Cap. 33

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«Di' "mamma". Dai un piccolo sforzo. "Mam-ma".» esclamò la donna, scandendo bene le lettere.
«Pappa...»
«No. "Mam-ma".»
«Pappa!» esclamò felicemente il bambino comodamente seduto nel seggiolone, mentre guardava la madre con luminosi occhi verdi.
«È inutile Martine, sono io il suo preferito.» esclamò trionfante Gabriel, entrando in cucina con un sorriso divertito.
La donna mise il broncio. «Comunque dice "pappa". Preferisce il cibo a noi...» mugugnò offesa, mettendosi dritta per essere circa allo stesso livello del marito.
«Ma sono io che gli do gli omogeneizzati e le pappette per i bambini, ergo si riferisce a me.» puntualizzò Gabriel con una nota d'orgoglio, avvicinandosi alla moglie.
«Chi lo ha allattato fino alla settimana scorsa?» lo sfidò lei, incrociando le braccia al petto.
«Beh, io no di certo.» ridacchiò, tastandosi il petto. «Dai, a volte ti cerca ancora per un po' di latte materno.»
«Ecco, quindi "pappa" è per me. Vuole me.» disse vittoriosa, puntando con l'indice il naso dell'uomo.

Gabriel rise e abbracciò la moglie alla vita, facendo ridere anche il piccolino.

«Guardalo, si diverte.» disse sorridendo Gabriel, ancora abbracciando la moglie.
«Perché sa che siamo una famiglia felice, e sempre lo saremo.»

I due si baciarono, sorridendo nel sentire il loro pargoletto ridere un'altra volta.




Mattine rientrò a casa con un sorriso smagliante, salutando Nathalie, la nuova segretaria del marito, assunta poiché malgrado Gabriel fosse diligente ed un grande lavoratore, non aveva tempo materiale per occuparsi di tutto lui –il lavoro e la famiglia– e rischiava di scordarsi alcuni incontri se non li scriveva sull'agenda del cellulare.

Mattine selezionò le persone migliori, ma stava a Gabriel decidere chi l'avrebbe seguito nel suo lavoro e non poté fare scelta migliore di Nathalie Sancœur: una giovane donna intraprendente e diligente, che non sbagliava mai nulla e che, molte volte, si offriva anche di aiutare ad amministrare la giornata lavorativa e dell'educazione del figlio.

Martine non aveva mai immaginato che potessero esistere persone del genere, ma si doveva ricredere.

Salì le scale che conducevano all'ufficio del marito, bussando un paio di volte prima che Gabriel le disse l'ok per entrare.

Sapeva quanto indaffarato fosse, ma c'era una cosa urgente che doveva riferirgli.

«Ciao Tesoro.» esclamò felice Gabriel dalla sua scrivania, interrompendo il lavoro per parlare con lei.
«Ciao.» rispose semplicemente, dandogli un bacio sulle labbra. «Come va il lavoro?»
«Potrebbe andare meglio. Ho inviato la scaletta degli abiti da presentare alla sfilata, ma quello stupido di Pierre l'ha persa, quindi ho dovuto rifarla, e poi mi hanno chiesto di disegnare degli abiti estivi basandomi sugli scacchi. Ora dimmi come posso fare a trasformare il cavallo e la torre in dei costumi da bagno?!» esclamò esasperato l'uomo, lasciando andare la matita sul tavolo.
Martine sorrise dolcemente, baciandogli la guancia. «Tranquillo, so che ce la farai. Ora vado a controllare Adrien, è da stamattina che non vedo il mio bambino.»
«Ha quindici anni, ormai è un adolescente.»
«Ma rimarrà sempre il mio bambino.» rispose lei risoluta, uscendo dall'ufficio del marito.

La donna si poggiò contro la porta appena chiusa, accarezzandosi il ventre.

Chissà come Gabriel avrebbe reagito alla notizia, pensò divertita, per poi portare la mano all'altezza del cuore, sfiorando il gioiello che usava come spilla a forma di coda di pavone.

Glielo avrebbe detto appena sarebbe tornata dalla sua missione, appena avrebbe reso il mondo un posto più sicuro per suo figlio.



Il campanello di Villa Agreste riportò alla realtà Gabriel mentre tentava di creare l'ennesimo capo d'abbigliamento dopo aver trovato l'ispirazione grazie ad uno strano libro trovato nel cassetto della moglie insieme alla sua sulla a forma di coda di pavone.

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