But if you are alone say my name

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*JUNE'S POV*

Sono passate diverse settimane da quella notte, sono passate diverse settimane da quando io e Ashton abbiamo litigato.
Non mi parla più, neanche per chiedermi di passargli il sale a tavola, neanche per chiedermi semplicemente come sto: esattamente come gli ho ordinato di fare.
Non sto quasi mai a casa, o almeno, ci resto il meno possibile, non voglio vederlo, non voglio stare nella stessa stanza con lui per più di dieci minuti; ringrazio la sua scuola, che lo fa pranzare via, ringrazio le sue materie extra, che lo tengono lontano anche di pomeriggio, così io, posso incrociare i suoi occhi solo alla sera, magari all'ora di cena, quando non ho il turno in discoteca, o quando non ho impegni con Abby o Luke.
Luke e Ashton si parlano, perché Luke è una persona meravigliosa, e lo vuole tenere nella band, nonostante le lamentele da parte di Michael e Calum, che vorrebbero solo far evaporare il batterista, ma Luke non è cattivo, Luke sa quanto mio fratello sia indispensabile, e Luke, in fondo in fondo, gli vuole bene, a mio fratello; vuole bene ad Ashton, nonostante gli abbia detto chiaramente di essere contro la nostra relazione, Luke perdona, abbassa lo sguardo, e va avanti, sopporta, e non gli interessa quello che pensa, perché secondo lui, mio fratello ha solo bisogno di tempo per pensarci, per abituarsi.
Quando sono alle prove poi, non parlano di noi, non parlano di me, loro sono una band, e come tale, devono essere uniti, e lasciare i problemi della vita fuori dalla musica, fuori dal loro gruppo, perché tutti e quattro mirano a qualcosa di grande, qualcosa di bello, e i problemi tra fratelli non saranno di certo ostacoli impossibili da superare.
E io, in cuor mio, sono felice che ci sia questa pace tra di loro, perché anche io, in fondo, voglio solo che Luke, Ashton, Mike e Calum, riescano a realizzare i loro sogni, perché so benissimo che possono farcela, perché loro hanno talento, ne hanno da vendere, e un giorno, avranno quel che vogliono.

Sospiro, mentre penso a queste cose, e delle labbra mi baciano la spalla nuda, facendomi rabbrividire.
Sento le sue mani, che mi tirano verso di lui, facendo combaciare la mia schiena nuda con il suo petto, sento i suoi piedi intrecciarsi ai miei, sento il suo profumo che mi invade, e io mi sento in paradiso.
Mi giro, verso di lui, per unire le mie labbra alle sue, mentre le mie mani vanno a giocare tra i suoi capelli.
Il buio che ci circonda, la quiete della sera ci avvolge, è appena scoccata la mezza notte, e siamo nel suo letto, la casa deserta.
I genitori di Luke sono partiti lo scorso pomeriggio, i suoi fratelli si sono rintanati a casa delle rispettive compagne, e lui, piccolo e indifeso, mi ha gentilmente chiesto di andare da lui, per tenergli compagnia, per stare insieme, da soli, dato che nell'ultimo periodo, abbiamo avuto diversi impegni, io con l'Università, lui con il gruppo e la scuola.

-Mi piace fare l'amore con te- mi bisbiglia all'orecchio, e io mi sento arrossire, sperando di non illuminare la stanza con le mie guance; gli accarezzo la guancia, e gli bacio il naso, mentre lui resta immobile, forse a fissarmi, nascosto anche lui dalle ombre notturne.
-Oggi contavo i secondi per arrivare qui- rispondo io, appoggiando il viso sul suo petto, sentendo le sue mani accarezzarmi i capelli.
-Ti aspettavo anche io- sussurra –ho pure un annuncio da farti- conclude, e io mi alzo di scatto, presa dalla curiosità.
-Dai parla!- lo incito, ma lui ride appena, senza aggiungere altro.

Lo sento scappare dal letto, scappa dalle lenzuola, lo sento cercare qualcosa per terra, il cigolio della porta, e i passi di Luke che scappano giù per le scale.
Sbuffo, e tastando intorno a me, cerco la luce del comodino, che mi acceca, ormai abituata al buio; cerco velocemente la mia roba, il mio intimo almeno, ma della mia maglietta non c'è traccia: opto per quella di Luke, la sua preziosa maglietta bianca con uno smile giallo gigante, che se su di lui cade a pennello, a me fa da comodo vestito.
Inspiro il suo profumo, e arrossisco al sentirlo, mentre con gli occhi cerco le mie scarpe: idiota che sono, le ho lasciate al piano di sotto.
Scendo le scale, cercando di non uccidermi, dato che in questa casa c'è più buio di una grotta, e appena il mio indice sente qualcosa di vagamente simile a un interruttore della luce, lo schiaccio, e il salotto di casa Hemmings, da caverna, diventa luminoso, come se il sole stesso fosse dentro questa casa.
Noto le mie scarpe, e mi siedo nel divano per infilarmele, ma non vedo Luke, faccio spallucce.

