Teenage Life

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Capitolo 1

Teenage Life


*ASHTON'S POV*

-Ash! Muovi quel culo, siamo già in ritardo!-

Quella voce mi fa sobbalzare, perfetto insomma: sporcarsi di dentifricio la maglia rossa era proprio quello che mi ci voleva, il buongiorno si vede dal mattino.
Sposto lo sguardo verso l'orologio appeso sopra la porta: le 7:40, che cosa vuole quell'altra da me? Non sono in ritardo! Mai stato più in anticipo di così!
Raccolgo le mie cose al volo, per precipitarmi dentro la macchina.

-Buongiorno anche a te, sorellona- dico acido, accennando una smorfia.
-Era ora! Cos'è? Lo specchio ti parla e devi avere una conversazione con lui ogni mattina? Mi sto rompendo le palle Ashton, quando ti fai questa cazzo di patente?!- mi risponde lei, con la sua solita grazia di un camionista.

Sbuffo, e mi limito a stare zitto, non la sopporto quando fa così, non è mica colpa mia se mamma non mi stipendia la patente perché ho accidentalmente sfondato macchina, cercando di tirarla fuori dal garage: c'era la mia bici da tirar fuori!
-Sei sempre così carina June, santo quell'uomo che deciderà di portarti lontana da me- sputo nervoso, mentre mia sorella, vent'anni, uno in più di me, universitaria e barista da quattro soldi, mette in moto e parte alla velocità della luce verso scuola.
Maledetto quel giorno che ho deciso di farmi bocciare e ripetere un anno.
A quest'ora sarei già a lavorare, magari come modello per qualche ditta importante, girare con la mia bella macchina modesta, e prendere a super velocità una pozzanghera, in modo tale da lavare mia sorella, che sarebbe sul ciglio della strada a implorarmi per un passaggio: illusa.
E illuso io, che sono ancora un liceale sfigato, all'ultimo anno, e che si fa accompagnare ogni mattina dalla sorella maggiore, che si diverte a sbatterti in faccia la sua bellissima vita da universitaria perfetta, che ha un lavoro abbastanza figo, visto che lavora in una discoteca fin troppo frequentata, e che ogni mattina si diverte a spaccarti le palle se arrivi in ritardo o in anticipo.
Perché i miei dovevano farmi un torto simile? Una sorella più grande di un anno, è una tragedia, è un incubo.
Inchioda davanti al cancello, e prima che io possa scendere, la vedo spegnere la macchina.

-Che fai June? Il liceo ti manca?- domando accennandole un sorriso.
-Devo ritirare delle carte. E devo mettere un annuncio- mi spiega lei, chiudendo la macchina e incamminandosi verso il portone con passo veloce.

La guardo camminare, sotto gli occhi di tutti: l'unica ragazza con i pantaloncini corti, la canottiera e le infradito, dato che nella mia scuola si usa la divisa; i capelli castani, come i miei, sciolti e al vento, tra le mani dei fogli: ecco, mia sorella, June Julie Irwin, la mia rovina, chiamata da tutti "JuJu", ma da me è "la strega", "il rospo", "il mio incubo".
Spalanca il portone e sparisce dentro.
Sento la campanella suonare, mi avvio anche io.

-Ciao Ash!-
-Ehy Irwin!-

Sento voci che mi salutano: ragazze che mi fissano, e mi fanno cenno con la mano, o con lo sguardo.
Il problema è.. ma chi le conosce?
Sembrano tutti conoscere me, ma io non conosco nessuno, tranne qualcuna.
Avanzo verso il mio armadietto, prendo i libri che mi servono, sento ancora qualcuno che mi saluta, e mi giro, noto la ragazza, arrossisco, sorrido appena, -Ehy bellissima- la saluto, e lei sorride, avvicinandosi a me e lasciandomi un bacio sulla guancia.
-Ciao amore- mi risponde, la mia lei, la mia adorata Sue: i capelli biondi raccolti in una coda questa mattina, gli occhi marroni che mi sorridono con le labbra, la mia piccola Sue, incontrata cinque mesi fa a una festa, ed ora, la mia ragazza, nella squadra di danza della scuola, all'ultimo anno anche lei, ma lei non è una ripetente come me, lei è brava a scuola, è brava e bella, non potevo trovarne una migliore di così.

