Drowing in our memories

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*LUKE'S POV*

-Ti decidi a parlare o no, Irwin?- ringhio, mentre lui continua a fissarsi i piedi.
-June mi ha chiesto di non dirtelo- bisbiglia, ma a me poco importa cosa ha chiesto June: mia figlia è nata senza di me, mia figlia ha vissuto i suoi primi mesi di vita senza di me, mia figlia non mi ha avuto con sé quando piangeva, quando mi cercava, mia figlia è stata privata del suo papà perché questo idiota non me l'ha detto.
-Non me ne frega un cazzo di quel che ha detto June! È mia figlia! Io meritavo di saperlo dannazione!- urlo, diventando rosso in viso.
Michael e Calum sono sconvolti, mi guardano con occhi spalancati, bocche serrate, non osano intervenire.
-June è mia sorella, non volevo intromettermi- si giustifica, come se in passato non lo avesse mai fatto!
-Parli proprio tu cazzo! Tu che volevi solo dividerci! Quello non era intromettersi Ashton?!- più lui parla, più mi dà sui nervi, ogni cosa che dice è contro di lui.
Le mie urla, rimbombano per l'hotel, ed ecco che altre persone si aggiungono alla discussione: niente meno che mia madre, con il nostro manager, avanzano verso di noi, con viso preoccupato.
-Che hai da urlare Luke? La tua voce serve questa sera, non sforzarla in questo modo- dice lui, mentre mia mamma avanza verso di me, accarezzandomi il braccio, ma mi sposto, non è proprio il momento che lei venga a toccarmi.
-Che è successo Lukey? Perché sei arrabbiato?- chiede con voce dolce: non sono arrabbiato, sono incazzato nero.
-June mi ha mandato una mail- rispondo secco e al sentire quel nome, mia madre irrigidisce, sospira rumorosamente, so bene a cosa sta pensando.
-Che vuole ancora da te?- sussurra e io sorrido nervoso, quel suo tono arrogante, quando parla della mia June, non l'ha perso e continua a darmi sui nervi.
-Glielo dici tu Ashton? O parlo io?- lo sfido, ma lui abbassa lo sguardo: codardo, falso, come ho potuto credere di essere diventato tuo amico?
In questo momento di tensione, Calum decide di intervenire, alzandosi in piedi e avvicinandosi a me, rivolgendo la parola a mia madre, vuole essere lui a dirglielo, perché sa benissimo in che condizioni sono, sa benissimo che potrei esplodere nel peggiore dei modi.
-Liz... siediti, per piacere- la guida, appoggiando la mano sulla sua spalla, allontanandola da me.
Fisso il mio amico, che si mette seduto sul bracciolo della poltrona, sospira e cerca le parole adatte da dire: il solito tenero Calum che non vuole ferire nessuno, che non vuole far cadere nel panico tutta questa situazione.
Ed eccolo che comincia il suo discorso, spiegando che June mi ha appena svelato una cosa importante.
Calum non ha troppe informazioni a riguardo e notando il nervosismo di mia madre, che continua a battere il piede per terra, decide di arrivare diretto al punto.
-Luke è diventato papà- dice in un sorriso, perché lui, forse, è felice di questa notizia.
Mia madre si alza in piedi di scatto, il viso pallido e quasi inorridito, mi guarda, come per cercare una conferma e io annuisco: il mio gesto, la porta a mettersi le mani tra i capelli.
-Quella... quella... quella lì è tornata per dar vita a nuovi problemi!- esclama, la sua reazione è fin troppo scontata.
Comincia a riempirmi di domande, molte delle quali, sono piuttosto imbarazzanti: ma com'è potuto succedere? Ma non sono stato attento? Ma non ho usato la protezione necessaria? Ma lei non usa la pillola? Ma io e lei, arrivavamo ad andare pure a letto insieme?
Ma la domanda che mi fa imbestialire, è rivolta a mia figlia.
-Ma sei sicuro sia figlio tuo? Quella lì vuole solo imbrogliarti-
Ma come ti permetti mamma?
Ma come puoi pensare una cosa del genere?
Come puoi pensare che June mi voglia mettere nei casini?
Lei che ha aspettato prima di dirmelo, lei che ha esitato prima di scrivermi, lei che ha fatto tutto da sola, senza di me: se avesse voluto imbrogliarmi, forse si sarebbe fatta sentire prima, o no?
Mia madre sa essere davvero ignorante a volte.
-È figlia di Luke, June non ha avuto nessuno tranne lui. Ma se vuoi Liz, possiamo ricorrere al test del DNA..- interviene un timido Ashton, che riceve uno sguardo fulmineo da parte mia: ma cosa sta dicendo? Io credo a June! Non ho bisogno di un test per esserne certo, io mi fido di lei, io ricordo perfettamente l'ultima volta insieme e ricordo, di non aver usato protezioni, ricordo di essermi spaventato, ricordo di aver pensato "Non ho fatto danni", non ho mai dato troppo peso alla cosa.
-Ma posso assicurarti che è di Luke, Liz... è uguale a lui- dice ancora Ashton, accennando un sorriso: quindi lui l'ha vista mia figlia, lui l'ha vista e io no, io sono il padre e devo ancora vedere i suoi occhi.
-Tutto questo è un grande problema!- esclama mia madre, presa dall'agitazione, ma non aggiunge altro, perché non c'è niente da dire.
-Voglio andare da lei- dico secco, fissato dallo sguardo di tutti i presenti.
-Devo farlo, mi spiace- continuo, incamminandomi verso camera mia, ho bisogno di stare da solo, ho bisogno di riposare almeno un'ora, ho la testa che esplode.

