Cap. 22

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Marinette spense la sveglia, mugugnando contraria al fatto di doversi alzare alle sei per i suoi allenamenti giornalieri; ma dovevano pur essere svolti da qualcuno.

Scese le scale e si cambiò il pigiama in un paio di pantaloncini corti e canottiera rossa prima che la calamita che l'attraeva verso il suo comodo letto si mettesse in funzione; si legò i capelli in una coda di cavallo alta, si infilò sul braccio sinistro la fascia per contenere il cellulare per ascoltare la musica e si allacciò le scarpe da ginnastica, pronta ad altre quattro ore di corsa.

Aveva i muscoli doloranti per il giorno precedente, che le chiedevano una pausa di minimo un giorno per recuperare, ma la sua volontà —che Adrien chiamava testardaggine– del diventare più forte batteva il dolore fisico.

"Il dolore fisico è necessario per diventare più forte", si era detta lei.

«Mari, più tardi dovremmo andare da Master Fu.» disse Tikki, fluttuando accanto a lei mentre scendeva dalle scale per andare a fare colazione e per preparare la sua bottiglia d'acqua.
«Oggi pomeriggio andremo, ok?» rispose prendendo un bicchiere e dirigendosi verso il frigo, aprendo l'anta e cercando la spremuta d'arancia avanzato il giorno precedente.
«No, è urgente. Prima gli parlo meglio è.» ribatté con voce acuta, afferrando un biscotto al cioccolato datole dalla sua portatrice.
«Ok, ok. Finita la corsa andiamo al suo studio, va bene?» sbuffò, per poi premere un sorso dal bicchiere.

La kwami annuì, avendo la bocca piena, sgranocchiando il suo cibo preferito.

Marinette finì la spremuta al terzo sorso, recuperando la bottiglietta di plastica vuota per riempirla d'acqua fresca; attese che Tikki finisse di fare colazione, per poi, con le cuffie nelle orecchie, scese le scale per uscire dalla sua abitazione, prendendo un respiro profondo dell'aria mattutina.

Era estate inoltrata, ormai, e non c'era fresco come in primavera, ma un filo d'aria della notte precedente era appena percettibile.

«Quanto vorrei che inizi a piovere...» mugugnò sconsolata, iniziando a camminare per scaldare i muscoli.

Parigi di mattina era bellissima: i primi raggi del sole che si riflettevano sulle acque calme della Senna, le ombre degli edifici che si allungavano man mano che sorgeva ed i colori dell'alba davano a chiunque si guardasse intorno la sensazione di essere in un dipinto.

La ragazza pensò di trasformarsi solo per vedere tutto da in cima alla Tour Eiffel, ma doveva allenarsi.

Selezionò la nuova canzone di Jagged Stone e partì con una leggera corsa, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca, come le avevano insegnato a scuola.

Passò di fronte al suo ex-liceo, sorridendo tristemente nel vedere le porte chiuse.

Per un secondo rivide tutti i suoi compagni di classe che parlavano sulle scale mentre aspettavano il suono della campanella per entrare: vide Rose e Juleka che commentavano una foto del Principe Alì; Kim e Alix che si sfidavano in un'altra scommessa, mentre Max li monitorava; Ivan e Mylène che si tenevano teneramente la mano; Nathanaël che disegnava qualcosa sul suo blocco da disegno; Chloé che si guardava le unghie, infastidita, e Sabrina che le spiegava i compiti che aveva fatto per quel giorno; persino Alya, Nino e Adrien c'erano, parlando tra loro e dando un pugno giocoso alla spalla del biondo dopo che aveva fatto una battuta.

Era una classe meravigliosa, anche se c'erano degli alti e bassi -per lo più bassi- e mentirebbe se dicesse che è felice di lasciare il liceo per andare all'università.

Con un sospiro di malinconia tornò a guardare in avanti, accorgendosi troppo tardi che c'era una persona sulla sua strada; per sua solita fortuna, lei e la persona che aveva urtato caddero a terra in un tonfo sordo.

Masque sans visageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora