It's so hard to say goodbye

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*ASHTON'S POV*

Un tour mondiale.
Un eccitante tour mondiale mi sta aspettando.
Manca poco, per non dire pochissimo, poche settimane, e lascerò l'Australia, per andare a Londra, nella bellissima Londra, dove incontrerò niente meno che la band più famosa al mondo, e grazie alla quale mi esibirò insieme agli altri, davanti milioni di persone.
Quasi non ci credo, eppure, il contratto da firmare ce l'ho proprio qui davanti.
Il mio sogno, si sta materializzando così velocemente davanti ai miei occhi che quasi sembra impossibile.
Eppure, nonostante questa bella notizia, mi sento vuoto.
June.
La mia June, la mia sorellona rompi palle.
È lei la causa di questo vuoto.
Chi l'avrebbe mai detto?
Quando una persona ti parla e ti porta all'esaurimento, non vedi l'ora che la smetta di rivolgerti la parola, poi però, quando lei non ti parla più davvero, ti vorresti solo mangiare le mani, vorresti solo riavvolgere il tempo, tornare a quei giorni nei quali tua sorella ti parla, anche solo per dirti quando sei cretino, ma ti parla, ti guarda, non passa la maggior parte del tempo fuori casa per evitarti, per evitare il tuo sguardo.
Mi fa male vederla così distante, ma allo stesso tempo, mi fa rabbia.
La gente parla, e l'ho sentito pure io, e lei continua per la sua strada.
Si farà del male, già lo so, eppure non sembra volermi ascoltare.
Il pensiero di un tour mondiale senza di lei, già mi spaventa.
Passare tutto quel tempo lontano da casa, e senza avere lei pronta ad ascoltarmi in quei giorni in cui mi sentirò solo, quei giorni in cui, penserò a casa mia, e mi immaginerò lei, mentre studia, a chilometri di distanza da me, con un oceano a dividerci.
Avrò poi, Luke, sempre con me, e lo sentirò spesso mentre le parla al telefono o su Skype, e lì, crollerò: mi pentirò di ogni cosa, piangerò fino all'esaurimento, mi odierò per non aver fatto la cosa giusta.
E se invece io fossi dalla parte della ragione?
Perché June non vede quello che voglio per lei?
Luke è troppo.. piccolo per lei.
Luke sta.. per partire per un tour mondiale, non sarà più così presente.
Perché non vuole capire che prima si mette il cuore in pace, meglio sarà per entrambi?
Non capisco proprio perché si comporti così, come una bambina, come una sciocca che non vede mai il lato negativo delle cose.
Il mio cellulare vibra, è arrivato un messaggio: Sue.

"Sono fuori casa tua, ti devo parlare"Che succede ora?
Mi affretto a mettermi le scarpe, un messaggio così freddo da parte di Sue non l'ho mai ricevuto.
Scendo le scale in velocità, apro la porta, e vedo la mia ragazza nel vialetto, una felpa grigia, il cappuccio sulla testa, i jeans stretti, l'aria quasi assente.
Mi avvicino a lei, abbracciandola da dietro, ma lei non ricambia il mio abbraccio, anzi, quasi lo evita, spingendomi via, aumentando la distanza tra di noi.

-Ehy- mi saluta, tenendo lo sguardo sempre lontano dal mio.
-Ciao amore- la saluto io, cercando di accarezzarle la guancia, ma lei, sposta il viso.
-Credo che.. dobbiamo parlare- mi dice freddamente, e continuo a non capire cosa stia succedendo.
Sue non mi guarda, si fissa i piedi, sospira, lascia passare più di un minuto senza dire nulla, facendomi penare, senza farmi capire il motivo di tale freddezza nei miei confronti.
-Cosa stavi aspettando a dirmelo?- mi domanda, e io inarco il sopracciglio.
-Dirti cosa?- intervengo, e finalmente, i suoi occhi, puntano ai miei.
-Che hai deciso di andartene, che hai deciso di accettare- risponde secca, e io non la capisco: cosa credeva? Che avrei strappato il contratto? Che avrei rinunciato alla mia occasione?
-Credevo avessi capito quando fosse importante per me questa opportunità- dico, cercando di non innervosirmi troppo.
-Ah quindi tu decidi di andartene e basta vero? Non te ne frega un cazzo se io resto qui a marcire!- urla, è irritata, è arrabbiata.
-Non ti lascio a marcire Sue, ma non puoi chiedermi di..- cerco di dire qualcosa, ma lei, veloce come un lampo, mi precede.
-Credo sia finita, Ashton- dice secca, diretta, facendomi spalancare gli occhi, mi sento il mondo cadermi addosso, di peso, mi sento malissimo.
-C-cosa?- balbetto appena, ma lei non ci pensa due volte a ripetermelo, guardandomi negli occhi, sicura delle sue parole, senza neanche rendersi conto di quanto male mi stia facendo.
-Non sei più quello di un tempo- comincia così il suo discorso, un discorso che dura quasi dieci minuti.