Immagini di noi, scorrono nella mia mente.
Ti vedo June, ti vedo davanti ai miei occhi come se fossi davvero qui con me.
Vedo i tuoi occhi blu, il tuo sorriso dolce, che mi fa arrossire, ti vedo con quei capelli mossi, castani, che stanno voluminosi perché li hai appena lavati, ti vedo, con i soliti occhiali indossati, mentre siedi su una sedia, a casa tua, in salotto e ti stai mettendo lo smalto.
Davanti ai miei occhi, scorrono le immagini di un pomeriggio passato insieme, un pomeriggio come tanti, che magari non ha un senso preciso, ma che dal nulla, è arrivato ad invadermi, a riempirmi i pensieri.

Ti vedo, mentre siedi sulla sedia, con la tua solita maglia bianca e i pantaloni grigi della tuta.
Tuo fratello Ash mi ha appena aperto, questo ricordo è ambientato in quei pochi giorni, quei giorni in cui Ashton aveva accettato la nostra storia, quei giorni che mi avvicinavano sempre di più alla partenza per Londra, giorni felici, nei quali non avevamo ancora problemi con i nostri genitori.
Ti vedo, mentre ti dipingi le unghie, devi fare la mano destra e il tuo viso è ancora più concentrato, perché la mano sinistra trema e hai paura di sbagliare.
Ti osservo da lontano June e tu neanche ti sei accorta della mia presenza, ed è meglio così: mi piace guardarti June, mi piace osservarti in tutti i tuoi dettagli, in tutti i tuoi piccoli gesti.
Sei bella June, sei bella da morire e con poco, riesci a farmi arrossire, riesci a farmi sentire una nullità vicino a te.
Sto fermo ad osservarti e mi chiedo perché ti sei innamorata di me, June.
Sei così unica, sei così speciale, perché accontentarti di me?
Di un liceale qualunque, che non ha ambizioni normali, che sogna di girare il mondo, di cantare di fronte a milioni di persone, sogni che stanno per realizzarsi, ma che potrebbero sfumarsi senza che io me ne accorga.
Perché June, stai con me?
Perché non uno studente che viene all'Università con te?
Perché non un ragazzo dai sogni più simili ai tuoi?
Perché non uno migliore di me?
Non ti capirò mai June, sei sempre da scoprire, hai sempre qualcosa di nuovo che riesce a stupirmi e riesci ad azzerare la mia povera autostima: io senza musica, senza chitarra, non valgo niente, non ho qualità di riserva; mentre tu, mia June, sei piena di qualità, hai una lista infinita di doti che ti porteranno ovunque, più lontana di me, ti faranno diventare importante: e tu, non te ne accorgi neanche, non sai neanche di averle, tendi sempre a sminuirti.
Non ti capirò mai June, non capisco perché mi ami così tanto, mi ami a tal punto, che hai passato intere settimane senza rivolgere lo sguardo a tuo fratello: sei una pazza Irwin, perché mi metti sempre al primo posto e non me lo merito, perché credo sempre di essere troppo poco per te.
Per quanto io mi sforzi, mi sento sempre un passo indietro a te, per quanto io provi ad aprirti il mio cuore, tu riesci sempre ad avere più amore di me.
Ma nonostante questo, June, sappi che non ti lascerò mai, sappi che non potrei vivere senza il tuo amore incondizionato per me, sappi che per quanto io possa essere una briciola, in confronto a te, io non troverò mai la forza di lasciarti andare, lotterò per te June, sempre, con le mie deboli forze.
E questi pensieri che ho appena fatto, non te li racconterò mai, June: mi daresti dello stupido, mi diresti che sei tu quella che non si merita il mio amore, mi diresti che sei tu quella che deve ringraziare il cielo se io sto ancora con te e non voglio sentirti dire queste cose, non voglio sentire la tua voce che ti sminuisce di fronte a cose non vere.
Non ti dirò mai quello che penso June, perché voglio vivere con questa convinzione: la convinzione di non meritarti mai abbastanza.