Sento un rumore, proveniente dal garage, il suono di una chitarra: seguo quella melodia, piuttosto strana, dato che non l'ho mai sentita, e avanzo, raggiungendola.
Luke è seduto su una sedia, la sua amata chitarra in mano, indossa solo i pantaloncini della tuta, le sue infradito nere, mentre le sue mani giocano su quelle corde, che creano quella melodia stupenda.
Lo vedo sorridere, sa benissimo che lo sto fissando, e quando si degna di alzare lo sguardo verso di me, smette di suonare, mettendo la chitarra per terra, con delicatezza.
Mi osserva, per niente serio, un sorrisetto malizioso, la mano sul mento, come se stesse pensando, mentre i suoi occhi mi scrutano ovunque.
-Direi che..-dice, arrossendo un po' –Quella maglia ti rende ancora più eccitante, quindi, dovresti toglierla, così non ti salto addosso ancora- ride –Però, sono fregato lo stesso, perché se la togli, è ancora meglio quello che vedo- hai capito il pervertito.
-Stupido- gli dico io, avvicinandomi, sedendomi sulle sue gambe.
Le sue mani quasi corrono sulle mie gambe nude, e cominciano ad accarezzarmi.
-Luke Robert Hemmings, hai diciassette anni, vuoi controllarti un po'?- lo rimprovero, mentre lui ride, e continua a torturarmi con le sue mani, con le sue dita morbide.
Gli prendo i polsi.

-Qualcuno fa resistenza? Mi piace- ammicca, avvicinandosi al mio collo, sfiorandolo appena, facendomi quasi il solletico.
-Dai smettila. Io voglio sapere che è successo- mi lamento, mentre una sua mano, liberatasi dalla mia presa, passa sulla mia schiena, e scende lentamente.
-Magari te lo dico quando abbiamo finito..- sussurra, tentando di apparire sensuale, cercando di rubarmi un bacio.
-Luke dai.. tu sei dolce e tenero, mi sembri Calum ora- lo derido, ma lui continua a fare il ragazzo sexy al quale non si può resistere.

Decido di non sottostare, e di comportarmi come ha fatto lui pochi istanti fa: alzandomi in piedi e scappando, tornando dentro casa, lasciando le scarpe nella mia corsa, sperando che lui inciampi: sono diabolica.
Salgo in camera sua, nascondendomi dietro la porta, aspettando con il cuore a mille il suo arrivo, che, guarda caso, tarda ad arrivare.
- È casa mia questa JuJu, ti troverò ovunque- lo sento urlare dal piano di sotto, e io mi mordo il labbro, rimanendo in silenzio, aspettando, cercando di farmi passare il leggero fiatone dovuto alla corsa.
Quando il biondino si degna di entrare in camera sua, esco dal mio nascondiglio, saltandogli sulla schiena, lo sento sobbalzare un pochino, lo spavento se l'è preso eccome.
Mi fa cadere sul letto, a pancia in su, e si mette su di me, cominciando a farmi il solletico, e io parto a ridere come una scema, con il fiato che se ne va mano a mano, il rossore che si accentua sulle guance, e le dita di Luke che continuano a torturarmi.
-Basta! Ti prego dai, basta!- lo imploro ma lui, si diverte così.
-Tu scappi? Io ti torturo- si giustifica, guardandomi mentre mi dimeno, per poi fermarsi, e baciarmi, lasciandomi nuovamente senza fiato.
Le sue mani continuano a toccarmi, ovunque, nonostante io cerchi di fermarle; passano sulle gambe, sulla pancia, sempre più in alto.
-Luke, per favore, dai, dimmi che è successo- cerco di dire, nei momenti in cui la sua bocca è impegnata sul mio collo –Dopo ti darò tutto quello che vuoi- ammicco maliziosa, e lui, sorridendo, si ferma, volgendomi lo sguardo.
-Tutto quello che voglio?- domanda, facendomi alzare gli occhi al cielo: annuisco, e lo vedo leccarsi le labbra.
Si alza, e si mette a sedere, le gambe incrociate, lo sguardo serio, mi metto davanti a lui, in ascolto, finalmente la mia curiosità sarà soddisfatta.
-Ti ricordi.. quando ti ho detto che un ragazzo degli One Direction ci ha notato?- domanda, e io annuisco, come potrei scordarmi quel giorno? Sembravano dei bambini felici per aver visto Babbo Natale, tutti emozionati, e solo perché uno di questi cinque tipi ha ritwittato un loro video.
-Beh, oggi.. è venuta a parlarci una persona, durante le prove, dicendo di aver ascoltato i nostri EP, e.. proponendoci.. una cosa- sta in silenzio, coraggio Luke dillo!
-Ci hanno proposto di fare da band di supporto per il loro tour mondiale- dice tutto d'un fiato, abbassando lo sguardo, ed io, mi fiondo su di lui.
-Oddio Luke ma è meraviglioso! Oddio ma che bella notizia! Perché non me l'hai detto subito?! Sei idiota?! Finalmente qualcuno ha capito quanto siete bravi!- gli dico all'orecchio, emozionata come non mai, un tour mondiale, e loro canteranno le loro splendide canzoni, non posso essere più felice di così, il loro sogno si sta avverando.
Luke però, sembra appena tornato da un funerale.

