Cap. 24

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Cristian osservò la città dall'alto della Tour Eiffel, inspirando profondamente e senza badare alle vertigini.

Non era mai stato così in alto prima d'ora e, se doveva essere sincero, gli creava un senso di vuoto nella pancia che gli dava la nausea; ma doveva soltanto abituarsi.

Il suo sguardo cadde verso il basso, stringendo la mano a pugno e poi riaprire le dita, osservando i guanti.

Il tessuto del suo costume era leggero e comodo, ma sperava ugualmente che d'inverno non soffrisse le intemperie: la parte sotto gli occhi della maschera era di un colore blu scuro, mentre quella superiore di color nero e il prolungamento sul ponte del naso dava l'impressione che fosse realmente il becco del volatile; il torso era caratterizzato da una specie di corpetto color blu e le braccia erano nere, fino alle mani, dove le dita erano blu; la vita era adornata da una cintura di penne in metallo blu con l'occhio rosso, ed il Miraculous fungeva da fibbia; le gambe erano blu fino al ginocchio, dove poi il materiale tornava nero.

Erano colori scuri, ma gli piacevano molto, e si era chiesto come sarebbe stato il suo mantello se ne avesse avuto uno.

Mezzanotte era passata da poco e la città era tranquilla.

Era il momento ideale per testare i suoi poteri.

Ma forse era meglio scendere sulla piattaforma, pensò con un sorriso imbarazzato, aiutato dalla sua agilità a raggiungere il luogo diventano solite le persone radunarsi ad osservare il panorama.

Sembrava che fosse diventato leggero come un volatile e, anche se non poteva volare, poteva pur sempre combattere in maniera aggraziata come un pavone: scoccando frecce grazie al suo arco!

Aveva sempre desiderato un arco e ringraziava il fatto di non aver dimenticato le lezioni al corso estivo di tiro al bersaglio fatto a dodici anni.

Guardando l'arma che aveva in mano, si accorse solo in quel momento che non aveva alcun tipo di faretra dove contenere le frecce, e, di conseguenza, nemmeno alcuna freccia; osservò meglio l'arco, notando il filo che collegava le due estremità essere fatto di un materiale luminoso e parecchio rigido.

Sarebbe servita parecchia forza per tenderlo, ma mancavano i dardi.

Forse era meglio chiedere a Master Fu come funzionava...

Tralasciando l'arma, era arrivato il momento di provare il suo potere speciale.

Chiuse gli occhi, aprendoli subito dopo aver pronunciato il nome del suo potere: «Eyesight

L'iride azzurra divenne dorata e davanti a lui vide lo stesso paesaggio in cui si trovava ma durante il mattino; l'immagine di un aereo che volava a bassa quota –tanto da sfiorare la punta della Tour Eiffel– gli sferzò davanti e lo vide sganciare dal vano una sorta di enorme scatola di metallo che andò a schiantarsi verso la strada che conduceva al Trocadero.

Dall'enorme foro venuto a crearsi per lo schianto, vide uscire una strana creatura ricoperta di lunghissimi aghi accumunati, mentre le persone che avevano assistito alla scena –fortunatamente tutte indenni– corsero il più lontano possibile per nascondersi, urlando in preda al panico.

Le immagini dell'atterraggio divennero sbiadite, e davanti al corvino si presentò un altro momento: Ladybug, Chat Noir, Volpina e lui che combattevano quella creatura.

Volpina cercava di stordirlo con le sue illusioni, ma non funzionava, vedendole tutte sparite dopo essere state colpite dagli enormi aghi.

Masque sans visageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora