*JUNE'S POV*
-Avete altri dubbi?- chiedo, rivolgendomi ai sette ragazzi che ho davanti a me oggi a lezione.
Tutti scuotono il capo, non hanno domande a quanto pare.
-Se avete domande chiedete, sono qui per voi- li incito ancora, ma il silenzio tombale invade la classe.
Butto l'occhio sull'ora, manca un minuto alle sei: vogliono andare a casa, è palese, non ne possono più di stare a scuola.
-Ci vediamo allora, la lezione è finita- li saluto, posando il gesso e cominciando a sistemare il tutto.
Due ore di pura noia oggi: filosofia sulla libertà, siamo partiti dal loro concetto di libertà e poi abbiamo esaminato i filosofi che propone il libro, interessanti certo, ma due ore solo su questo sono da suicidio.
Sento i loro passi, li sento andarsene uno ad uno, li sento bisbigliare un saluto: ma hanno così tanta paura di me? Non sono così vecchia, non sono così... antipatica come le professoresse della loro scuola, sono paziente e non urlo mai... perché mi temono? Non do voti, non richiedo compiti, sono a loro disposizione per aiutarli.
Forse sono noiosa? Forse parlo troppo e non mi seguono?
Mi faccio davvero troppi problemi.
Comincio a cancellare la lavagna, e nel farlo, rileggo quella frase, detta dallo studente dai capelli corvini.
La sua idea di libertà: essere fuori da tutto, fuori dal confine, da ogni possibilità: impossibile da raggiungere davvero.
So out of reach.
L'unica cosa che mi viene in mente rileggendo queste parole, anche se la canzone non c'entra nulla: ma tanto basta ad assillarmi, a riempirmi la testa di quelle note musicali, che mi spingono a canticchiarla a bassa voce.
-She's seventeen...- dico, per poi sorridere e cambiare di proposito le parole –He's seventeen, I've told him I'm twenty, I couldn't take him out cause mum's...- e mi metto a pensare a una parola decente da mettere al posto di "got no money".
Ma mentre mi perdo in questo pensiero, una voce alle mie spalle, mi fa sobbalzare.
-Hai dimenticato le parole?- e mi volto di scatto.
Ritrovarmelo qui davanti, peggiora solo la situazione, perché oltre allo spavento che mi sono presa, lo stupore nel vederlo qui, mi fa indietreggiare e sbattere la schiena contro la lavagna: ahia.
-Ti sei fatta male?- chiede, seduto dietro a un banco, le mani che tengono il viso.
-U-un po'- balbetto, l'agitazione a mille.
Non sorride.
Se ne sta seduto, come e niente fosse, non parla.
Continuo a mettere via le mie cose, alzando lo sguardo qualche volta, e ritrovandolo lì, a fissarmi, a farmi sentire in imbarazzo in modo assurdo.
-Che hai fatto ai capelli?- mi chiede, alludendo al mio nuovo colore: fasce bionde, un'idea di Sue, cambiare colore di capelli per dare una svolta a qualcosa, cambiare un po', cambiare per andare avanti.
-Volevo essere bionda- dico, portandomi un ciuffo ribelle dietro l'orecchio, sistemandomi meglio gli occhiali, sono nervosa da morire.
-Rovini i capelli- è venuto qui per farmi da mamma? Non ne ho bisogno.
-Mi piacciono, essere castana mi dava sui nervi- rispondo, questa risposta è proprio senza senso.
-Anche a me piacciono, ma mi piacevano anche castani- annuncia, sempre con quel viso serio, sempre con quello sguardo freddo.
-Anche tu hai tagliato, ancora, i capelli- questa conversazione è inutile.
-Sì, ma i miei non si rovinano perché li taglio- dove andremo a parare continuando così? Mi sembra di essere scema.
-Un punto per te- abbozzo un sorriso, che sembra una smorfia: eppure dentro, sono così felice di averlo qui.
Lo sento sospirare.
-Dimmi tu come devo cominciare il discorso- dice diretto, facendomi arrivare il cuore in gola.
Faccio spallucce.
-Sono pronta a tutto, ho avuto tempo di esaminare ogni tipo di reazione, dalla più pazza alla più... – vorrei tanto dire dolce e da film romantico, dove tutti sono felici e si amano di nuovo, ma meglio evitare -...normale- concludo, lui abbassa lo sguardo.
-Definisci normale- mi sfida, sospiro.
-Non ho voglia di giocare Luke... sii diretto, sto impazzendo- confesso, arrossendo.
-Mi hai fatto penare. Non lo meritavo- ecco che comincia: mi riempirà di parole, mi urlerà contro, prepariamoci al peggio.
-Ho pensato a te e a quello che mi hai fatto, ogni giorno. Ti ho dedicato tutte le canzoni che mi venivano in mente nella speranza che tu cambiassi idea, nella speranza che tu mi chiamassi, nella speranza che tu tornassi da me- voglio nascondere la testa sotto terra.