-Che hai Lukey? Non sei felice?- gli accarezzo la guancia.
-Non voglio- dice a denti stretti.
-Non vuoi?-
-Non voglio perderti, non voglio andarmene così lontano, non voglio lasciarti qui June- alza i suoi occhi, puntando dritto ai miei, li vedo tremare, i suoi occhi, vedo la sua espressione tesa, preoccupata come non mai, il mio Lukey.
-Non dire scemenze. Questo è il tuo sogno, e io non ti lascio, non devi neanche pensarci- cerco di rassicurarlo, baciandogli le labbra, ma lui, continua ad avere quell'espressine preoccupata, che mi fa piangere il cuore: non voglio che lui sia triste, non voglio che il suo sogno sia rovinato perché sto con lui.
-Non voglio ricevere un tuo messaggio dove mi scrivi che non puoi sopportare la distanza, non voglio pensare che tu sarai qui da sola, a piangere perché me ne sono andato, non voglio che finisca, io voglio stare con te June- continua ancora –E so benissimo che se ti chiedessi di venire tu non lo faresti, tu hai la tua Università, i tuoi sogni, e portarti con me significherebbe distruggerli. Ma io non voglio partire, non voglio lasciarti- e quasi intravedo una lacrima pronta a scendere sulla sua guancia.
-Luke, non piangere ora, non devi neanche pensare di non cogliere questa possibilità, te lo proibisco: aspetti da una vita questa occasione, e tu ci vai, o ti spedisco io con un calcio fino in Inghilterra!-
-Non..- sta per riprendere, ma io lo fermo.
-Io sarò qui ad aspettarti, sempre. Non pensare neanche per scherzo che non può funzionare, io sono qui Luke, e qualche volta magari posso venire a trovarti, possiamo sentirci, abbiamo cellulari e computer, se tu credi che possiamo farcela, non sarà questo ad ostacolarci. Ricordi? L'importante siamo io e te, June e Luke, nessun altro- lo vedo abbassare lo sguardo.
-Lune- bisbiglia, e io inarco il sopracciglio.
I suoi occhi puntano di nuovo ai miei –June e Luke, Lune. I nostri nomi insieme sono Lune- si spiega meglio, e io lo avvolgo in un abbraccio, fino a farci distendere sul letto.
-Dovresti essere tu a dirmi che andrà tutto bene, sei tu il ragazzo, non io- quasi mi lamento, cercando di sopprimere quelle paure che Luke mi sta contagiando; lo sento avvolgermi ancora di più, come se temesse di perdermi, come se lasciandomi io potessi scappare via.
-Cosa cantavi prima?- chiedo, cercando di allontanare il pensiero di un tour mondiale pronto a dividerci.
-Girls love Beyoncé, Drake- sussurra appena al mio orecchio, per poi intonare quella melodia.
-But if you are alone, say my name, say my name. When no one is around you, say "Baby I love you"- per poi fermarsi, baciandomi i capelli –E io dicevo il tuo nome- sussurra ancora.
-Tu non sei solo Luke, non ti lascerò mai solo- accarezzo la sua schiena, quasi lo trascino più vicino a me, il mio Luke, ancora una volta, mi fa quasi stare in pena, sempre a pensare a me, sempre a pensare a quello che nuoce a me, pure al suo sogno sarebbe pronto a rinunciare, perché lo porta troppo lontano.
Ma io, non voglio che lui lasci tutto.

Le sue mani riprendono a toccarmi, riprendono a sfiorarmi, e mi sfilano la maglia, le sue labbra si fanno più frettolose, hanno bisogno di me, delle mie, del mio collo, hanno bisogno di sfiorarmi, in questo momento come non mai.
-Ti amo June- lo sento sussurrare, e non appena le mie labbra si staccano dalle sue, confesso pure io quella cosa così tanto nascosta.
-Ti amo anche io Luke, e non ti lascio- lo rassicuro, mentre pure i suoi pantaloni della tuta raggiungono il pavimento.
Amo Luke, amo il mio Luke, e in questa notte, i problemi del tour mondiale non mi sfiorano nemmeno.
Voglio essere forte, voglio essere colei che lo rassicura, voglio dimostrargli che possiamo farcela, voglio renderlo sicuro, voglio che parta, sicuro che io resterò qui ad aspettarlo, voglio che si fidi di me e delle mie parole, voglio che questa storia non abbia un punto, e metterò tutta me stessa per non lasciarmi abbattere da niente e nessuno.
Questa è una promessa, e tu Luke, sei la ragione per cui la manterrò ad ogni costo.



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