E adesso, che sto disteso su questo letto, a chilometri da te e ho ripensato a quei pensieri che scorrevano nella mia testa quel giorno, la mia mente non può far altro che continuare a rivivere quel momento: il momento il cui, terminato il mio monologo interiore, mi sono scostato dal muro e mi sono avvicinato a te.
Mi sono avvicinato e ti ho avvolto in un abbraccio, baciandoti la guancia, sentendoti sussultare appena dallo spavento.

-Luke! Mi hai fatto venire un infarto!- mi richiami, volgendo lo sguardo verso il mio e io mi affretto a baciarti, perché i tuoi baci sono uno dei tanti motivi per cui sorrido sincero e non riesco a trovare traccia di tristezza nella mia vita.

Ho i brividi a pensare a questo ricordo, ho una strana sensazione all'altezza dello stomaco, ho il cuore a mille perché nella mia mente ho quest'immagine di noi che non voglio far svanire, non voglio aprire gli occhi per essere catapultato nella realtà, dove tu non ci sei.
Ma una voce, torna a svegliarmi, la voce di Calum rimbomba dentro di me e lo sento, mentre si distende accanto a me e mi abbraccia come se fossi il suo orsetto.
-Lukey, Lukey.. pure papà sei diventato, il mio piccolo Lukey- sussurra e lo abbraccio anche io, come per trovare conforto.
-Voglio andare da lei Cal... ne ho bisogno- bisbiglio.
-Sta notte, dopo il concerto andiamo Luke... te lo prometto- mi rassicura e io sorrido.
-Com'è la situazione giù?- chiedo curioso, lo sento ridacchiare appena.
-Tua madre è andata fuori di testa... il termine "nonna" non le piace molto. Continua a dire che June è una bugiarda... però in compenso, Ash ha detto che è felice di essere zio di quella bella bambina: bionda, dagli occhi blu, un nasino piccolo piccolo e dal nome strano- dice stringendomi forte.
-Come si chiama?- balbetto, con l'adrenalina che scorre.
-Oh, posso assicurarti che puoi arrivarci... il suo nome l'hai inventato tu- odio quando Calum mi tiene nascosto il tutto perché io devo indovinare.
-Dammi un indizio almeno- lo incito e lui sembra pensarci.
-Il suo nome è... importante, perché dentro al suo nome ci sei tu, ma c'è anche June. Siete in lei, in tutto e per tutto- conclude, e io comincio a pensarci.
Ci sono io, ma c'è anche June...
L'ho inventato io...
Un nome che racchiude entrambi...
Spalanco gli occhi, quando un pensiero mi passa per la testa, fisso il mio amico e balbettando, cerco di dare la mia risposta.
Una risposta che mi lascia brividi lungo la schiena, una riposta che mi fa emozionare, una riposta che mi dà sollievo e la voglia di tornare da lei sale ancora di più.
-Lune- riesco a dire e il mio amico sorride, annuendo.
Lo abbraccio forte, incredulo che June abbia voluto mettere a nostra figlia quel nome, inventato quella notte, la notte in cui ho svelato la notizia del tour mondiale.
Lune Hemmings, non avere paura, non piangere più, papà arriva e giuro, non ti lascia più andare.

So Out Of ReachDove le storie prendono vita. Scoprilo ora