Non sono più quello che ero un tempo, da quando ho scoperto la storia tra Luke e June sono cambiato, sono scontroso, sono insensibile, come se il mondo girasse attorno a quei due, come se la mia nuova ragione di vita fosse trovare il modo di dividerli.
Mi dice che da quando l'ho scoperto, non sono più il suo Ash, il suo ragazzo che la chiama ogni mattina, che la passa a prendere a casa ogni sera, pur di vederla in ogni occasione, non sono più il suo Ashton che la fa sorridere, non sono più il suo Ashton che quando passa del tempo con lei, la travolge con la sua voglia di vivere, con la sua risata.
Sono un'altra persona, che lei però, non ama.
Lei non ama il nuovo Ashton, che nonostante assomigli fisicamente a quello vecchio, è insopportabile quando si tratta di rapporti umani: quando lei esce con il nuovo Ashton si sente a disagio, non sa mai cosa dire al nuovo Ashton, perché lui è sempre perso nel suo mondo, è sempre perso in due pensieri, la band o la questione June e Luke, non esiste altro per questo Ashton, non esiste più la sua Sue.
-Poi ora, te ne vai, non ha senso continuare così- dice, cominciando a pensare al fatto che la distanza ci ucciderà entrambi, o forse, ucciderà solo lei, perché il nuovo Ashton, ha altri pensieri, ha altri obiettivi.
Ho la gola secca, la lingua impastata, il mio cuore batte fin troppo forte, e il mio cervello è in tilt: la mia Sue, mi sta lasciando, mi sta lasciando davvero.
Non so cosa dirle, non so cosa fare, e tutto questo mi sembra solo un incubo.
-T-tu non puoi lasciarmi- balbetto –I-io, tu, noi, io ti amo Sue- confesso, cercando la sua mano, intrecciando le mie dita alle sue, ma lei, si allontana, nascondendo le mani dentro la tasca della felpa.
-No, tu non mi ami più, Ash, e io.. l'ho capito- dice abbassando lo sguardo, sussurrandomi appena un "buona fortuna per il tour", e senza aggiungere altre parole, trova il coraggio di avviarsi verso il cancello di casa mia, senza mai voltarsi, senza esitazione, come se io, non fossi più così importante per lei.
La guardo mentre se ne va via, lontana, la guardo andarsene, con un groppo in gola, una sensazione strana in corpo, la testa che pulsa, le lacrime che cominciano ad impossessarsi dei miei occhi.
Quando la vedo sparire definitivamente, due figure si fanno avanti nel vialetto: June, con la sua sigaretta in bocca, mentre con l'altra tiene quella di Luke, che le sorride, non sanno che li sto guardando.
Mia sorella poi, non appena abbassa lo sguardo per spegnere la sigaretta con il piede, mi intravede, e in quell'istante, le lacrime si impossessano delle mie guance.
Vedo June e Luke fissarmi, mi giro velocemente, mi vergogno perché sto piangendo come un bambino: scappo in camera mia.

Sul letto, bagno il cuscino di lacrime.
La mia Sue se n'è andata.
La mia Sue non mi ama più.
Come farò senza di lei?
Come farò ora? Che ho perso lei e June?
Come posso credere di riuscire a sopportare un tour mondiale, lontano da casa, senza le due persone più importanti che ho?
Ho perso Sue.
Ho perso June.

E i singhiozzi si fanno più forti.
I ricordi di Sue mi travolgono quasi con violenza, come a voler farmi ancora più male.
E davanti a me, passano quei ricordi, che hanno lasciato il segno dentro di me.

