Nothing is fine, I'm torn

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*JUNE’S POV*

Dimenticare il cellulare a casa è stata proprio una genialata.
A volte so essere davvero la persona più sbadata del mondo: dopo aver salutato Luke mi sono rifugiata in biblioteca a studiare, e siccome avevo il turno in discoteca, mi sono portata via la cena al volo, in modo da non fare tardi: mentre cucinavo ascoltavo l’ipod, le canzoni registrate da Luke, e con quella voce nelle orecchie mi sono persa.
Rincitrullita al massimo, tanto da farmi uscire di casa senza telefono, lasciato a marcire in camera, sopra la scrivania.
Fortunatamente c’era un bel po’ di movimento questa sera, la discoteca strabordava di gente, non restavo ferma ad annoiarmi neanche un minuto, era tutta una corsa per servire i ballerini assetati.
Luke non è molto felice del mio lavoro, me l’ha detto chiaramente prima di salutarmi: anche lui, peggio di mia madre, da quando mi ha “salvata” dal maniaco, ha paura a lasciarmi andare lì, ha paura che possa accadere di nuovo, e teme che io finisca in qualche guaio, vista la sua assenza; io rido al sentirlo così in pena per me, ho vent’anni, so cavarmela, e i soldi mi servono, lui lo sa, non mi piace fare la mantenuta di casa, i miei capricci vorrei potermeli pagare da sola, mia madre ha altri due figli da mantenere, e io non sono nessuno per costringerla a pagarmi tutti i miei sfizi, ho braccia e gambe funzionanti, un cervello sveglio, un lavoro posso gestirlo.
Appena varco la porta di casa, noto la luce fioca della lampada appoggiata al tavolino in soggiorno, accesa.
Sorrido, dev’essere opera di mia mamma, mi lascia sempre quella luce accesa, dice che è per farmi entrare in casa con più tranquillità, senza farmi intimorire dalle ombre notturne.
La luce fioca però, illumina qualcosa.
Vedo delle gambe, vicino a quella luce, mi sale in cuore in gola.
In un movimento rapido, mi affretto ad accendere la luce più grande, che illumina l’intero salotto, e vedermelo lì davanti, mi fa spaventare a morte.

-Ashton! Cazzo, mi hai fatto perdere dieci anni di vita! Ti pare il modo di mettersi lì?!- porto una mano all’altezza del cuore, batte all’impazzata, che spavento.
Mio fratello Ash siede sulla poltrona, le braccia incrociate sul petto, il viso serio, come se mi stesse aspettando.
-Che hai?- gli chiedo, e lui mi rivolge uno sguardo glaciale.
Ho paura di quello sguardo, non promette mai nulla di buono.
-Non hai nulla da dirmi, June Julie?- domanda.
Perfetto insomma, l’intero nome di battesimo, qua dev’essere successo qualcosa di grave.
Che abbia scoperto che gli ho fregato i suoi biscotti?
Eddai, erano pochi, saranno stati cinque o sei, e dovevo andare in biblioteca, avevo bisogno dello spuntino, non può essersi arrabbiato così tanto per questo, o almeno, è esagerato ad avermi aspettato fino alle tre di notte per questo.

-Eddai, non sarai mica arrabbiato per via dei biscotti..- cerco di dire, e lui spalanca gli occhi: qualcosa mi dice che non è questo l’argomento.
-Che hai fatto ai miei biscotti?!- chiede scontroso, e io rido.
-Erano buoni- gli rispondo, e lui mi guarda stupito, per poi riprendere la sua espressione seria.
-Non è questo che intendevo- la sua voce è fredda, e io non capisco dove vuole andare a parare.
-Che è successo? Dai Ash muoviti, vorrei andare a dormire- dico sbadigliando, sono leggermente stanca.
-Quando avevi intenzione di dirmi che tu e quel coglione di Luke state insieme?-
Mi manca il respiro.
Al sentire quelle parole, mi si raggela il sangue.
Come fa a sapere?
Chi gliel’ha detto?
La sua espressione mostra chiaramente quanto sia arrabbiato.
Perché la sta prendendo così male?
Oddio ma che è successo?
Abbasso lo sguardo, non so che rispondergli.
-Ti ho fatto una domanda June, abbi almeno il coraggio di rispondere-
Ah, fa pure lo strafottente? Beh, caro Ash, hai trovato pane per i tuoi denti.
-Non sono cazzi tuoi- rispondo a tono, da quanto tempo non mi rivolgevo così ad Ashton? Tanto tempo, e solo grazie a Luke, che riesce sempre a tirare fuori il meglio di me.
-Non sono cazzi miei dici?!- dice a voce più alta, e io temo che svegli la mamma e Harry.
-Non urlare, idiota, usciamo- suggerisco, e lui, alzandosi brutalmente, si dirige fuori casa, seguito da me, che deglutisco appena, sperando di riuscire a chiarire tutto.

So Out Of ReachDove le storie prendono vita. Scoprilo ora