-Che hai fatto alla maglietta? Sbrodolone- mi deride, notando la macchia bianca sulla maglia.
-Mia sorella aveva, come sempre, le palle girate, e mi è caduto il dentifricio- ammetto, e lei ride divertita.
-Povera June, sarà nervosa per gli esami- la giustifica, e io mi limito a fulminarla con lo sguardo: possibile che sia sempre povera June e mai povero Ash?
-Sue, dovresti imparare la regola "dai sempre ragione ad Ashton"- la riprendo, e lei ride ancora.
-Magari un altro giorno amore- mi risponde, per poi avvicinarsi alle mie labbra, lasciarmi un bacio veloce e scappare verso la palestra per l'allenamento.
-Ti aspetto all'uscita- le urlo, lei si gira verso di me, e mima con la bocca un "a dopo", per poi riprendere la sua corsa per il corridoio.

Richiudo l'armadietto dietro di me e mi incammino verso l'aula di matematica.
Mi guardo in giro e la mia attenzione cade su un tipo dalla maglia color evidenziatore, che quasi mi acceca: il solito tipo, imbambolato davanti alla bacheca della scuola: Luke Hemmings, il nanetto del 96 più popolare di tutto il liceo, cantante di una band dal nome insopportabile, composta da lui, Michael Clifford e Calum Hood, e io, loro tre, semplicemente li odio, e odio tutte le ochette che strillano come pazze alle loro messe in scena fuori da scuola: patetici.
Lo guardo, mentre lui continua a fissare la parete, con gli occhi spalancati e la bocca aperta per metà.
Mi avvicino, sono un tipo curioso: chissà che guarda.
Sta fissando un foglio giallo, la scritta in blu è quasi impossibile da non notare "MI OFFRO", continuo a leggere per scoprire chi possa essere l'idiota che scrive "mi offro", a caratteri cubitali, in un annuncio: la tipa, sì perché scrive che è studentessa, "si offre" di dare ripetizioni di.. tipo una lista infinita di materie, a prezzi economici, e a risultati "stellari".
Rido dentro di me, e giuro che se la incontro le rido in faccia: colei che scrive tale scemenze merita la derisione.
Arrivo alla parte finale dell'annuncio, dove la tipa rilascia numero di telefono e il suo nome.
E qui sbianco.
Perché l'idiota in questione è "June Irwin", e quel numero in questione è sia il suo numero di cellulare, sia quello di casa: credo di vergognarmi di lei, mia sorella è un'autentica cretina.
Sospiro rumorosamente, e Luke Hemmings, notandomi, si gira verso di me.

-Cosa intende tua sorella per "prezzo economico"?- mi domanda.
Alzo lo sguardo verso di lui, sto per rispondere, come fa a sapere che è mia sorella?!, ma lui mi precede -Intendo, quanti soldi vuole? Più o meno..- si corregge.
Noto un lieve rossore sulle sue guance, e un leggero sorrisetto gli sta marcando le fossette.
-Boh- mi limito a rispondere, facendo spallucce -non sapevo neanche di questa sua idea, mi spiace- concludo, notando nello sguardo di lui una strana delusione.
Sento una mano toccarmi la spalla, sento la presa stringere, mi sta facendo male, e non sto neanche a indovinare chi sia la bestia, perché la sua voce stridula mi distrugge un timpano.

-Ash! Fratellino, ma cosa dici bugie ai tuoi amici- ecco, ciao a te June, di nuovo.
Mia sorella mi rivolge uno sguardo glaciale, per poi passare a Luke, porgendogli la mano.
-Piacere, io sono June, se hai bisogno lì c'è il mio numero- annuncia entusiasta, mentre il biondino passa dal color latte al rosso acceso, mentre avvicina con timidezza la mano e stringe appena quella di mia sorella.
-Sono L-Luke.. sì, avrei bisogno.. di una mano- riesce a dire, arrossendo ancora.
Decido di intervenire -Sicuro Hemmings? Non hai paura di questa bestia?- e mia sorella mi pesta il piede.
-Ahia! Vedi? È brutale mia sorella- continuo io, ma Luke non sembra farci troppo caso, come se io non avessi parlato, rimane imbambolato a fissarla.
-Posso sapere quanto vorresti.. più o meno.. solo per sapere- continua lui, rivolgendosi a June, che spiega fin troppo precisamente ogni singolo dettaglio.

Luke pende dalle sue parole, ha un'espressione seria, attenta, come se lei stesse dicendo qualcosa di importante: sono solo ripetizioni insomma.
Lei conclude, lui sembra interessato, si annota il suo numero di telefono, la saluta, saluta me, e ci lascia.
-Ma, è in classe tua?- mi chiede June, fissandomi.
-No, anzi, non ci ho mai parlato prima di adesso, mi sta in culo da morire-
-Che ti stia in culo o meno, mi paga, e io ho bisogno di soldi- conclude lei, salutandomi con un bacio sulla testa, che io odio, e avviandosi fuori: complimenti sorellona, pure un cretino del genere dovevi far venire in casa nostra.

So Out Of ReachDove le storie prendono vita. Scoprilo ora