti sarà molto più facile pensare a loro come episodi di vita quotidiana. Puoi tenerlo, io l'ho già letto, dovrebbe bastarti per il primo anno"

-Ma- Ecco io-

"No, non disturbi e no, non mi crei problemi."

"Chioma blu" sfoggiò un timido sorriso prima di mettersi a spulciare tutti i kanji fatti fino a quel momento.

Il tempo passò in fretta, e alle sei, decisero di uscire dalla facoltà per dirigersi verso la stazione.

"Spero ti sia stata utile".

-Grazie davvero,Morgana.-

Isabella abbassò lo sguardo, forse imbarazzata o forse perché persa nei suoi pensieri.

"Ti va di fermarti a prendere un caffè da me?"

L'altra sembrò riscuotersi.

-Ehm, sei sicura che non disturbo? Oggi credo di aver fatto abbondantemente la mia parte-

La mora la guardò sbalordita, poi, ancora una volta, irruppe in una fragorosa risata.

"No che non disturbi, sei la benvenuta!"

Presero il treno appena in tempo e, dopo poco più di un'ora, arrivarono davanti casa di Morgana.

Pov's Isabella

Arrivarono a casa di Morgana. Lei armeggiò con le chiavi davanti alla porta, poi entrò in fretta, dicendo -Fa' come fossi a casa tua, io mi assento solo un attimo per andare al bagno.-
-Ok.-
Isabella si guardò attorno un po' intimorita: le case altrui la mettevano sempre a disagio, almeno i primi tempi. Ripensare al fatto che pochi giorni prima aveva dormito, proprio lì, ubriaca, non faceva altro che accentuare quella sensazione di disagio.
Nell'attesa che l'amica tornasse, si accomodò in cucina. Il tavolo era sgombro, il piano cottura pulito, tutto ordinato come se nulla fosse stato utilizzato.
"Probabilmente i suoi genitori si sono assentati per lungo tempo. Chissà se ora sono ancora via per lavoro."
Morgana comparve sulla soglia della stanza con uno splendido sorriso. Miseria: ogni volta Isabella ne era estasiata.
-Allora, preparo due bei caffè. Quanto zucchero?-
-Oh, un cucchiaino. Grazie-
Morgana preparò i caffè e li servì come una perfetta padrona di casa.
-Si ha quasi l'impressione che tu viva da sola, entrando in casa.-
La ragazza mora accennò un sorriso.
-No, te l'assicuro. Anche se alle volte non sai quanto vorrei che fosse vero.- Sospirò. -Loro non sono esattamente un modello esemplare, nell'ambito della genitorialità.-
Isabella la osservò pensierosa e si limitò a tacere. Era evidente che quello fosse un tasto dolente per l'altra ragazza.
"Chissà che tipo di persone sono. Quanti problemi le avranno causato per spingerla a parlare di loro con un tono così disincantato e deluso.
Entrambe sorseggiarono le loro bevande. Una volta finite, Morgana le propose di vedere un film assieme. L'avrebbe riaccompagnata lei a casa, a fine serata.
Isabella accettò volentieri: le faceva davvero piacere passare del tempo fuori casa e in buona compagnia.
Così, mentre lei si accomodava sul divano e accendeva la TV, Morgana si dirigeva in cucina, in cerca di qualcosa da sgranocchiare.
-Guarda che ho trovato. Popcorn!- le comunicò tutta fiera tornando in salotto, con una grande busta in mano, mostrata quasi come fosse un trofeo.
-Oh, ottimo!- le rispose tutta contenta Chioma Blu.
-Abbiamo qualcosa di buono per passare meglio il tempo durante la visione del film.- commentò Morgana sedendosi sul divano accanto alla ragazza, per poi annullare la distanza fra di loro baciandola dolcemente.
Isabella gradì quel contatto, ricambiandola, solo che probabilmente quell'improvvisa vicinanza le diede alla testa.
Dopo qualche momento, si spostò, sedendosi a cavalcioni sopra le gambe di Morgana, cingendole il collo con le braccia.
L'altra ragazza non ne sembrò sorpresa, e reagì cingendole la vita con un braccio, e accarezzandole una guancia con la mano di quello libero.
Passò un minuto, o forse erano due, le ragazze avevano già perso la cognizione del tempo quando un rumore di auto sul vialetto di casa distrusse l'incanto di quel momento.
Isabella, ancora frastornata, si girò a osservare la porta d'ingresso, mentre Morgana annunciava, in tono cupo, che i suoi parenti erano tornati.
Chioma Blu si girò di scatto, allarmata.
-Oh cielo!-
Sì affrettò ad allontanarsi dalla ragazza mora e tornare a oocupare sul divano la sua posizione originaria.
Sì sentì un rumore di chiavi e serratura che scatta, poco dopo comparvero quattro persone.
"Aspetta, e questi chi sono?"
Un uomo e una donna di mezz'età, rispettivamente accompagnati da una giovane donna bionda, dall'abbigliamento appariscente, e un aitante ragazzo dal fisico palestrato, malcelato sotto una striminzita canotta bianca.

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