Rivedo il nostro primo incontro.
Rivedo me stesso a quella festa, seduto su una poltrona, annoiato a morte, neanche volevo andarci in quel posto.
Poi i suoi occhi, comparsi dal nulla, il suo corpo avvolto da quel vestito verde chiaro, fin troppo corto, fin troppo scollato, ma che mi aveva fatto alzare, mi aveva fatto arrivare da lei, e nel più semplice dei modi, le avevo chiesto di ballare con me.
Il suo viso così timido, i suoi occhi così incerti, il rossore delle sue guance mentre la trascinavo in pista, mentre mi lanciavo in un balletto quasi ridicolo.
Le sue gambe, il suo corpo che si muovevano davanti al mio, in un modo così sensuale, così perfetto, e solo dopo mi disse che faceva la ballerina.
"Mi chiamo Sue" si presentò "Piacere di conoscerti Ashton Irwin" mi disse, lei mi conosceva già, perché tutta la scuola sapeva il mio nome.
Poi il nostro primo bacio, un bacio dato sulla porta di casa sua, dopo un appuntamento passato al cinema, a vedere un film dell'orrore: ero più spaventato io di lei.
E chi si lascia scappare il ricordo della prima volta che abbiamo fatto l'amore?
Lei alla sua prima esperienza, io teso come ad un'interrogazione, spaventato di farle del male, spaventato per ogni cosa.
Il corpo così bello, così perfetto, la sua voce che mi sussurrava cose dolci all'orecchio, la mia Sue.
La mia dolce Sue, la sua risata, i suoi abbracci spontanei, le sue labbra che si univano alle mie, le sue mani che mi cercavano sempre, ora non mi appartengono più.

-Sue!- urlo, preso dalla disperazione, dall'esaurimento, la mia Sue, la mia amata Sue, non mi vuole più, non mi ama più, ed è solo colpa mia.
All'improvviso, sento qualcuno sedersi sul mio letto.
Riconoscerei il suo profumo tra mille.
Le faccio posto, non smettendo di piangere, di singhiozzare.
La sento distendersi al mio fianco, e sento le sue mani avvicinarmi a lei, al suo petto, avvolgendomi, abbracciandomi, dandomi baci tra i capelli.
-J-June- balbetto, e lei mi accarezza la testa.
-Non piangere Ash- mi sussurra appena, e io la stringo più forte, l'abbraccio più forte.
-È finita. Non mi vuole più- le dico tutto d'un fiato, e lei poggia la guancia sulla mia fronte.
La mano di June cerca il pacchetto di fazzoletti che ho sul comodino, la sento prenderne uno, per poi spostarsi un po' da me, per vedermi in faccia.
Mi asciuga le lacrime, mi accarezza le guance, il naso, mi lascia baci sulla fronte, mi sussurra di non essere triste, perché lei è qui con me, e lei, ci sarà sempre.
-Perché lo fai?- chiedo, dato che non meriterei neanche la sua presenza.
-Siamo una famiglia, e io, ti voglio bene davvero- mi risponde, per poi abbracciarmi ancora.
Il profumo di June mi avvolge, le sue mani che mi accarezzano i capelli sembrano fatte per calmarmi un poco, abbracciato a June, io mi sento protetto.
Come quando eravamo piccoli, e un bambino mi rubava qualcosa, lei c'era sempre, e mi abbracciava, e in quell'abbraccio, io mi sentivo a casa, mi sentivo al sicuro, lontano da ogni pericolo o paura.
In questo abbraccio, credo davvero di non essere pronto per un tour mondiale, così lontano da casa, così lontano dalla mia famiglia, da mia madre, da Harry, da June; sono conscio del fatto che sarà dura, che mi mancheranno da morire, che passerò le ore al telefono pur di non sentire la loro mancanza, che aspetterò la sera con impazienza pur di vederli su Skype.
Ma nonostante tutto, in questo abbraccio, trovo la forza di reagire, trovo la forza di dire "ce la puoi fare", e sono grato a June in questo momento, per essere qui, per non aver chiesto nulla, per non aver neanche esitato a venire a salvarmi di nuovo, per essersi comportata da sorella, Sorella vera, che nonostante la delusione nei miei confronti, non ha aspettato un secondo a venire a darmi il suo conforto, a essere presente, a dimostrarmi ancora una volta quanto bene mi vuole.
-Ti voglio bene- sussurro appena.
Ti voglio bene davvero June, ti voglio bene, e mi manchi da morire, mi manca il tuo tono antipatico quando ti rivolgi a me, mi manca guardarti negli occhi e parlare insieme, odio la tua indifferenza, odio questo silenzio tra di noi.
Sei mia sorella June, e mi manchi da morire, e io ti chiedo perdono, perché solo in questo momento, ho capito quanto tu sia importante per me.

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