-Ho aspettato le tue chiamate, ho sperato con le lacrime agli occhi che il mio cellulare suonasse, che il tuo nome apparisse nello schermo. Ho vissuto in questo incubo per mesi, sono diventato una sottospecie di depresso cronico, che nascondeva il proprio dolore, perché nessuno meritava di essere influenzato da me- è ufficiale sono un mostro.
Ma adesso come stai Luke? Ma adesso cosa pensi di noi? Ti prego arriva al punto, so che mi stai facendo penare, so quanto sai essere vendicativo, ma ho sofferto anche io, ho sofferto quanto te, non è stato facile neanche per me.
-Poi... è arrivata la tua mail, dove tu mi dicevi... ogni cosa- e cosa ti ha fatto pensare? Dai Luke ti prego...
-E io... ho capito che... dovevo tornare da te- alzo gli occhi verso di lui, lo vedo sorridere.
Lo guardo alzarsi dalla sedia, venire più vicino a me, lo sguardo basso, quel sorriso tenero in volto, quasi imbarazzato.
Viene dietro la cattedra, viene davanti ai miei occhi, mi guarda e quelle iridi bellissime, che mi sono mancate da morire, mi fanno quasi piangere.
-Cosa potevo fare? Se non tornare dall'unica persona importante per me? L'unica persona che assilla i miei pensieri, quando mi sveglio, quando vivo la giornata, quando sogno. Sarei tornato da te in ogni circostanza June- quella voce, quelle labbra, alzo gli occhi per fissarle, perché Luke è più alto dall'ultima volta che l'ho visto, mi fa sentire davvero piccola.
Le sue mani mi avvicinano a lui, il mio viso si nasconde nel suo petto, inspiro quel profumo che non ha perso, che mi è mancato come l'aria; quell'abbraccio, è così unico e speciale, è così... voluto, che mi fa scendere le lacrime, perché non può neanche immaginare da quanto tempo lo stessi aspettando, perché non può sapere cosa significa vivere senza di lui, senza i suoi abbracci, senza le sue parole, senza tutto quello che mi fa provare.
-Ti prego June, non andartene più- mi sussurra, baciandomi i capelli, stringendomi ancora di più a lui –Non scappare più da me- quasi mi implora, e io non so cosa dire, sono quasi bloccata, sono troppo felice e ogni parola sembra così insignificante da dire in questo momento.
-L'importante siamo io e te, June e Luke- bisbiglio, sentendo il mio cuore battere più forte.
-Siamo io e te, June e Luke... e la nostra piccola Lune- mi corregge lui, facendomi scendere un'altra lacrima.
-Sì, e la piccola Lune- dico più convinta, sorridendo appena.
Luke si stacca un po' da me, mi asciuga le lacrime con le sue mani, mi sorride con quel sorriso che lo caratterizza, quel sorriso che vedevo sempre troppo spento in questi mesi, quel sorriso che mi mancava da morire, e che ora è qui, davanti a me, è di nuovo... mio.
-It always will be you, June- mi canta appena, facendomi arrossire –Sempre- accarezza le mie guance.
-Wherever you are, Luke- bisbiglio io, continuando a sorridere come una scema, continuando a fissargli quelle labbra, notando quell'affare che si è messo mesi fa, quel piercing alla bocca che mi ha lasciato senza fiato per ben dieci giorni, perché gli sta dannatamente bene, mi fa sognare mille cose, fa crescere dentro di me quel desiderio di volerlo ancora più vicino a me.
-Lo so, devo darmi una mossa a baciarti- mi dice, facendomi spalancare gli occhi: l'ha detto davvero? Rido.
-Non hai perso le tue doti nel rovinare un momento romantico, Hemmings- lo prendo in giro.
-Ho imparato da lei, Irwin- ribatte sorridendomi.
-Bugiardo- sorrido ancora, lui si abbassa verso di me.
-Perché stai ancora parlando June?- le sue labbra sono così vicine alle mie.
-Quando sono nervosa parlo di conti...- e non riesco a finire la frase.
Eccole, di nuovo, quelle labbra sulle mie.
Ecco, di nuovo, quella sensazione che tanto mi mancava.
Eccole, di nuovo, le braccia di Luke che mi tengono stretta a lui.
Eccoli, di nuovo, i suoi dannati denti che mordicchiano il mio labbro inferiore.
Eccole, di nuovo, le mie mani che gli toccano i capelli.
Ecco, di nuovo, la sua lingua che cerca la mia con impazienza, come se non volesse sprecare un solo secondo di più.
Eccomi, di nuovo, finalmente felice, con lui.
Eccolo, di nuovo, che lo sento sorridere in questo bacio, e sento che il mio Luke è tornato: non il Luke che ho visto in questi mesi, un Luke dall'animo turbato e dagli occhi spenti.
Lui, il vero lui, è qui con me, in questa classe, in questa scuola, dove ci siamo conosciuti, dove lui ha avuto il coraggio di chiedermi informazioni per le ripetizioni, la scuola dove lui teneva nascosto il nostro segreto, la scuola dove lui ed Ashton si sono conosciuti, per diventare quello che sono oggi, la scuola dove si nascondono i ricordi di quei giorni in cui stavamo insieme, e lui non era ancora quel che è ora.
Dura a lungo questo bacio, ma non sa di addio.
Dura a lungo questo bacio, e mi riempie l'anima.
Dura a lungo questo bacio, e non vorrei finirlo mai.
Dura a lungo questo bacio, e cancella tutte le sofferenze di questi mesi.
Dura a lungo questo bacio, e io quasi non ci credo.
Questo bacio sarebbe durato ancora di più, ma il mio cellulare comincia a suonare e la canzone "Wherever you are" invade la classe, facendo sobbalzare me e Luke, facendoci dividere.
A rispondere è lui, che mi ruba il cellulare, e dopo avermi bisbigliato il nome "Ash", preme il tasto verde.
-Mi dica tutto cognato- ridacchia, giocando con il piercing.
-Sì June è viva, è qui- mi fissa, sorridendo.
-Come non ci credi?! Sei idiota?- esclama, incitandomi a dire qualcosa.
-Ash salvami! Mi vuole uccidere!- recito, ricevendo un'occhiataccia da parte di Luke.
-Ora sì, è in pericolo di vita, tua sorella ha i secondi contati- mi minaccia e io, sorridendo, mi allontano da lui, cominciando a correre, uscendo dalla classe.
Sento i nostri passi rimbombare per il corridoio, sento che mi sta correndo dietro, io rido, la mia risata rimbomba in questo silenzio, la mia felicità rimbomba in questa scuola.
Lui è più veloce di me, mi prende, mi ferma, sorride con quel sorriso che io amo, quel sorriso che non mi stancherò mai di fissare; i suoi occhi sono bellissimi, i suoi occhi... quanto mi sono mancati.
Sento sui miei, le lacrime farsi un po' avanti: sono troppo felice, sono emozionata, ancora non ci credo di averlo di nuovo qui con me, con l'affetto di sempre ancora a legarci, ancora ad unirci, ancora a rendermi la ragazza più felice al mondo.
Lo abbraccio forte, nascondo il viso sul suo petto, sento il suo cuore che batte forte, all'impazzata, lui non osa neanche immaginare com'è preso il mio di cuore, che credo si sia ingrandito un po' a causa di tutta questa gioia che mi circonda.
-Non piangere JuJu, sono qui- mi sussurra lui, accarezzandomi i capelli, baciandomi la testa.
Oh Luke, tu non puoi neanche immaginare quanto io sia al settimo cielo.
Tu non puoi neanche immaginare cosa voglia dire averti di nuovo qui.
Tu non sai che significa aver perso un anno di vita senza di te.
Ho passato tanti di quei brutti momenti, ho dovuto superare ostacoli che andavano al di fuori delle mie capacità, ho pianto così tanto, ho pianto quasi ogni sera prima di addormentarmi, ho pianto e sussurrato il tuo nome, ho pianto e ascoltato la tua voce che proveniva dalle mie cuffiette, ho pianto mentre cullavo tua figlia, ho pianto e mai avrei creduto di poterti riavere qui.
Alzo lo sguardo verso di lui, una lacrima mi ha rigato la guancia, lo vedo avvicinarsi a me, sento le sue labbra sul mio viso, sui miei zigomi: mi lascia una scia di baci, che termina sulle mie labbra.
-Ti amo Luke- bisbiglio, queste parole scivolano via con facilità, queste parole dovevo dirgliele.
Lo sento sorridere nel nostro bacio, lo sento bisbigliare –Ti amo anche io June- e quanto vorrei piangere davvero, un pianto liberatorio, un pianto per far scorrere via le mie paure, i miei giorni bui, le mie insicurezze, i miei ostacoli ormai lontani.
-Andiamo a casa JuJu, credo di voler vedere nostra figlia- dice ancora e io annuisco: sua figlia, la nostra bambina, che lui non ha mai visto.
-Prendo la borsa e andiamo- lo rassicuro, mentre lui intreccia la sua mano alla mia, incamminandosi con me verso la classe, stringendo le mie dita alle sue, come se io potessi scappare di nuovo, come se io potessi sfuggirgli ancora.
-Non ti lascio più Luke, te lo giuro- dico sicura, rendendomi conto di aver dato voce a uno dei miei tanti pensieri.
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So Out Of Reach
Fanfiction-Mi spieghi chi stai fissando?- continua lui, ma io continuo per la mia strada, fino ad arrivare al mio intento, riavere gli occhi di Luke Hemmings verso i miei. Lo vedo sorridere di nuovo, abbassa lo sguardo solo un secondo, poi lo rialza. Sollev...